
10 Agosto 2021
22 Dicembre 2020 150
La tradizionale attività lavorativa, in diversi settori e per molte persone, ha subito un radicale cambiamento nell’ultimo anno dovuto alla condizione di pandemia e al bisogno di adottare modalità di lavoro che potessero conciliare la necessità di svolgere la propria attività e ridurre la possibilità di contagio.
Come sappiamo quello che viene chiamato, sinteticamente, smart working raggruppa fattispecie di diverso tipo come il tele-lavoro, lavoro da casa, lavoro agile che tendono a identificare il lavoro svolto fuori dalla sede aziendale con l’uso totale o parziale di dispositivi personali. Questo tema ha peculiari aspetti sia di natura organizzativa che giuslavoristica che sociologica ma, in ogni caso, ha una forte e inevitabile componente tecnologica. Motivo che ci spinge ad approfondire il discorso all'interno di questa nuova puntata di Pillole di cybersecurity.
Secondo quanto emerso da una nuova ricerca globale di Kaspersky che ha coinvolto 8.000 lavoratori delle PMI di diversi settori, quasi tre quarti dei dipendenti italiani (70%) vorrebbe cambiare le modalità di lavoro pre-COVID-19. Anziché tornare al precedente modo di lavorare, i dipendenti di tutto il mondo vorrebbero un futuro in cui le attività lavorative siano definite in base alle loro esigenze, sia che si tratti di passare più tempo con i propri cari (47%), di risparmiare denaro (46%) o di lavorare in remoto (31%).
Le “nuove” modalità di lavoro hanno dovuto rispondere rapidamente e nel modo più efficace possibile ad una situazione di emergenza, generale e improvvisa, ma sono state anche foriere di opportunità per aumentare la sicurezza in ambiente casalingo.
Riprendendo alcuni dei fondamentali, secondo il vecchio detto repetita iuvant, e affrontando alcuni aspetti meno dibattuti, si vuole analizzare il tema dello smart working in un’ottica propositiva che possa portare giovamento sia al sistema in generale, che alle aziende che ai singoli lavoratori.
I tre elementi oggetto di riflessione sono l’ambiente tecnologico, quello sociale e l’identità digitale.
Quando ci si reca sul posto di lavoro si dovrebbe entrare in un ambiente predisposto per permettere ai singoli di svolgere le proprie mansioni in un contesto di sicurezza generale in cui l’infrastruttura, i dispositivi e le applicazioni trovano un supporto da parte del reparto informatico che cura questi aspetti, li imposta e svolge la necessaria manutenzione. Non è necessariamente così nel domicilio del lavoratore, specialmente nel caso in cui si debba svolgere il lavoro senza supporto dei mezzi del datore di lavoro.
Rilevano, anche qui, tre aspetti su cui porre l’attenzione.
a) Riservatezza delle comunicazioni - I dati e le informazioni transitano, viaggiano da un punto all’altro, come le parole e come tali possono essere intercettate – più o meno facilmente – da software presenti sulla rete o installati sui dispositivi. È opportuno che il punto di partenza e il punto di destinazione siano gli unici a poter avere accesso alle informazioni trasmesse.
Il modo più efficiente tra tutti i meccanismi di sicurezza per ottenere quanto indicato - fa notare Kaspersky - è fare uso di un servizio VPN (Virtual Private Network) ovvero quel sistema che, attraverso l’installazione e configurazione di un apposito programma, permette di alzare il livello di sicurezza delle comunicazioni su reti meno sicure. Le VPN vengono utilizzate in ambito aziendale, tipicamente, per permettere ai dipendenti di svolgere la propria attività, ovunque essi si trovino, come se fossero con il PC fisicamente all’interno dell’azienda.
