TikTok, scatta il blocco: da oggi è necessario dichiarare l'età | Video

06 Febbraio 2021 388

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Se siete utenti italiani di TikTok, sappiate che dal 9 febbraio il vostro account sarà bloccato e sarete costretti e inserire di nuovo la vostra data di nascita per continuare a usare l'app. La misura è solo la prima di una delle tante intraprese dal social network per venire incontro alle obiezioni del Garante Privacy italiano, allo scopo di impedire l'accesso ai minori di 13 anni.

Anche se, secondo gli ultimi dati a livello mondiale, il 32% degli utenti globali ha tra i 25 e i 34 anni e il 35% ha più di 35 anni, da queste parti TikTok è noto soprattutto per la popolarità che ha tra i giovanissimi. Il social, di proprietà della cinese ByteDance, è molto usato dagli adolescenti per condividere brevi video musicali e anche challenge, ovvero sfide online.

Tuttavia, la questione potrebbe interessarvi anche se non siete utenti di TikTok, perché gli sviluppi della vicenda che ha spinto il Garante Privacy a muoversi non riguardano solo questa piattaforma: si è parlato di età minima per usare lo smartphone, di SPID per accedere ai social e di molto altro. In ultima istanza, si potrebbe dire che la faccenda investe il concetto stesso di libertà di internet, e quindi riguarda un po' tutti.

PERCHÉ TIKTOK

Andiamo con ordine: il 22 gennaio, il Garante per la protezione dei dati personali italiano ha disposto il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti di TikTok di cui non fosse stata accertata l’età.

Le prime contestazioni a TikTok da parte dell'Autorità sono precedenti, risalgono allo scorso dicembre. Tuttavia, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la morte di una bambina di 10 anni che i giornali e la Procura di Palermo hanno legato all’utilizzo di questo social network; anche se per il momento non ci sono conferme ufficiali, la vicenda è bastata a far emettere al Garante un ordine cautelare urgente e temporaneo per scongiurare il rischio che si verificassero altri episodi simili.

Il Garante per la protezione dei dati personali è un’autorità amministrativa indipendente italiana di cui ultimamente si parla sempre più spesso. Istituita per assicurare la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e il rispetto della dignità nel trattamento dei dati personali, si tratta di un organo collegiale composto da quattro membri eletti dal parlamento, che rimangono in carica per un mandato di 7 anni non rinnovabile. Il collegio attuale è stato eletto nel luglio 2020 ed è presieduto da Pasquale Stanzione.

La domanda quindi sorge spontanea: perché è stato il Garante Privacy a intervenire sulla questione dell'età a cui si può accedere ai social? Che cosa c’entra un fatto di cronaca con la protezione dei dati personali?

IL NODO È IL TRATTAMENTO DEI DATI DEI MINORI

Il fatto è che l’evento ha posto un accento sull’urgenza di regolamentare l’accesso ai social da parte dei minori. Come è possibile che una bambina di 10 anni avesse un profilo su un social network dove l’età minima per l’iscrizione è di 13 anni? E proprio qui entra in gioco il trattamento dei dati: secondo la disciplina italiana in materia di privacy, l’età minima per prestare il consenso al trattamento dei dati è 14 anni.

E così il Garante è intervenuto in una materia di sua competenza, dicendo di aver rilevato una apparente leggerezza nella verifica dell’età degli utenti, con divieti facilmente aggirabili; quindi ha avanzato dei dubbi sulla legittimità del trattamento dei loro dati personali, nel caso in cui fossero minori rispetto all'età prescritta.

In realtà, anche se esistono tecnologie per dedurre l’età sulla base dei dati, nessun social tra i principali finora ha verificato con assoluta certezza l’età degli utenti. E infatti è notizia ancor più recente che il Garante abbia aperto un fascicolo anche su Facebook e Instagram, perché alcuni articoli di stampa hanno riportato la notizia che la bambina deceduta avesse diversi profili aperti anche su questi due social network.

Anche in questo caso, come in quello di TikTok, Facebook non ha smesso di funzionare, ma dovrà dare riscontro al Garante entro un paio di settimane e la verifica sarà estesa anche ad altri social, in particolare riguardo alle modalità di accesso alle piattaforme da parte dei minori.

