I robot compiono 100 anni: come si sono evoluti dal 1921 ad oggi

25 Gennaio 2021 8

Oggi si celebra un anniversario notevole: esattamente 100 anni fa iniziò a circolare il termine "robot" come lo intendiamo oggi (a proposito, avete visto il ballo natalizio degli esemplari di Boston Dynamics?). Era il 25 gennaio 1921, e a Praga si teneva la prima di uno spettacolo teatrale scritto dal drammaturgo ceco Karel Čapek.

Si intitolava R.U.R., che sta per Rossum's Universal Robots, e affrontava un topos letterario che si è ripetuto spesso nella storia della narrativa degli ultimi secoli, ovvero la riflessione sulle paure ancestrali che l'uomo moderno prova di fronte alla rapidità senza precedenti con cui il progresso scientifico avanza.

La creazione di un uomo artificiale, il suo sfruttamento nel mercato del lavoro e anche lo scoppio di guerre devastanti erano all'epoca temi già noti: la novità di questo dramma tragicomico consisteva nella riduzione al minimo della distanza tra creatura artificiale e umana, al punto che il robot era rappresentato come un operaio artificiale non meccanico, una replica semplificata dell'uomo.

IL TERMINE DERIVA DALLA PAROLA CECA PER 'SERVO'

Sebbene nelle intenzioni dell'autore R.U.R. fosse un grido d'allarme, "un ammonimento alla società tecnologica", il pubblico lo recepì entusiasmandosi soprattutto per l'aspetto spettacolare e drammatico della lotta tra uomini e robot; e così fu inaugurato un filone che avrebbe avuto grande successo letterario e cinematografico in tutto il corso del Novecento. D'altronde, è spesso questa la sorte delle opere nel momento in cui escono dalle mani dell'autore per andare nel mondo: l'intenzione iniziale conta nulla o poco più, e diventano un po' anche di chi le riceve, nel modo in cui le riceve.

La parte - etimologica - interessante però è quella riguardante la nascita della parola "robot" per come la intendiamo oggi. Dovendo trovare un nome ai suoi lavoratori artificiali, Čapek si rivolse al fratello Josef, un acclamato pittore, grafico, scrittore e poeta, che gli suggerì di chiamarli robot ispirandosi a robota, la parola ceca che indica servitù o lavoro forzato. Il suggerimento fu accettato, e il termine viaggiò insieme all'opera a Praga, Varsavia, Aquisgrana, Belgrado e New York nel giro di un anno, arrivando fino a Tokyo nel 1924.

Da allora, e quasi immediatamente, la parola robot è diventata un'espressione universale nella maggior parte delle lingue per identificare macchine di intelligenza artificiale inventate dagli esseri umani. Nel 1927 fu il primo spettacolo ad andare in onda nella sua interezza sulla BBC, e nel 1938 divenne il primo film di fantascienza televisiva al mondo: ma mentre la parola permane, la popolarità di R.U.R. è ormai svanita, e l'opera è oggi sconosciuta ai più.

I ROBOT SONO SEMPRE PIÙ VISIBILI NEL QUOTIDIANO

Al giorno d'oggi, i robot sono diventati sempre più visibili: si trovano nei negozi, negli hotel, nelle strutture assistenziali, per strada impegnati a fare consegne come quelli di Amazon e a volte anche in volo sopra le nostre teste, se si parla ad esempio di droni.

È solo la punta di un iceberg che inizia a manifestarsi adesso agli occhi della collettività, ma che affonda le radici in decenni di automazione all'interno delle fabbriche, con la differenza che in quel caso erano meno evidenti per chi non fosse coinvolto, e anche meno smart. Secondo la Federazione Internazionale della Robotica, nel 2019 sono stati venduti e messi al lavoro 373.000 robot industriali.

Dal 2014 la quota di mercato di questo tipo di robot è cresciuta dell'11% all'anno, per arrivare a un totale di 2,7 milioni di robot industriali attualmente in uso a livello globale. In effetti i robot industriali, discendenti del capostipite Unimate - primo robot industriale creato per la General Motors nel 1961 - sono abbastanza comuni nell'ambito manifatturiero, dove effettuano operazioni di saldatura, pittura e assemblaggio.

Ma non esistono solo i robot industriali: nel 2019 sono stati venduti e installati anche 173.000 robot di servizio per uso professionale, e i loro impieghi spaziano dalla difesa all'automazione dei magazzini, fino ad arrivare alla disinfezione negli ospedali. Si stima che il loro numero triplicherà, arrivando fino a 537.000 nuove unità all'anno entro il 2023.

A differenza dei primi, questi robot tendono ad essere molto più smart, dotati di un software avanzato, sensori, Wi-Fi e altre forme di connettività. Si notano di più perché generalmente svolgono i propri compiti affiancando le persone, non risultando "esiliati" dalla vista come avviene invece per i colleghi robotici impiegati negli impianti di produzione.