In ambito domestico o per un libero professionista la VPN può essere utilizzata per aumentare il proprio grado di anonimato mentre si naviga, aggirare velocemente “blocchi geografici” per le proprie ricerche (impostando con un click la VPN per farci risultare in un altro Paese), proteggere le proprie comunicazioni, credenziali e informazioni bancarie anche su Wi-Fi tipicamente meno sicuri come quelli pubblici di bar, strutture di co-working e hotel.
b) Efficienza dell’infrastruttura - Due elementi rilevano per un lavoro agevole: la rapidità della macchina in uso e l’accesso alla rete Internet. Proprio come è di scarsa utilità una Ferrari su una strada non asfaltata e piena di buche e, allo stesso modo, un triciclo in autostrada non ci permetterà di fare un viaggio confortevole così un PC potente diventa meno utile con una connessione ad internet debole o lenta e, in altra ipotesi, la Fibra Ottica è sprecata con dispositivi lenti e non aggiornati anche a livello hardware.
Adottare un modem di recente generazione può aiutare ad aumentare la portata e la stabilità della rete, sostituire il disco fisso magnetico del PC con un più recente disco allo stato solido SSD migliora le prestazioni di apertura delle applicazioni e velocizza l’esecuzione dei processi.
È opportuno avere una “ruota di scorta” o un “muletto”: un sostituto temporaneo dello strumento che possa sopperire la temporanea mancanza di quello principale in caso di emergenza. Per la rete può essere utile sapere di poter sfruttare la connessione del cellulare come connessione ad internet ausiliaria tramite la funzionalità “Hotspot” o tramite un modem portatile con una SIM con un piano dati adeguato alle esigenze del soggetto da usare all’occorrenza.
c) Sicurezza - Oltre alla riservatezza è importante che i dati siano disponibili quando servono e che il lavoro non subisca interruzioni costanti o saltuarie ma di lunga durata. Opportuno avere una copia di sicurezza su supporti che siano velocemente accessibili e che permettano un recupero di versioni precedenti dei file in caso di incidente (cloud). Per aumentare la sicurezza è buona norma anche utilizzare software dedicati ad una certa attività per non “mischiare” informazioni ad es. usare browser dedicato o con diversi profili per diverse funzioni.
Il browser dedicato al lavoro avrà determinati componenti aggiuntivi – o nessuno –, la sincronizzazione dei preferiti e delle password sarà legata all’account lavorativo, le ricerche svolte non riguarderanno la sfera personale o privata. Dall’altro lato il browser o il profilo dei dicato agli acquisti o ai social non salverà o tratterà informazioni legate all’attività professionale.
Così facendo si abbassa il rischio che informazioni personali si confondano con quelle lavorative e viceversa evitando le possibili spiacevoli conseguenze del caso.
Come per l’aspetto tecnologico così per quello fisico e sociale l’ambiente lavorativo aziendale si distingue da quello domestico per una serie di elementi che rendono meno probabili certi tipi di incidenti che possono compromettere la sicurezza dei dati e la continuità di servizio.
a) Riservatezza - Quando i computer sono condivisi, nel caso non si abbia avuto l’accortezza di creare account separati per ogni utente o nel caso non sia impostato un blocco schermo a breve attivazione c’è la possibilità che e-mail, documenti con informazioni delicate, chat con i colleghi o notifiche riservate possano essere letti da altri.
b) Efficienza - Come noto per qualsiasi attività online, che sia svolgere videochiamate, “didattica a distanza”, connessioni per accesso remoto, condivisioni di progetti di grosse dimensioni, la velocità di connessione è il bene primario. Eppure quante volte, sulla rete domestica, è stato fatto, ad esempio, un controllo dei dispositivi presenti per verificare che solo dispositivi utili in quel momento usino la rete o che siano collegati solo apparecchi conosciuti? Consolle di gioco, assistenti domestici, smart-device possono influire sulle prestazioni di rete e, ancora di più, potrebbe farlo il vicino a cui, per cortesia, era stata data la password della rete Wi-Fi quel giorno in cui a lui non funzionava la connessione… Tenere pulita la propria rete e aggiornati i dispositivi che la distribuiscono (modem, router, access point) è importante come lavorare in un ambiente fisico sicuro. Il che ci porta al prossimo punto.
