
10 Agosto 2021
In questo secondo approfondimento delle nostre Pillole di Cyber Security, vi parleremo di un argomento che in questi ultimi anni si è ciclicamente riproposto come “tema caldo” in ambito informatico e, ancora oggi, è uno dei motivi per alzare ulteriormente la guardia in materia di sicurezza informatica: il ransomware.
Riferendosi agli effetti principali del suo operato sul bersaglio, questo virus informatico è stato battezzato con la diabolica progenie dei due termini inglesi “ransom”, che significa riscatto, e “malware” che , come noto, indica un software malevolo.
La traduzione italiana più letterale della anglofona crasi è “Software malevolo che chiede un riscatto”. Un fenomeno che, come si può vedere da questo grafico redatto da Kaspersky, colpisce in media 1 milione di utenti ogni anno, con un'incidenza di circa il 3% su tutte le minacce informatiche
Più chiaramente di altri, questo virus ci mostra i danni raggiungibili attraverso un uso criminale e spregiudicato di una tecnologia potente come la crittografia digitale, che, invece, può servire a garantire diritti (come quello della riservatezza ad esempio) e a proteggere e difendere dati e comunicazioni.
Il concetto di crittografia deve essere brevemente esplicitato, se pur in un modo un po’ atecnico, in quanto componente essenziale di un ransomware vero e proprio.
La crittografia (o cifratura) nasce come sistema per nascondere informazioni da occhi indiscreti o non autorizzati. Può essere applicata sia ai dati/informazioni in transito in una comunicazione tra un mittente e un destinatario, sia a dati “a riposo” che hanno bisogno di essere conservati in modo che siano fruibili solo dal detentore della “chiave di decifratura”.
Il modo migliore per intendere la crittografia nel mondo digitale è quella di paragonarla, nel mondo “analogico”, ad una cassaforte pressoché inespugnabile se non con la chiave del legittimo proprietario. le informazioni a cui è applicata diventano illeggibili, infungibili e – di fatto – inutili per chiunque non abbia “la chiave” per accedervi.
Naturalmente si tratta di una semplificata descrizione per quelle che sono complesse operazioni matematiche sui dati per cui è necessaria una grande potenza di calcolo come quella di un computer.
Ebbene, il ransomware, proprio sfruttando questa potenza di calcolo, agendo molto rapidamente, e utilizzando questa tecnologia appena descritta, infetta il sistema della vittima e applica una cifratura a tutti i dati che riesce a raggiungere rendendoli indisponibili per l’utente. Ma non si limita a questo. La sua peculiarità è infierire e, oltre al danno già evidente, richiede un riscatto. Tipicamente il riscatto viene richiesto tramite pagamento su sistemi che hanno un alto grado di anonimato per cui non risulta possibile rintracciare i destinatari.
Ora che si intuiscono i possibili effetti spiacevoli del ransomware, conviene analizzare la minaccia per sapere come meglio difendersi e perché sia opportuno farlo.
In ossequio al vecchio detto “prevenire è meglio che curare” si rileva come il danno più facile a cui porre rimedio è quello che non si è ancora verificato. Per cercare di non incappare in questa “piaga digitale” è opportuno conoscere quali sono le migliori pratiche per difendersi dai criminali informatici che cercano di veicolare questo software.
Prima dell’uso - Nessun sistema è sicuro al 100%. Questo “mantra” in abito informatico deve essere da stimolo e non motivo di rassegnazione per ogni utente che utilizza strumenti informatici. La preventiva adozione di misure tecniche e organizzative per la protezione dei propri sistemi può spesso fare la differenza.
