
23 Febbraio 2022
Immaginate un robot capace di assumere forme diverse, fatto di elettromagneti e privo di motori che lo muovono. Abbiamo appena descritto ElectroVoxel, un piccolissimo cubo dal lato di appena 60 millimetri in grado di unirsi ad altri cubi per creare un complesso sistema robotico modulare scalabile ed auto-riconfigurabile. É l'invenzione del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del MIT in collaborazione con l'Università di Calgary, potenzialmente rivoluzionaria specie in contesti di microgravità. Ed è un caso particolare, in cui il robot non va a sostituire l'operato dell'uomo ma si trasforma esso stesso nell'oggetto o nella struttura desiderata.
Ciascun bordo del cubo ElectroVoxel è un nucleo elettromagnetico di ferrite avvolto con un filo di rame: cambiando la polarità del magnete - la direzione viene controllata tramite i circuiti stampati integrati al suo interno -, i bordi dei diversi cubi si attraggono o si respingono, facendo sì che ciascun modulo si sposti o ruoti attorno al bordo di un altro cubo (due sono i movimenti previsti: pivoting unidirezionale e bidirezionale e traversal bidirezionale).
L'interazione avviene tramite software, tramite il quale vengono definiti i singoli movimenti e la loro velocità. Ad oggi, è possibile controllare fino a 1.000 ElectroVoxel contemporaneamente, definendo il comportamento di ciascuno di questi affinché il sistema robotico modulare assuma la forma desiderata.
La struttura implementata dal team di ricercatori risulta ideale in condizioni di microgravità: "Nello spazio", spiega Martin Nisser, prima firma dello studio, "anche piccole forze possono far muovere grandi cose". Sono previste applicazioni anche in ambito terrestre ma i risultati in tali contesti non sono ritenuti ancora del tutto soddisfacenti.
Ogni singolo modulo - il cubo - ha un costo di appena 60 centesimi di dollaro, il che li rende altamente convenienti economicamente. Sono stati già testati su un volo parabolico - in microgravità - con comportamenti eccellenti. É infatti nell'industria spaziale che potranno essere sfruttati al meglio, magari per variare le proprietà di inerzia di un razzo senza dover ricorrere all'uso dei motori (e del prezioso carburante). I cubi ElectroVoxel potrebbero ad esempio essere impiegati per la realizzazione di strutture temporanee nello spazio, magari per l'ispezione dei veicoli spaziali.
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Commenti
L'aspetto non è propriamente avveniristico.
no, mi chiedevo se sono nati prima i titoli o i movimenti
quindi una via di mezzo fra un sistema che sposta la zavorra e una ruota di reazione.
i titoli spiegano quello che succede, hai problemi a distinguere i movimenti?
Hanno fatto dei video con movimenti a caso e poi appioppato i titoli?