c) Sicurezza - Sul posto di lavoro, probabilmente anche per rispetto delle politiche del datore di lavoro in materia di sicurezza e prevenzione degli incidenti, non si svolgono molte attività o non si verificano situazioni che possono creare problemi di varia entità o natura per la sicurezza, ampiamente intesa. Le casistiche vanno dal lasciare cavi elettrici sospesi in cui si può inciampare togliendo corrente improvvisamente ai device, oppure appoggiare portatili e/o tablet su superfici già ingombre o poco stabili, o, ancora, lasciare bottiglie con liquidi vicino ai PC senza tappo. Per quanto la casa sia un ambiente confortevole nasconde insidie che all’apparenza non possono sembrare tali come il caso del “gatto da tastiera” ovvero quel felino che, mentre si lascia la tastiera incustodita per qualche secondo, decide di fare una camminata sui tasti. Questi rischi sono, forse, reputati sciocchi o minori ma dipende sempre dal caso concreto o dal fatto che poi è accaduto. L’esempio di una mail inviata ad un indirizzo errato è calzante: a seconda del contenuto della missiva e del rapporto con il destinatario (corretto o errato) può portare a conseguenze più o meno gravi. Opportuno dunque cercare di riportare tra le mura di casa quelle che sono le politiche di sicurezza del datore di lavoro. Questo anche in considerazione del fatto che, spesso e volentieri, sono state fornite istruzioni a riguardo a cui è bene attenersi.
In questo processo più o meno obbligato di digitalizzazione in cui l’importanza di poter (e non solo “dover”) fare tutto da casa ha assunto un’importanza indiscutibile tre strumenti, talvolta snobbati, diventano utili per tutti: SPID, PEC e FIRMA DIGITALE.
Con questi strumenti, in linea teorica, dovrebbe esser possibile svolgere attività, anche nei rapporti con le Pubbliche Amministrazioni, evitando uscite, lunghe code e disagi legati agli spostamenti e al frequentare luoghi affollati.
Lo SPID, particolarmente “sponsorizzato” in questo periodo anche per il tema del Cashback, permette di accedere a Servizi Online in modo più rapido rispetto a quanto accadrebbe in uno sportello fisico.
La PEC permette di sostituire le Raccomandate verso PA, imprese e Professionisti così che comunicazioni che necessitano di certezza temporale possano essere gestite comodamente dalla scrivania. Per coloro che non conoscono l’indirizzo PEC del destinatario ma solo il nome e l’indirizzo ci sono due possibilità: usare il servizio del Ministero per lo Sviluppo economico (https://www.inipec.gov.it/cerca-pec) oppure inviare una raccomandata come quella che si porterebbe all’ufficio postale ma attraverso uno dei sistemi telematici che consentono questa attività.
Infine la Firma Digitale (non la firma elettronica o l’apposizione di una scansione della firma in calce alla pagina) permette di sottoscrivere con valore legale documenti e, inoltre, garantisce l’autenticità della provenienza del documento come se si firmasse di proprio pugno sulla carta.
Come anticipato molte cose potrebbero essere dette sullo smart working, come si evince dagli articoli qui sotto: pause e orari da rispettare, accortezze da adottare, posture corrette da assumere e tante altre indicazioni che influiscono sul “fattore umano” che non deve essere ignorato in tema di Cyber Sicurezza in quanto un utente stanco commette errori più facilmente.
Quando lo smart working diventerà una delle possibilità e non una scelta obbligata o forzata starà anche alla capacità del singolo di rendere questa modalità di lavoro la più congeniale rispetto alla propria vita e ai propri interessi mettendo a frutto quei vantaggi che derivano principalmente dalla riduzione nelle tempistiche di spostamento e dall’agilità di accesso a attività che richiedono normalmente dispendio di tempo per il loro svolgimento.
Lo smart working può trasformarsi in “smart life” se affrontato in modo, appunto, intelligente nelle sue diverse sfaccettature: fisiche (smart worker), sociali (smart human) e tecnologiche (smart tech).
