
Scienza 30 Apr
02 Maggio 2022 1
Ignimbrite: è questa la chiave della scoperta che scrive una nuova pagina del misterioso passato di Marte. Stiamo parlando di un tipo di roccia che, come suggerisce il nome ("ignis" in latino significa fuoco), trae origine dalla cenere, dalla pomice e dai flussi piroclastici generati da potenti eruzioni vulcaniche.
La regione di Nili Fossae sul Pianeta Rosso in cui si sta avventurando il rover Perseverance della NASA è piena di roccia basale ricca di un minerale vulcanico, l'olivina. E lo stesso substrato roccioso è stato rinvenuto anche presso il cratere Gusev dal rover Spirit, che è rimasto operativo fino al 2010.
A partire da queste osservazioni, si è aperto un dibattito sull'origine di questo substrato roccioso che va avanti da quasi 20 anni. E ora un team di studiosi guidato da Steve Ruff della School of Earth and Space Exploration dell’Arizona State University è arrivato ad una conclusione che potrebbe dare finalmente una svolta alla ricerca.
Gli scienziati, infatti, hanno analizzato e messo a confronto le immagini raccolte dai rover marziani con quelle di diverse rocce terrestre. E alla fine hanno scoperto una forte similitudine tra le texture dei campioni marziani e quelli delle rocce vulcaniche terrestre chiamate ignimbriti, come spiega Steve Ruff:
"Nessuno aveva precedentemente suggerito gli ignimbriti come spiegazione del substrato roccioso ricco di olivina su Marte. Ed è possibile che sia proprio questo il tipo di roccia su cui il rover Perseverance si è mosso e che ha esaminato nell'ultimo anno".
La presenza di olivina aveva già orientato da tempo gli scienziati nella direzione di esplosioni piroclastiche: dopotutto si tratta di un minerale vulcanico. Ma l'identificazione dell'ignimbrite ci offre uno scenario più dettagliato, e indica che il passato di Marte è stato segnato da eruzioni ben più catastrofiche di quanto ipotizzato in precedenza. E simili a quelle che hanno contribuito a formare la Terra, sempre stando a quanto afferma Steve Ruff:
Immaginate una nuvola avvolgente di gas caldi e cenere e pomice quasi fuse che scorrono attraverso il paesaggio per dozzine di miglia e si accumulano in strati spessi fino a centinaia di piedi in pochi giorni.
Tuttavia, per avere la conferma assoluta della presenza di ignimbrite su Marte, gli scienziati hanno precisato che occorrerà studiare le rocce in questione in un laboratorio terrestre: un'impresa che sarà possibile grazie alla missione Mars Sample Return il cui scopo è proprio portare sul nostro pianeta i campioni raccolti da Perseverance.
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Commenti
Ottima scoperta. Le eruzioni sono state più catastrofiche del previsto.