Per evitare che il ransomware raggiunga i dispositivi è opportuno adottare alcune misure tecniche come le seguenti:
Ancora prima di queste misure che, apparentemente, possono sembrare lontane dall’applicazione per un utente medio, ci sono attività ancor più alla portata di tutti che riducono il rischio di infezione:
Durante l’uso - Una volta adottati i meccanismi preliminari di protezione si deve comunque mantenere un grado di attenzione adeguato alle potenzialità dello strumento che si sta utilizzando. Come non si guida bendati, come non si corre con le forbici in mano, così non si usa uno strumento informatico connesso a una rete mondiale con la stessa leggerezza con cui si maneggia una pallina da tennis.
Dopo un’eventuale violazione - Nel caso le difese erette a difesa dei sistemi informatici, per qualsivoglia motivo, non siano state sufficienti a proteggerci dall’attacco che è riuscito nel suo intento si deve, in primo luogo, fare affidamento sulle attività svolte nell’ipotesi che questa possibilità si concretizzasse. In ogni caso, infatti, è meglio essere pronti a reagire a ciò che può comunque succedere.
La copia dei dati presente del backup – cloud o locale – deve essere
In mancanza di questa misura primaria alcuni produttori di software hanno fatto passi avanti nella lotta contro il ransomware realizzando alcuni Decryptor che servono a ripristinare lo stato originale dei dati sottoposti a cifratura indesiderata da parte di alcuni noti ransomware.
Come abbiamo visto per l’attività di Phishing, così il ransomware è utilizzato in modo massivo dai criminali cercando di massimizzare l’effetto infettando più macchine possibili.
Tuttavia, in alcuni casi il ransomware – o il suo “fratellino” il Cryptovirus (o Cryptolocker) che a differenza dell’esoso parente si “limita” a cifrare tutto ciò che riesce a raggiungere senza chiedere poi il riscatto – viene utilizzato come vera e propria arma digitale per causare danni mirati a certi soggetti bersagli di attacchi specifici.
La “doppia spada di Damocle” utilizzata dai Cyber criminali si concretizza non solo con la richiesta del riscatto ma anche con la minaccia di rendere pubblici i dati eventualmente sottratti a seguito dell’attacco. Questo, specie in ambito aziendale, spinge a prendere in considerazione la possibilità di pagare nella speranza di evitare, oltre a danni reputazionali, danni economici derivanti dal vedere esposte informazioni online in paragone rispetto a quelli sicuramente derivanti dal pagamento della somma richiesta.
In realtà la vittima di questi attacchi rimane vittima in ogni caso.
Come correttamente rilevato dagli esperti di Kaspersky è importante tenere a mente che in un contesto come quello del ransomware è possibile che si configurino più reati come quello di estorsione (629c.p.), accesso abusivo al sistema informatico (615c.p.) oppure danneggiamento (635 bis c.p.). Opportuno quindi rivolgersi alle forze dell'ordine e sporgere querela.
Oltre agli effetti che variano come gravità dal livello “fastidioso” al “devastante” fino al “mortale” – come si vedrà – l’evoluzione di questi software combinata alla vulnerabilità, più o meno estesa, di certi sistemi li rende particolarmente efficienti nello sfuggire ad una rilevazione standard.
A fronte di nuove vulnerabilità dei sistemi, scoperte quasi quotidianamente, non corrisponde, spesso, una altrettanto rapida ed efficiente messa in sicurezza degli stessi da parte dei proprietari dei sistemi informatici o dei fornitori dei software stessi. In queste finestre temporali – spesso anche molto brevi – si può inserire più facilmente la micidiale attività del ransomware.
Rischi e possibili conseguenze, il ransomware che uccide - Alcuni ransomware hanno raggiunto una notorietà paragonabile a quella di alcune rockstar o poco ci manca. Per citarne alcuni: WannaCry, Cerber, Petya e NotPetya.
Generalmente questa notorietà si raggiunge in relazione alla dimensione o al numero delle vittime coinvolte, in altri casi per la difficoltà dei software anti-malware di rilevarli e osteggiarli ma talvolta anche per gli effetti tragici che – direttamente o indirettamente – hanno raggiunto.
