
06 Dicembre 2021
La nuova sfida della robotica sembra riguardare l'interazione robot-robot, sino ad arrivare a quella ancor più importante robot-uomo. Sempre più si parla di contesto collaborativo (e di giusta tempistica), fattore che chiama in causa una seconda dimensione che deve necessariamente andare ad affiancarsi all'interrelazione fisica: quella sociale. Le sperimentazioni sono in corso presso i laboratori del MIT, e richiederanno diverso tempo prima di portare a risultati concreti. Le prime indicazioni, però, sono estremamente promettenti.
Anche il robot più sofisticato non è in grado di eseguire interazioni sociali di base che sono fondamentali per la vita umana quotidiana.
Tutto cambia se si integra nel robot la variabile sociale, facendogli capire "cosa significa aiutare od ostacolare l'altro". A seconda dell'obiettivo che si è prefissato (meglio: che gli è stato prefissato), il robot può così osservare il comportamento dell'altro robot, prevedere le sue mosse e, di conseguenza, decidere se aiutarlo od ostacolarlo. Perché tutto questo? Perché umanizzare il robot rendendo il suo comportamento dipendente da quello di un altro robot o addirittura dell'uomo?
I motivi sono diversi, a partire dal miglioramento della comunicazione uomo-robot ad esempio in ambito lavorativo, o ancora nel caso di assistenza alle persone anziane. I risultati di queste sperimentazioni potrebbero risultare preziosi anche negli studi sull'autismo o nell'analisi degli effetti generati dagli antidepressivi. "Hanno bisogno di capire quando è il momento di aiutare o d i capire cosa fare per impedire che accada qualcosa", spiega Boris Katz del MIT.
Elemento fondamentale della ricerca è la definizione di quanta enfasi debba essere data al perseguimento dell'obiettivo fisico, e quanta invece a quello sociale. Ogni volta che il robot compie un'azione che lo avvicina al raggiungimento dei suoi obiettivi riceve una ricompensa. Tale ricompensa viene utilizzata dall'algoritmo "pianificatore" per guidare costantemente il robot a perseguire "una miscela di obiettivi fisici e sociali". Tradotto in altri termini, viene simulata la tipologia di interazione "naturale" che si ha nella vita reale: un mix di obiettivi fisici e sociali, appunto.
Ecco dunque che vengono definiti tre tipologie di robot:
I ricercatori hanno simulato 98 scenari incrociando robot di livello 0, 1 e 2, e i comportamenti sono risultati essere nella maggior parte dei casi analoghi a quelli che avrebbero assunto gli esseri umani.
La ricerca futura si incentrerà sulla sostituzione del modello 2D in uno tridimensionale, dove le interazioni sono maggiori e più complesse - ad esempio la manipolazione di oggetti. Non solo: si proverà ad affidare il ruolo di pianificatore alle reti neurali, cosicché il sistema possa risultare autonomo e affinarsi nel tempo.
Recensione Xiaomi 13 Lite: ha senso con i Redmi Note 12 sul mercato? | Video
Disney+, tutti i film e le serie TV in arrivo ad aprile 2023
Nokia G22 vs Fairphone 4: smartphone sostenibili e riparabili con tante differenze
Bing Image Creator: ora basta chiedere per generare un'immagine qualsiasi
Commenti
iCapito
Hmmm