Il Garante italiano si aspetta probabilmente che le aziende aprano un dialogo e cerchino di mediare: in base a come avverrà si capirà se si è al cospetto di una svolta storica nella storia dei social network.

Effettivamente, come annunciato in apertura, TikTok ha risposto, affermando la volontà di adeguarsi: oltre al logout obbligatorio del 9 febbraio, che dopotutto potrebbe non bastare a scoraggiare chi ha già mentito una volta, il social ha fatto sapere che valuterà l'utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale per la verifica dell'età e lancerà una campagna informativa per sensibilizzare genitori e figli.

SMARTPHONE VIETATO SOTTO UNA CERTA ETA' E SPID PER L'ACCESSO

Fonte: Markus Spiske, Pexels

Ma non è finita qui: la vicenda ha portato la questione dell’accesso ai social al centro del dibattito pubblico, tanto che sono stati in molti, tra esperti e istituzioni, ad avanzare delle proposte.

Tra queste, hanno ricevuto molta eco mediatica quelle della sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, che ha proposto di istituire un tavolo guidato dalla Presidenza del Consiglio per stabilire l’età minima necessaria per possedere e utilizzare uno smartphone: l’ha paragonato a un’automobile, per cui sono necessari una patente e un’età minima, in considerazione dell’età evolutiva dei ragazzi.

Anche la ministra dell'innovazione uscente Paola Pisano ha avanzato delle linee guida che prevedono l'utilizzo dello SPID, ovvero l’identità digitale, per consentire l’accesso ad alcune app in modo da verificare l’età degli utenti. I genitori dovrebbero abilitare i propri figli ad avere uno SPID particolare, sotto la loro gestione, e al social sarebbe fornita, dall'azienda che fornisce il servizio, solo la data di nascita dell'utente.

Anche Stefano Quintarelli, uno dei padri dello SPID, ha avanzato un'idea che coinvolge questo sistema, ma leggermente diversa da quella della ministra Pisano: il minore userebbe, per l'iscrizione al social, una password temporanea che il genitore crea con il proprio SPID, o in alternativa potrebbe inserire la carta di credito del genitore.

In questo caso il social non avrebbe controllo su questi dati, ma riceverebbe dall'intermediario (il provider Spid o la banca) solo l'informazione che la password è corretta o la carta valida; anche i maggiorenni userebbero questi sistemi, ma con i propri documenti. In questo caso però, a differenza della proposta della ministra Pisano, anche un minore di 13 anni potrebbe accedere se avesse la collaborazione del genitore, o potrebbe usare l'account di un'altra persona che si è iscritta con questo metodo.

A latere la sottosegretaria Zampa ha proposto anche di dare più poteri alla polizia postale, più divieti e sanzioni ai provider e, parallelamente, investire nella formazione dei genitori, che spesso sono troppo lontani da questi strumenti, e dei ragazzi, a cui far loro conoscere il codice penale in materia, in modo da sapere cosa si rischia a infrangere la legge in questo ambito.

ANONIMATO E RISERVATEZZA

Il tema tocca i minori, certo, ma rimanda anche a concetti più ampi, come la libertà di internet. Se si vogliono rendere riconoscibili le persone sul web per avere una maggiore sicurezza, forse è inevitabile cedere qualcosa in termini di riservatezza e anonimato. Il discorso è simile a quanto dicevamo anche sulle app di messaggistica: dove c'è meno controllo fioriscono iniziative non sempre trasparenti, come ad esempio alcuni spregevoli gruppi Telegram.

C’è poi da considerare che l’identificazione dei soggetti potrebbe non essere un deterrente sufficiente per risolvere situazioni spiacevoli: ci sono persone che diffondono messaggi d’odio, o diffamazione, con il proprio nome e cognome direttamente su Facebook, senza farsene un problema.

Inoltre l’utilizzo di uno strumento come lo SPID per autenticarsi potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per quanto riguarda i furti di identità - perché i dati varrebbero ancora di più - e anche una miniera d’oro per i social, che dalla profilazione traggono un guadagno; certo, in Europa vige il trattamento minimo del dato, e quindi in questo caso sarebbe necessaria solo la data di nascita. Insomma, la soluzione al problema potrebbe non essere così scontata.

