
15 Marzo 2023
Miramax ha denunciato Quentin Tarantino per la questione degli NFT relativi a Pulp Fiction: la casa di produzione sostiene che l'NFT sia un tipo di contenuto che non rientra nei diritti riservati al regista, e che quindi l'iniziativa costituisca una violazione di copyright e marchio registrato; a prescindere dal caso specifico, Miramax ci tiene a risolvere la questione NFT sul nascere e scoraggiare i registi di altri suoi film dall'intraprendere iniziative analoghe.
Come spesso accade quando esce qualcosa di nuovo non espressamente previsto dalla legge, finisce che ognuno l'interpreti un po' come gli fa comodo ed emergono in ultimo diatribe di questo tipo. Miramax dice per esempio che gli utenti potrebbero scambiare i contenuti di Tarantino come prodotti ufficiali del merchandising Pulp Fiction autorizzati, e invece non lo sono. Secondo contratto i diritti riservati da Tarantino per il film, che includono "giochi interattivi, esibizioni dal vivo e altri media ausiliari", continua Miramax, Tarantino ha il diritto di pubblicare online alcune pagine della sua sceneggiatura originale, ma un NFT è una transazione univoca, e Tarantino stesso enfatizza il fatto che l'acquirente può decidere di tenere il contenuto per sé e non mostrarlo mai a nessuno. Quindi non rientra nel concetto di pubblicazione.
Say NFT one more time: Miramax sues Quentin Tarantino for copyright and trademark infringement over his NFTs. Tarantino says the NFTs will reveal "secrets" about the movie scenes.
— Mark Jaffe, SF Bay Area by way of Brooklyn. Lawyer (@MarkJKings) November 17, 2021
Thanks @GeneMaddaus for posting the complaint.https://t.co/rdBeuoRRG6
Tarantino naturalmente non concorda, e dice che con la sua iniziativa sta essenzialmente pubblicando parti di una sceneggiatura con qualche abbellimento aggiuntivo, come disegni. Miramax tuttavia, nella sua denuncia, sottolinea anche che il contratto firmato con Tarantino all'epoca garantisce al regista una serie di diritti molto ampia, ma include una serie di eccezioni relative a formati multimediali che al momento non erano ancora noti.
Non è la prima volta che produttori/etichette e artisti litigano sugli NFT: all'inizio di quest'estate RAF Records, co-fondata da Jay-Z e Damon Dash, aveva denunciato proprio Damon Dash in relazione a un NFT sul primo album di Jay-Z, Reasonable Doubt uscito nel 1996. In altre situazioni, quando i produttori sono coinvolti, o meglio ancora al timone, fin da subito, le cose filano più lisce - pensiamo per esempio a quanto successo in occasione del reboot di Space Jam.
Commenti