
25 Novembre 2021
La tante immagini ad alta risoluzione raccolte dal rover Perseverance in questi mesi sono state analizzate dal team scientifico, che ha finalmente redatto quella che possiamo considerare la prima analisi dettagliata delle scoperte effettuate. L'area di Marte da tenere a mente è quella del cratere Jezero, nel quale il 18 febbraio di quest'anno il rover Perseverance è atterrato completando con successo la rischiosa procedura di ingresso atmosferico e i celebri "7 minuti di terrore".
Le osservazioni a opera del Mars Reconnaissance Orbiter avevano permesso di capire in anticipo che questa zona aveva tutte le carte in regola per esser stata sede in passato di un enorme lago, alimentato da un fiume del quale se ne scorge ancora una chiara traccia. I risultati di questa ricerca lo confermano una volta per tutte come affermato dall'autore principale del documento, Nicolas Mangold, scienziato del Laboratoire de Planétologie et Géodynamique di Nantes, in Francia, impegnato nello studio dei dati raccolti dalla NASA.
L'immagine superiore l'abbiamo già vista mesi fa ed è una delle più sorprendenti che il rover Perseverance abbia mai scattato. La foto è stata realizzata a ben 2,2 km di distanza dal mezzo della NASA e per farlo sono state utilizzata le unità Mastcam-Z montate sull'albero, capaci di scattare foto a 1.600 x 1200 pixel e inquadrare una mosca a 100 metri di distanza. L'affioramento roccioso fa parte dell'estremità meridionale del delta fluviale e la ricerca conferma che la stratificazione osservabile, inclinata e orizzontale, è della stessa tipologia di quelle visibili nei delta fluviali terrestri.
Questa è l'osservazione chiave che ci consente di confermare una volta per tutte la presenza di un delta lacustre e fluviale a Jezero.
Ma quello che è stato osservato riguardo le scarpate posizionate a nord-ovest del rover, più o meno alla stessa distanza di 2,2 km, ha un valore scientifico ancora maggiore, tanto da lasciare sorpresi gli stessi scienziati.
L'immagine superiore è formata da vari scatti realizzati a distanza dal rover e le annotazioni NASA indicano la posizione di 4 particolari scarpate. Simili a Kodiak nella parte inferiore, quella più vicina al fondo del delta, si differenziano per alcune caratteristiche osservate nelle porzioni superiori dei pendii che fino ad oggi non avevamo notato.
Sono stati osservati dei massi di dimensioni variabili, che arrivano fino a diametri di 1,5 metri, la cui presenza non avrebbe apparente giustificazione, o come ha ben spiegato Mangold "quei massi non dovrebbero trovarsi lì". Secondo quanto affermato dalla studio, queste rocce sarebbero la prova che il corso d'acqua che alimentava il delta deve aver passato alcune fasi di particolare intensità, tali da provocare delle vere e proprie inondazioni con repentini aumenti dei livelli d'acqua. I massi sarebbero stati trasportati per decine di miglia e solo simili eventi spiegherebbero il perché della loro presenza. Si stima che, per avere la forza di spostare rocce simili, un flusso d'acqua si sarebbe dovuto muovere a velocità comprese tra i 6 e i 30 km/h.
I risultati di questo studio saranno utili anche per la scelta delle nuove aree in cui raccogliere dei campioni, e quei pendii potrebbero essere luoghi interessantissimi da raggiungere. Sulla base di quanto spiegato sopra, le sezioni rocciose a grana fine e più vicine al fondo del delta potrebbero rappresentare la miglior opportunità di trovare sostanze organiche o eventuali firme biologiche ancestrali, ma nel contempo i massi più superficiali potrebbero offrirci un dettaglio delle antiche rocce che componevano l'antica crosta marziana.
Sarà uno degli obiettivi futuri raccogliere almeno due campioni da queste aree, ma ci vorrà del tempo per arrivarci. Nel frattempo vi ricordiamo che la congiunzione solare è attualmente in corso e le comunicazioni radio con i mezzi su Marte saranno ripristinate nei giorni successivi alla metà di ottobre.
Recensione Medion Erazer Major X10: Intel ARC A730M sfida la RTX 3060 | VIDEO
Samsung con gli S23 chiude il cerchio, caos Netflix sulle password | HDrewind 5
Recensione TV Sony OLED A95K: il mix perfetto di QD-OLED ed elettronica al top!
Galaxy S23 Ultra vs S22 Ultra: le differenze da sapere e le prime impressioni
Commenti
Praticamente la Terra tra 7/800 anni..
Probabilmente la cosa "fantastica" e che queste ottiche scattano foto su Marte e sono inviate poi sulla terra... ;)
Credo che ormai di foto ne hanno fatte tante anche se molte nn sono scaricabili dall'utente comune.
Se c'è un evento cataclismatico, non serve che passino milioni di anni, ma può succedere instantaneamente o in periodi brevissimi.
Se ad esempio il sole investisse la Terra all'improvviso, i mari si prosciugherebbero all'istante o se scomparisse l'atmosfera, le temperature sarebbero molto più rigide e le acque si prosciugherebbero e si disperderebbero nello spazio in brevissimo tempo.
Magari non è il caso di marte, ma ribadisco il fatto che mi fa' impressione pensarci.
Tutto è relativo
> capaci di scattare foto a 1.600 x 1200 pixel
Detto cosi' sembra una cosa fantastica, ma... sono 2 mega pixel
Probabilmente la cosa "fantastica" sono le ottiche
.
Se c'era tanta acqua allora ci sarà stata anche della vita e quindi dovremmo trovare dei fossili.
Se qualche milione di anni per te sono da un momento all'altro allora vabbé.
Fa strano pensare che tutta quell'acqua possa sparire da un momento all'altro
O Venere. ;)
La foto non si può zoomare però
Greta vorrebbe che non avessimo Marte qui sulla Terra
Matteo?
Claimat ceing