LA NECESSITA' DI UN'EDUCAZIONE INFORMATICA

Fonte: Julia M Cameron, Pexels

La questione è sfaccettata, e le proposte di intervento si sono concentrate sull'ultimo gradino di questa scala che porta i minori sui social, chiedendo soluzioni alle piattaforme stesse come TikTok, o sul penultimo, cercando di gestire l'accesso alle app tramite SPID e similari o pensando a un'età minima per possedere uno smartphone.

Posto che l'azione del Garante Privacy è meritoria per aver sollevato con autorevolezza un problema grave come quello dell'accesso dei minori ai social, un altro nodo fondamentale, a parere di chi scrive, sta a monte: e quindi non tanto negli strumenti, quanto nell'educazione (dei minori) e nella formazione (degli adulti).

Come per qualsiasi altro strumento, bisogna conoscerlo per poterlo usare con giudizio, e anche per poter insegnare ad altri a usarlo. Dunque, l'educazione è fondamentale, così come lo è spiegare perché certe cose vanno fatte o no, in modo da dare anche ai bambini la possibilità di scegliere come agire con cognizione di causa.

Questo vale per lo smartphone in senso lato e anche per i social network in senso stretto; in quest'ultimo caso, iscriversi permette di entrare in contatto potenzialmente con milioni di persone, perlopiù sconosciute: è questo il fenomeno da aver ben presente nel momento in cui si prendono decisioni in merito.


D'altronde, se per i bambini più piccoli l'utilizzo non sorvegliato dei dispositivi tecnologici si parla di effetti sullo sviluppo cognitivo, sulle abilità sociali e sull’umore, per i più grandi e gli adolescenti ci sono furto d’identità, abusi sessuali, stalking digitale, truffe online e cyberbullismo.

A questo proposito, oltre che una sensibilizzazione sul tema basata sul dialogo, c’è anche la possibilità di agire direttamente sullo smartphone, attivando il parental control, cioè lo strumento che permette ai genitori di vigilare sull’utilizzo delle tecnologie da parte dei figli. È un sistema che può essere applicato su qualsiasi dispositivo, dai sistemi operativi più comuni come Windows, MacOS e Linux, fino alle consolle di gioco come Nintendo e Wii e ai motori di ricerca come Google.

Per quanto riguarda gli smartphone, sia Android che iOS ne hanno una versione nativa, che si attiva dalle impostazioni e permette di tenere d’occhio il tempo di utilizzo, impostare limiti secondo necessità e aggiungere filtri riguardanti app e contenuti. Altrimenti, ci sono anche app da scaricare dagli store. In ogni caso, il parental control può avere maglie più o meno stringenti, ma bisogna fare attenzione a non sfociare in un cyber-stalking da parte del genitore, che lederebbe il diritto alla riservatezza del minore.

Dunque, informarsi per armarsi: l'educazione alla vita online non dovrebbe più essere un optional. E voi, che cosa ne pensate?

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Commenti

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Rendiamociconto

cioè una società in cui non esiste, sicuramente non totalmete l'autodeterminazione...ma la determinazione deve essere bilanciata e armonizzata nella comunità nazione senza sprechi (doppioni).
Uno che vuole fare il medico ma ce ne sono già e non ne servono altri deve fare altro che sia utile alla società, questo meritocraticamente.
Idem per tutte le altre risorse.
Guarda sono d'accordissimo ma ad oggi non realizzabile, non siamo ancora alle strette e come unico effetto anche solo al pensarlo ti prenderesti scioperi minacce critiche e urla di chiunque e di quasi tutti contro.

Crash Nebula

Sappiamo tutti e due che i giornali non valgono più niente e che le notizie e già solo i titoli, servono solo ad attirare click.
Il contenuto ormai vale zero.

Sandro

Nessuno è anonimo su internet, se mi denunci la pula mi becca in 3 secondi netti e viceversa. Inoltre la gente si insultava anche negli anni novanta tranquillo (quanti ricordi!). La differenza è che nessuno ne faceva un dramma esistenziale, i giornalisti non ne parlavano e i politici non ci facevano campagna elettorale sopra; inoltre non c'erano aziende quotate in borsa che fatturavano miliardi (che poi è il vero problema).
Quindi si credo che alla fine si farà quello che hai detto tu, perchè conviene ai manovratori e perchè molti credono davvero alla narrazione mainstream che il web sia un far west (e che il far west fosse brutto e cattivo).