Kaspersky ha realizzato diversi contenuti con interessanti dati statistici che evidenziano l’attività dei più famosi ransomware degli ultimi anni. E che dimostrano la portata davvero estesa di questo fenomeno, soprattutto in ambito aziendale. Grandi player come LG, Southwire e Pensacola sono state vittime di attacchi con conseguenze più o meno gravi sulla loro attività. Stesso dicasi per altre realtà come Enel, Campari, Garmin. Solo nel 2019, riporta Kaspersky nel suo IT Security Economics, i ransomware hanno causato perdite economiche per 1,46 milioni di dollari.
Ma la notizia, legata a questi temi, che più ha colpito in questo periodo “pandemico” è quella di pochi mesi fa, proveniente dalla Germania, dove - durante un attacco ai danni di una struttura sanitaria - la paziente, destinata all'ospedale di Düsseldorf, è stata trasferita ed è deceduta per il ritardo delle cure.
I fatti di Dusseldorf non sono isolati. Gli attacchi ransomware verso enti e società impegnate nella lotta al Coronavirus sono sempre più frequenti e hanno indotto Interpol a rilasciare uno statement nel quale si raccomanda a tutte le istituzioni sanitarie di innalzare il proprio livello di allerta.
Come appare evidente da quanto descritto, l’attività del ransomware causa conseguenze spiacevoli, dirette o indirette che siano.
Per sintetizzare, estrapolando da un intervento sulla sicurezza informatica dei siti internet (già del novembre 2018) del Prof. De Nicola della Scuola Imt, Alti studi di Lucca, si può proprio dire che “Non è più tempo di improvvisare”.
Investire nella sicurezza informatica, che passa in primo luogo dalla consapevolezza e dalla formazione, è importante sia per l’utente singolo sia per le grandi realtà strutturate che trattano grandi moli di dati, spesso anche critici, siano esse banche, ospedali o Pubbliche Amministrazioni.
Ulteriori utili interessanti approfondimenti in tema ransomware si possono trovare sulle seguenti pagine di Kaspersky:
L'autore
Pillole di Cybersecurity è ideato e prodotto da Edoardo Venini, DPO team member per Pubbliche Amministrazioni e aziende private, senior legal/IT Privacy specialist c/o Bassi Del Moro studio legale dell'anno 2020 in Privacy e Cybersecurity per la classifica indipendente del Sole 24ore.
Puoi seguire Edoardo su LinkedIn
Contenuto realizzato in collaborazione con Kaspersky
Foto credits: Vladimer Shioshvili @Flickr
Commenti
Vado un pò off-topic.. esiste in windows 10 qualcosa di simile a "time machine" di macos!?
Sottile ironia, non per tutti
Credo sia logico avere un sistema operativo che non sia canonico per non avere la stessa vulnerabilità che si ha con Windows che a mio avviso è un guardone dentro casa.
Se usi Linux sei un utente consapevole di come funziona un sistema operativo, cadere in queste cose è davvero difficile, ovvio che la testa poi fa la differenza in ogni cosa.
La macchina virtuale non ti salva da niente, se non ricordo male Google era riuscita tramite meltdow o spectre ad accedere da una macchina virtualizzata ad un'altra virtualizzata. Il mio consiglio è migliorare quello che sta tra la sedia ed il monitor, oltre che passare a Linux.
Anche io, se mi arriva la Palma dalla Versilia la bombo, leccherei la Fi*a e la scoperei come se non ci fosse un domani.
ah, bello, le donne nude le preferisco nel mio letto
wait, la protezione di office 365 è per i file che hai caricati sul cloud
quella di w10 pro è per i file che hai in locale sul pc e per il sistema
Sarebbe successo anche con Linux, semplicemente avrebbero chiesto di "inserire la password per confermare l'identità e accedere al file" e le stesse persone ci sarebbero cascate
Quindi, se ho office 365 non mi serve avere un'altra protezione con w10 pro?
anche i russi non scherzano
diciamo che in certi luoghi è meglio andare con un computer ad-hoc o su macchina virtuale...
