
11 Ottobre 2021
Lo scorso dicembre la sonda Chang'e 5 ha riportato sulla Terra un carico di rocce e polvere lunare che è passato rapidamente sotto le mani degli scienziati i quali hanno cominciato immediatamente ad analizzare il nuovo materiale proveniente dal nostro satellite naturale.
Le prime scoperte sono state pubblicate solo di recente all'Europlanet Science Congress (EPSC) - tenutosi la scorsa settimana -, durante il quale è stata svelata la ricca e varia composizione dei campioni presi in esame. Tra le rocce riportate dalla sonda - che ha estratto i campioni dall'Oceanus Procellarum -, sono emersi campioni di silice, sali, vetri di natura vulcanica e causati da impatti, e molte altre rocce particolari e uniche.
Questo perché il sito di estrazione scelto per l'ultima missione Chang'e 5 non è mai stato visitato in precedenza da altre missioni statunitensi o russe, motivo per cui non erano ancora stati raccolti campioni provenienti da una zona così relativamente giovane (ha circa 2 miliardi di anni), andando a confermare che il processo di creazione della superficie lunare è molto più complesso di quanto si possa credere, a causa dei tanti fenomeni naturali.
Tra questi viene citato l'effetto dei venti solari, della condensazione e dei micro-impatti con altri piccoli asteroidi; mancando un'atmosfera in grado di plasmare la superficie attraverso gli agenti atmosferici, lo sviluppo della Luna avviene in maniera molto diversa rispetto a quello terrestre.
I campioni raccolti includono sia rocce definite locali, quindi originarie della Luna, sia esotiche, ovvero provenienti da altre regioni del satellite o dal suo esterno. Queste rappresentano circa il 10% del campione totale e includono le rocce meteoriche e i già citati vetri vulcanici.
Quest'ultimi, secondo le analisi del team di ricerca, potrebbero essersi formati da vulcani lunari ormai estinti posizionati a 230 e 160 chilometri dal sito di esplorazione di Chang'e 5 (si parla di Rima Mairan e Rima Sharp) e lo studio dei campioni potrebbe permettere di scoprire maggiori dettagli sulla passata attività vulcanica. Anche i vetri creati dagli impatti nascondono dettagli interessanti, in quanto la loro origine potrebbe addirittura essere ricollegata al cratere Harpalus che dista circa 1.300 chilometri dal sito di estrazione.
Insomma, l'ultima missione della sonda cinese ha prodotto risultati interessanti e lo studio dei campioni raccolti potrebbe permettere di scoprire maggiori dettagli sulla storia della Luna e aiutare il futuro dell'esplorazione del nostro satellite naturale.
Commenti
O un meteorite che ha alzato della polvere.