Sandro

Usano i bambini per controllare gli adulti, è sempre stato e sempre sarà così.

Andrea

penso che prima o poi si arriverà all'iscrizione obbligatoria con documento, come sui siti di scommesse o spesso anche di treading ad esempio, questo x un semplice motivo, ormai evidente che i social fanno parte del quotidiano di quasi tutti, chi piu chi meno, e sono ormai un estensione della nostra persona su internet, non è piu come anni fa che potevi magari essere iscritto a qualche forum, a volte anche a qualche primitivo social ma finiva li. Oggi i social sono posti dove spesso si trovano discussioni, a volte anche insulti, credo che prima o poi si arriverà al punto che non si potranno piu avere nickname e basta, l'iscrizione sarà fatta con documento che certifica l'identità e di conseguenza seppur si potrà impostare nickname ecc saranno sempre associati a dei documenti con tutto quello che ne consegue, quindi scrivere qualcosa sui social sarà uguale a dirlo di persona, esempio, insulti nelle discussioni e cose simili e saranno quindi perseguibili di conseguenza, molto piu di quello che accade oggi

Andrej Peribar

Ma ci sono già le leggi che lo stabiliscono per ogni sito o servizio i limiti.
Non c'è bisogno di discutere dei massimi sistemi, per ogni cosa, solo per volerlo fare.

L'unica "minaccia incombente" resta l'identificazione digitale quando ciò che è richiesto è un check dell'età.

È l'unico argomento di spessore da discutere.
E su questo mi sembra di capire che siamo in accordo.

Zimidibidubilu

Io preferirei che un 15-enne potesse accedere a porn hub e non a Facebook.


Visto che enrambi i "servizi" sono fortemente diseducativi non si capisce il motivo di questa tua "preferenza".
Se si pemette l'accesso a porn hub 15 anni non si capisce perché bisognerebbe vietare FB.
Ma forse stai solo proiettando i tuoi sogni ed immaginandoti a 15 anni preferiresti fare lo scemo amazzandoti di p1ppe piuttosto che fare lo scemo su FB.
Ma questi sono solo affari tuoi, è assurdo proporre i tuoi sogni bagnati come parametro addirittura per una legge dello stato.
Forse dovresti rivedere quello che è "sogno bagnato" da quella cosa che si chiama "realtà".
Solo un amichevole suggerimento.

Maledetti Germi Microscopici

io propongo una società in grado di autoregolarsi nel numero in relazione alle possibilità in essere ed all'ambiente circostante, non una società che pensa che sia tutto un "dono" non regolabile che vada subito. una società che prima valuta le possibilità e poi agisce non una che prima crea irresponsabilmente e dopo rimedia ai problemi tentando di mettere continue pezze ad una trapunta venuta male.

Ah beh, però appunto ci sarebbe la possibilità di decidere ;)

Alexv

Il caso singolo è in corso di indagini. Per ora il nesso tra le due cose è solo una supposizione.

Alexv

Dimentichi una delle insidie di internet: coloro che "sanno" e giudicano tutto e tutti.

Alexv

Perché era una bufala.

Andrej Peribar

Su cosa e dove a che età si debba andare resta una questione più personale o politica che etica o civile.

Stabilito che è il check-in dell'età e non l'identità o identificabilità il punto in dibattimento...

È un giudizio personale.

Io preferirei che un 15-enne potesse accedere a porn hub e non a Facebook.
Ma è una opinione personale, che non innalzo a verità.

Si deciderà. :)

Siamo d'accordo, io non ho parlato di SPID.
A me sinceramente preme che ci sia un modo per non consentire ai minorenni di gozzovigliare liberamente nel web, e non parlo solo di un social, ma di tutto.
Penso anche io che si possa fare tramite CIE.
Quello che appunto aggiungo è che ritengo necessaria un'azione di verifica di identità non solo per le iscrizioni ai social, ma per tutto.
Detto in parole povere: un minorenne dovrebbe avere un "web" per lui, senza la possibilità di accedere a siti per maggiorenni.
Questo lo farei tramite browser.
Sarà quindi Firefox, Google, Apple o Microsoft a verificare tramite CIE l'età dell'utente e tutto il resto sarà una conseguenza.
Se hai 15 anni su PõrnHub non ci vai, tanto per fare l'esempio più semplice.
E non vai neanche su Facebook, TikTok, Instagram, YouTube.
I minorenni avranno un loro spazio, i maggiorenni tutto il resto.
Qui si parla solo di social network, io estenderei a ben altro.
Cosa dovrò condividere con le aziende? Solo l'età anagrafica, niente altro.