Veramente, quello che usciva a dire le donne nude.
di chi? a che?
Anche io dovrei smettere sono il prodotto figlio di Laurentis e Bonolis a Ciao Darwin.
io ho smesso da eoni, mi sono disintossicato
che figata
Io ne so per roba televisiva, vengo da lì.
ne so quant.... mica roba televisiva?
gente infolesa, senza windows sono persi
comunque ci sono ransonware che colpiscono pure linux. pochi, ma ci sono
con Linux non sarebbe successo :\
Come parti di internet penso tu intenda il deep web anche se secondo me la hidden wiki coi suoi pochi link può essere meno pericolosa di 4chan che si trova sul web libero
lì si che non schiaccerei mai su un link
Grande Fratello.
Due anni fa mi era successo a me un attacco Ramsonware, diciamo che in parte me lo sono andato a cercare girando in parti di internet dove l'attenzione a qualsiasi cosa che si clicca o si scarica è fondamentale per fortuna che me ne sono accorto dopo poco tempo capendo subito di cosa si trattasse e ci ho messo una pezza bloccandoli definitamente non riuscendo a crittografare nulla, erano riusciti però riusciti a rubare qualche account come quello steam con tutti i giochi che avevo che si erano già rivenduti ma che mi sono ripreso senza alcun problema, e anche altri che ho riottenuto e opportunamente cambiato tutte le password in modo sicuro, da allora sto decisamente molto più attento in quello che faccio cercando di tenere la mente lucida per non farmi fregare di nuovo.
che è?
Ovviamente.
GF.
C'è la Silicon valley e poi lei, Silicon
una che????
prima regola: mai accettare caramelle regalate (mai aprire allegati mandati) da sconosciuti
seconda regola: mai accettare caramelle regalate (mai aprire allegati mandati) da conosciuti
prima volta che vidi un ramsonware il genio aveva aperto un allegato finto pdf vero eseguibile, e alla mia richiesta di delucidazioni mi disse "ma era una fattura di ENEL". Lo guardai, lo fissai, e gli chiesi "hai un contratto con ENEL a casa o altrove?" Risposta: "No, perché?"
Perché il problema è sempre il bipede brainless che sta tra la sedia e il monitor.
capitava prima di w8/w10 non facendo un minimo di attenzione , anche io ne presi 1 con w7 tipo 10 anni fa
Io invece con windows un paio di volte ho preso dei virus.
io 10 anni mai avuto niente e ho windows
Con il mio chromebook neli ultimi 7 anni mai avuto niente.
Mi sento più al sicuro rispetto a windows.
è tutto in automatico, se hai office 365 ha la funzione anti ransomware, in automatico hai un backup che puoi ripristirare dei tuoi file se vengono corrotti.
Poi invece sul pc se hai w10 pro hai anche la protezione anti ransomware realtime, non si possono criptare tutti i file in auto
Google è tuo amico
Mi ha salvato in ufficio ONEDRIVE. Pc completamente compromesso ma la lentezza dell' upload della rete adsl ha permesso di scollegralo prima che compromettesse i file , ha fatto attempo solo a criptarne alcuni non indispensabili. Qualcuno ha mai sfruttato la nuova funzione di protezione del cloud di WIN 10 per ripristinare la versione precedente o come funziona ?
Ti ho messo la foto.
avresti speso meno tempo a cercare invece di chiedere e ricontrollare per una risposta
Lo stesso pure a me, che storia.
....
A me va peggio. I miei zii sono d'accordo con lei...
Appunto che speravo lo sapeste voi geni.
Pero' io almeno ci provo ad insegnarle!
Anche se non serve a niente.
Non mi ascolta :(
Ecco lo vedi sulla stessa barca.
allora non chiedere
Purtroppo lo so!
Mia nipote e' identica!
Questa.
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Okay