Ulteriori utili interessanti approfondimenti in tema di smart working si possono trovare sulle seguenti pagine di Kaspersky:
L'autore
Pillole di Cybersecurity è ideato e prodotto da Edoardo Venini, DPO team member per Pubbliche Amministrazioni e aziende private, senior legal/IT Privacy specialist c/o Bassi Del Moro studio legale dell'anno 2020 in Privacy e Cybersecurity per la classifica indipendente del Sole 24ore.
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Contenuto realizzato in collaborazione con Kaspersky
Foto Credits: Rawpixel Ltd @Flickr
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Commenti
il 70% SOPRATTUTTO GLI STATALI...vorrebbe """"LAVORARE"""" IN SMART WORKING TUTTA LA VITA MA CHISSà COME MAI......................
Cosa può succedere con la 3?
verissimo, io da it ho ancora a che fare con persone che mi chiedono di inserire il sommario nei documenti word perchè è una funzione "avanzata" e loro non lo sanno fare, tu sei l'it e se devo fare qualcosa con il pc devo chiedere a te.
Si ha poi la concezione che se uno è IT deve saper fare tutto con un pc, dal sistemista alla security al helpdesk, è come dire ad un dottore che deve saper far tutto dal chirurgo all'otorino passando per la ricerca.
Capisco cosa dici. Però, dobbiamo considerare che quando chiude una azienda, ne viene aperta un altra migliore, solitamente
Non fare il modesto. Avendo a che fare con Apple pure tu sei esperto.
Che ci sia qualcuno che fa più di altri è normale, ma dubito che una azienda privata abbia il 75% della gente che non fa nulla, non è assolutamente credibile
Sig. Berlusconi è lei?
Sei tu l’esperto non io.
Ma si è chiaro che non sa quello che dice, e a me diverte un sacco hahahah
Guarda, da un lato son d'accordo con te, perché siamo a realtà che a livello organizzativo , di vita aziendale e di rispetto per la persona ch lavora sono una vergogna.
Dall'altro pagano degli stipendi, guarda spesso sarebbe solo auspicabile si rispettino metà delle leggi sul lavoro, quelle non svuotate dai "compagni" , si; di merende di quella gente.
Quotone completo, ma lui continua a dire che se accedi in RDP sei amministratore del mondo, penso non abbia mai visto come funziona un server Win con servizi desktop remoto installati, e non parlo dell'accesso amministrativo per manutenzione o installazione, parlo di accessi utente per lavorare, sia dall'interno dell'azienda che da fuori (sedi remote, casa, trasferta) tramite VPN
Per la mail magari no, ma per il gestionale potresti averne bisogno se non è web-based, ma necessita di un client installato sul PC locale, se hai il DB server da una parte ed il client in una sede remota, magari con una connessione scarsa la miglior cosa è il desktop remoto.
Poi ci sono altre mille buone ragioni per utilizzare un desktop remoto per far lavorare gli utenti, ma forse non sai come funziona un desktop remoto su win server da come parli.
niente non ci arrivi,non ci possiamo fare niente.Non c'entra niente cosa conosco o cosa non conosco io!
Punto 1:
In RDP chi te lo dice che entri come amministratore, hai detto che se usi un protocollo sei amministratore della macchina
C A Z Z A T A
L'amministratore della macchina viene configurato tramite policy/ActiveDirectory/profili
Punto 2:
Stai affermando che con un protocollo (RDP)hai accesso all'intera rete
C A Z Z A T A
come puoi affermare una roba del genere? come puoi affermare che la macchina non sia su una vlan differente? perchè dai per assodato che il tuo user è nel gruppo radius degli switch? come puoi affermare che lo user che utilizzi per il collegamento rdp sia anche admin del firewall/IdpE se fosse in dmz?
E se la vpn che ti hanno fornito ruota solo sulla macchina rdp server?
Ma che caspita dici, ci sono strati di complessità che nemmeno immagini...
Se poi tu esponi un server rdp alla mercè di tutti bè, forse è meglio che cambi mestiere e che studi..
parlava di server, la mail e gestionale hai bisogno del desktop remoto ?
Eh si, un utente normale che deve collegarsi alla mail, al gestionale o altri applicativi accede via SSH.