Alexv

Fare titoloni sui giornali in cui si accusa TikTok (e quindi la rispettiva utenza) di responsabile di un suicidio, rientro nelle suddette azioni?

Alexv

Senza alcuna prova...

Crash Nebula

Il profilo fake online è la cosa più sbagliata di questo mondo.
La gente deve assumersi le responsabilità delle proprie azioni, e non deve assolutamente passare il messaggio che il web è un mondo parallelo e immaginario, dove tutti possono fare tutto, restando impuniti.

Vedo continuamente fake su Facebook che si mettono ad insultare a destra e a manca tanto nessuno sa chi sono davvero, questa gente frustr4ta deve trovare altri modi per sfogarsi.

Crash Nebula

Sicuramente.

Crash Nebula

Il che è vero.

Alexv

Finché è stato così, la gente non si ammazzava. Col profilo vero, poi, vedi che contenuti di alto spessore producono.

Alexv

Detto dai garanti della privacy, poi...

Alexv

Per la serie "la mia generazione quella migliore".

Alexv

La domanda quindi sorge spontanea: perché è stato il Garante Privacy a intervenire sulla questione dell'età a cui si può accedere ai social? Che cosa c’entra un fatto di cronaca con la protezione dei dati personali?


Ha presente il ministero della pace?

Alexv

E anche fuori.

Andrej Peribar

Danny.
Io ho avuto alcune incomprensioni che, onestamente, non mi sarei aspettato su un blog di tecnologia.
Da molti utenti.

"il polito di turno" parla di SPID e tutti dietro.
"bla bla l'autenticazione, lo SPID, avanti utta"...

non li ricordavo così i forum tecnici.... detto onestamente

Io l'ho detto nell'altro articolo.
Lo SPID non si può fare da minorenni, quindi andrebbe modificata (cosa che ipotizza questo articolo, prima che il governo cadesse)

La CIE invece si, ho postato la legge che ha abilitato la CIE ai minori, ho postato come ci si può GIA loggare con CIE (NFC, biometrica etc).

Ma non è quello il punto.

Il punto su un blog tecnico, dove si dovrebbe SAPERE che si può fare tutto dovrebbe essere su COSA vuoi prelevare al momento dell'iscrizione.

Ciò che serve è un check su una specifica età.
Nessuna autenticazione.

Mi preme che si capisca questo.
Perché questo è la cosa importante
Gli altri discorsi sono superflui se non banali.

ANche perchè GIA' c'è una legge che vieta ai minori di iscriversi!!!!!

Ma io parlo di quello, cioè della verifica dell'età, preventivamente.
Non so come farlo, ma va fatto.

Crash Nebula

Prima i genitori figliavano e li buttavano in mezzo alla strada.
Poi c’è stata una generazione di mezzo (della quale faccio parte io e tutti quelli della mia età, sulla trentina) dove i genitori davvero si sono occupati dei propri figli, e diciamo che, non mi ritengo un genio, ma qualcosa la sto realizzando.
Ora, come prima, i genitori figliano, e piazzano lo smartphone in mano ai bambini, per farli rinc0glionire davanti a tutti quei bei colori, e farli stare zitti, mentre loro possono parlare di quanto sia ingrassata la tizia delle superiori che non vedevano da anni.

Adulti che non hanno idea di cosa sia internet, cosa possono mai tramandare ai propri figli?
Uno schermo da 150€ oggi ti apre un mondo, mondo che un bambino non è in grado di gestire, non ne ha proprio i mezzi.

C’è bisogno che i genitori per primi sappiano cosa si può fare con uno smartphone in mano, solo così si possono istruire i figli.
E se 15 anni fa, era normale dare il telefono ai bambini di 10 anni, così potevano telefonare quando andavano in gita a scuola, e quant’altro, oggi non è più così.