UNA NUOVA GENERAZIONE DI ROBOT

Se i tassi di crescita di entrambi questi tipi di robot proseguono il trend intrapreso, comprendendo nel computo anche i robot sfuggiti al censimento della Federazione Internazionale della Robotica, è probabile che a breve si verificherà il sorpasso: il numero dei robot di servizio in uso supererà quello dei robot industriali. Una tendenza che porterà benefici alle aziende e ai consumatori, ma anche nuove sfide per i lavoratori.

L'ambito dove questa nuova generazione di robot trova maggiore applicazione è la logistica, come sa bene Mick Mountz, che nel 2012 ha venduto la sua Kiva Systems, fondata nel 2003, ad Amazon, che l'ha ribattezzata Amazon Robotics:

"La differenza principale tra l'automazione odierna e quella di 50 o 60 anni fa è la presenza di un software, così come anche della connettività wireless e dei sensori disponibili sul mercato, a partire ad esempio dalle fotocamere in bianco e nero usate sui primi robot Kiva".

I robot e i software del signor Mountz rimangono alla base di uno degli esempi più noti di robot di servizio, ovvero le "unità di guida" sfruttate da Amazon per muovere interi scaffali all'interno dei propri magazzini e portarli al cospetto degli addetti che impacchettano gli ordini.

ATTUALITÀ E FUTURO: PANDEMIA E DISOCCUPAZIONE

I robot di servizio hanno trovato applicazione anche nell'ambito della pandemia: secondo le rilevazioni della dottoressa Robin Murphy, 326 diversi tipi di robot sono stati utilizzati in 29 modi diversi per dare una mano nella gestione dell'emergenza, dalla telemedicina alla disinfezione degli ospedali, dal rinforzo della quarantena alle consegne, senza dimenticare le costruzioni, l'agricoltura, la logistica e l'automazione da laboratorio. Di questi, l'87% erano macchine preesistenti, riadattate allo scopo.

A quanto pare, l'emergenza dovuta alla diffusione del nuovo coronavirus ha accelerato l'adozione dei robot, anche di quelli che non rientrano magari nel canone classico, dai droni agli aspirapolveri robot, dai veicoli spaziali senza equipaggio alle case smart. Naturalmente, un maggior numero di robot implica anche fallimenti più evidenti: ricordate il naufragio dell'hotel gestito da robot?

Un episodio analogo era accaduto da Walmart, dove si è scoperto che gli esseri umani erano più efficienti dei robot per la gestione dell'inventario degli scaffali. Insomma, sono parecchi i compiti che al momento risultano oltre le possibilità delle capacità cognitive ancora limitate dei robot, ma è un dato di fatto che, dopo aver intaccato i posti di lavoro nel campo del manifatturiero, adesso tocchi al settore dei servizi.

Il robot umanoide Sophia, realizzato da Hanson Robotics, può riprodurre decine di espressioni facciali (e le usa per rifiutare le avance di Will Smith)

La pandemia, in questo senso, non aiuta, perché pare che in periodi di recessione le aziende si rivolgano all'automazione nel tentativo di risparmiare, e che poi questa impostazione persista nel tempo. D'altronde, secondo il Forum economico mondiale entro il 2025 i robot svolgeranno la metà dei lavori esistenti. Quindi, mentre sul lungo periodo l'automazione aumenta la produttività e crea nuovi posti di lavoro, nel breve termine può portare disoccupazione; inoltre negli Stati Uniti, nonostante una maggiore produttività dovuta all'automazione, si constata una disuguaglianza economica ancora più grande.

Dunque, la rivoluzione dei robot è uscita allo scoperto, dalle fabbriche ai servizi, ed è entrata così nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, nelle strade e nei cieli. A differenza di quanto ipotizzato da Capek nella sua opera però, non si è ancora arrivati al punto in cui le macchine si ribellano e prendono il controllo del mondo: o almeno, per ora forse stanno prendendo il sopravvento nel mondo del lavoro. Chissà se al 200^ anniversario del termine saranno sia gli umani che i robot a festeggiare la ricorrenza.


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Commenti

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Garrett

Veramente in giro vedo tanti robot

T.H.E. Cat

Sky Net, sembra un'impresa di pulizie.

ghost

Il futuro, di nuovo ignoto, scorre verso di noi, e io lo affronto per la prima volta con un senso di speranza, perché se un robot, un Terminator, può capire il valore della vita umana, forse potremo capirlo anche noi.

Zoro

in un non vicino futuro temo ci saranno davvero robot come quello nel video.

asd555

"Il sistema andò online il 4 agosto 1997. Skynet cominciò a imparare a ritmo esponenziale. Divenne autocosciente alle 2:14 del mattino, ora dell'Atlantico, del 29 agosto."

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zdnko

C'era già Il Turco 250 anni fa!
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T.H.E. Cat

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Aster

Un eternità.

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