
26 Maggio 2022
Produrre, usare e smaltire gli smartphone ha un costo che si paga anche in termini di inquinamento ambientale. A fare luce sul fenomeno è il report di Deloitte (dati agosto 2021, con analisi specifica del mercato italiano) che tra i vari elementi riporta la stima sulla quantità di CO2 prodotta a livello mondiale entro il 2022. Secondo la società di analisi, entro l'anno la base installata di smartphone toccherà quota 4,5 miliardi, una mole di dispositivi che produrrà circa 146 milioni di tonnellate di CO2 - o CO2e, emissioni equivalenti.
Rapportata alle 34 giga tonnellate di CO2 emesse complessivamente in tutto il mondo, la percentuale riconducibile agli smartphone è contenuta, ma ciò non toglie che si tratti di un fenomeno da tenere in considerazione nell'ambito delle iniziative che mirano a preservare il pianeta da forme di inquinamento prodotte dall'attività umana.
La maggior parte delle emissioni riconducibili agli smartphone (l'83% per l'esattezza) si verifica durante le fasi iniziali del loro ciclo di vita: dall'estrazione delle materie prime necessarie alla produzione, senza trascurare il trasporto. Molto più contenute sono le emissioni durante l'utilizzo e in particolare dopo il primo anno dall'acquisto (l'11% del totale); l'ultima quota di inquinamento prodotta dagli smartphone (5%) è quella imputabile alle attività di recupero e ripristino dei dispositivi arrivati alla fine del ciclo di vita.
Per ridurre le emissioni si deve per forza di cose agire sulle tre fasi precedentemente indicate, e si tratta di interventi che possono essere attuati sia dai produttori a monte, sia dai consumatori che a valle possono indirizzare le proprie preferenze d'acquisto.
Lo smartphone resta il dispositivo digitale più diffuso in Italia: si stima che ne possegga almeno uno il 94% degli italiani di età compresa tra i 18 e i 75 anni. In media gli italiani possiedono più di quattro dispositivi digitali; dopo gli smartphone quelli più usati sono i computer portatili, seguiti dai tablet e dalle cuffie/auricolari wireless. Sono tutte categorie di prodotto il cui utilizzo appare in crescita, a differenza dei computer fissi.
Commenti
e chi non sa insegnare, governa
Finche non ci saranno batterie originali accessibili a tutti il mercato del usato/ricondizionato non prenderà piede
modulare sugli smartphone è davvero molto complicato, ci avevano provato ma poi abbandonato il progetto xk troppo complicato, di fatti anche le riparazioni sono molto difficili e spesso può capitare che riparando una cosa su uno smartphone se ne danneggi un altra senza volere. Basterebbe produrne meno, 1 base gamma 1 medio e un top di gamma. Sarebbero anche molto pi contenti i clienti, primo xk il telefono non invecchierebbe cosi in fretta come ora e si svaluterebbe anche molto meno, e in piu avrebbero molto piu supporto software
Sono curioso di sapere che telefono hai, ma immagino non sia un IPhone.
Pochi modelli, stop, non 100.000 entry level e 200.000 medio gamma
Invece di andare verso il modulare e il sostenibile, sia dal punto di vista hardware che software, si va su prodotti sempre più chiusi e complessi da riparare e su software sempre più bloccati.
E poi ci si lamenta... E la colpa è anche di voi blogger/influencer che alimentate tutto ciò.
è una feik gnius. Visto che senza caricabatteria nella confezione il mondo è molto più griin
Il mondo di oggi è un enorme paradosso: un operaio che usa la sua auto Euro 4 per andare al lavoro è un criminale ammazza-pinguini, ma una multinazionale che in un anno lancia centordici modelli di smartphone mal supportati, senza fornire i pezzi di ricambio e con assistenza praticamente nulla no, quella va bene e va incentivata, detassata, incentivata.
Servono leggi SERIE sull'obsolescenza programmata e, soprattutto, sulla riparabilità dei prodotti.
Le aziende devono essere OBBLIGATE a rendere disponibili i ricambi dei prodotti che vendono per almeno cinque anni, devono renderli facilmente reperibili, direttamente sul sito ufficiale, e devono fornire un supporto software costante nel tempo, un tempo definito dalla legge stessa.
Se dovessero gestire la produzione in modo più serio in quanti obbligati dalla legge, vedete che la smetterebbero di cac4re migliaia di modelli al giorno giusto per il gusto di farlo.
No, almeno nella versione originale.
il paragone è tra chi sa davvero di cosa si parla e quindi sa "maneggiarla" e chi parla per sentito dire, ipotesi e teorie quindi non sa fare davvero e si limita a "parlare" .
Un esempio sono gli economisti, che insegnano come si diventa ricchi e si gestisce un'azienda ma poi non sono così ricchi (stanno bene grazie ad un buon stipendio statale, i più, altri fanno consulenze sulle norme e regole... inventate da altri economisti, ma non ricordo economisti che abbiano fondato un'azienda ed essere diventati miliardari, anche se per sbaglio potrebbe pure essercene uno si migliaia di persone e nonostante gli studi in economia).
Qui uguale... elencano dogmi e discorsi da faciloni, che nel mondo reale non stanno in piedi, tanto devono produrre ciance non telefoni
Ma non finiva con"....chi non FA insegna." ??
Veramente per gli smartphone la class action è sempre pronta, vedi caso batterie Apple.
Piuttosto in altri settori tutto tace, tipo inchiostro per stampanti-mangiasoldi.
Si producono troppi smartphone, ma penso che nessuno vorrà venderne meno in futuro, anzi, se qualcuno cede il passo (Huawei), altri ne prendono il posto (Oppo, Xiaomi, Apple, ecc.)
Non preoccupatevi, i nuovi iPhone SE, le cuffie true wireless e la rimozione del caricabatterie sono nella direzione giusta per l’obiettivo zero impatto ambientale e massimo ingrasso aziendale.
Finché si parla di semplici report è fiato sprecato se non associati a vere e proprie regolamentazioni.
Anche se l'UE imponesse di fare prodotti duraturi e garantire aggiornamenti per 5 anni:
- Chi mi dice che un produttore non inserisca nel codice quando il prodotto dovrà morire?
- Chi dice al produttore dello smartphone se non lo ha fatto il produttore del SoC di cui usufruisce?
- Chi dice all'utente che può cambiare la batteria in assistenza prima che scadano i due anni? E non sarà forse necessario garantire un cambio batteria anche oltre i due a questo punto?
Per un elettrodomestico è più semplice, se la scheda si brucia prima del tempo e conviene comprare la nuova lavatrice piuttosto che ripararla, allora la cosa è palese e può anche partire una eventuale class action.
Ma per uno smartphone ci sono troppe variabili...
Pensassero prima a frenare la corsa di Samsung e Xiaomi a chi produce più spazzatura in varie forme sotto i 400€ (e a volte anche sopra), sarebbe un grosso passo in avanti contro gli sprechi contro la crisi che stiamo vivendo.
" chi sa fa, chi non sa insegna"