Hai mai visto come funziona una azienda medio grande?
Certo, sei collegato alla macchina server, quindi? Non sei necessariamente amministratore della macchina, tantomeno amministratore di dominio.
no giusto entrano nei server con desktop remoto oppure li portano a casa
hai accesso alla macchina che lavori quindi si presume collegato al server non so se mi spiego
le cose da grandi non sono su terminale ma forse tu non conosci nemmeno i comandi base
non volevo discriminare i gay era solo un esempio
argomenta nei punti
oddio se io sviluppo per lavoro potrei anche non avere un PC adatto a casa a sviluppare, magari lo uso poco e non mi sono preso un pc molto potente. Io ad esempio ho un pc vecchiotto come personale, se metto Android Studio mi sputa addosso.
Inoltre torniamo sempre al problema della sicurezza, utilizzi un PC personale per collegarti ad una rete aziendale, con tutti i rischi del caso.
Assolutamente, ma il problema non è il desktop remoto, ma il client.
Io utilizzo il notebook aziendale, lo ho scritto anche in altri commenti, vorrei stringere la mano al reparto IT che accetta che vengano usati PC personali in azienda o per lavorare da casa.
Utilizzando un PC sicuro collegato in VPN (che sia sul PC o sul firewall cambia poco) ad sito remoto con un desktop remoto non ha problemi di sicurezza noti o gravi, lo usano migliaia di aziende anche per il lavoro dall'ufficio.
Pronunci il nome e già ti hanno sottratto qualcosa
Vero? Non vero? Non rischio! :D
Saluti
Forse non era abbastanza grosso :D
Ma infatti me lo domando pure io.
Bisognerebbe fare un'inchiesta del perche' gli sta bene cosi'.
Purtroppo ci si puo' fare ben poco.
Lo usavo nel 1998.
Il lato "positivo" è che di questo passo aziende del genere chiuderanno...
Carina la milf. Meglio ora?
Non mi serve crederci, lo so per certo da come ti relazioni, non sei in grado di lavorare a certi livelli.
#credici....
Come no, da come ti stai inalberando sicuramente non lavori nemmeno alla ammiocuggino srl, lavori direttamente alla Sciacquoni sas.
In effetti tu con gli sciacquoni hai esperienza.. Sono il tuo mezzo di trasporto preferito...
Non sei capace a lavarti da solo? Hai bisogno che ti sciacqui io?
Certo!!! Ora fenomeno torna pure a lavare i cessi...
alcune aziende sono considerate "statali" in quanto 1 persona traina il lavoro di altri 3/4 che stanno a grattarsi gli zibidei ed aspettano lo stipendio ogni mese.
brutta piega l ozio e il vagabondaggio.
se fanno gli sviluppatori e non hanno un pc che si può collegare alla rete mi sà tanto che i tuoi amici hanno sbagliato lavoro.
Comodo e gratuito
Severo con lei, che era comoda per lo smartworking come si vede dalle luci da youtuber. E con la Redazione che ha solo usato il risultati taggati come fihe in smaruorchi, fornendo correttamente i credits come fonte :)
hhahahahahahah quante
càzzàtè
che hai scritto hahahahahaOvviamente stavo parlando di una macchina ponte con windows server, non un os client.
Secondo te quelli dell'IT di Twitter (per dirti il primo che mi viene in mente di una lunga lista) lavoravano tutti dallo stesso cugino con i 4 pc fuori dominio quando qualche mese fa hanno rubato gli account di alcuni dipendenti e con quelli hanno modificato le pagine di personaggi famosi???
Speri male visto che quotidianamente avvengono casi di furti di account e/o dati e/o ransomware in tutte i tipi di aziende comprese le medie/grandi e se vai a vedere il perchè l'incidente è avvenuto arrivi praticamente sempre a scoprire che la colpa è dell'utente che anche se informato non ha seguito le più elementari best practices di sicurezza perchè in quel momento "era comodo fare cosi" oppure perchè come te diceva "se ne devono occupare quelli dell'IT"