Crash Nebula

Si, tipo fare un profilo fake dove non metti i tuoi dati così puoi sparare a zero la tua frustr4zi0ne sugli altri.

Crash Nebula

Il problema è la gente*.
Su qualsiasi social.

Andrej Peribar

Vedi se riesci a spiegare, visto che c'è qualcosa nel mio modo di pormi che sembra non rendermi capace a farlo; che accertare l'età di chi si iscrive e accertare l'identità di chi si iscrive sono cose diverse.

Andrej Peribar

Evidentemente c'è qualcosa che non riesco a spiegare.

La verifica dell'età (e tutto ciò che ne consegue in ottica limitazioni) con l'identificazione personale NON è la stessa cosa.

Ci vuole o si sente la necessità di fare un check dell'età?!
Benissimo. Si faccia.

Ma quello, perché dovremmo autenticare la nostra identità preventivamente?

B!G Ph4Rm4

100 like per ogni commento.
Quanti discorsi da "eh ma ai miei tempi".

the_joker_IT

punti di vista. I modi ci sono.

Io non parlo solo di iscrizione, ma anche di fruizione dei contenuti. Oltretutto sono molti i siti che permettono interazioni con gli altri utenti senza iscrizioni, se a monte impedisci ai minorenni di accedere non avresti problemi e tuteleresti anche gli altri utenti maggiorenni.
Insomma, così come per strada devi avere un documento di identità che ti consente di accedere o meno in certi posti così dovrebbe essere sul web.
Piena libertà verso i maggiorenni, restrizioni verso i minorenni.
Questo lo puoi fare direttamente tramite browser e da lì filtri i contenuti a cascata.

Andrej Peribar

Non serve identificarsi per questo.
Siamo su un sito tecnico, impossibile che non cogliamo la differenza.

Basta che ogni iscrizione ci sia un check di una determinata età.

A seconda del servizio.

Con la CIE è persino più facile che con lo SPID.

Questo permette ai minori di registrarsi solo dove gli è consentito.

Perché dovrebbero e dovremmo identificarci?!

Non fare accedere un minore o uno di una determinata età è fattibile senza per forza l'identificazione.

Ocram

Il problema non è tiktok, sono in genitori.

apps accaunt

Non vedo il problema a non avere social e interagire con gli esseri umani un po' di più di persona...ah no scusate, poi come farebbero tutti gli insicuri i narcisisti e gli egocentrici che se non si mostrano vanno nel panico?
Quelli per cui mostro gli affari miei ergo sum

Io direi molto di più, cioè che l'accesso al web debba essere consentito solo dopo autenticazione, non so come, ma autenticati.
Cioè, non dovresti proprio accedere al browser senza prima esserti autenticato.
I minorenni sul web non devono assolutamente continuare così.
Sotto i 18 anni non devono esserci piene libertà.
Vuoi stare sul web? Sì, con i genitori.

Super Mario Bianconero 06

Ok

il Gorilla con gli Occhiali

In realtà ho scritto che dovrebbero essere maggiorenni prima di poter utilizzare i social network.

The Doom Slayer

Ma a tutti quelli che vorrebbero aprire profili social con carta d'identità o identità virtuale...ma che problemi avete?
Se vostro figlio passa le giornate su tiktok a studiare un modo per come impiccarsi fatevi un esame di coscienza voi

The Doom Slayer
Ciccio Pasticcio

Vedo che passi poco tempo a ragionare.

Super Mario Bianconero 06

E che c'entra con quello che avevi scritto tu in origine?

il Gorilla con gli Occhiali

E non dovrebbero avere meno di 18 anni.

the_joker_IT

spid per aprire un profilo nei social lol

ottimo modo per il controllo totale e per intimidire cosa o chi può criticare:
“Per capire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare”.

PS.: sì, la questione sembra diversa ma "Se non serve, serve a qualcos'altro" cit.

Super Mario Bianconero 06

A me risulta che anche TikTok sia molto utilizzato dai giovani ^_^

il Gorilla con gli Occhiali

Dai dati di fatto.

Alex

Direi di no
A scuola lo smartphone non serve, basta un telefono

Alex

Pericolosi e stanno stravolgendo la vita formativa e sociale dei ragazzini i quali dovrebbero stare più assieme e vivere esperienze dal vivo come accadeva a noi 40 enni e 50 enni e oltre....

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