
10 Febbraio 2020
Con il 2019 si chiuderà il secondo decennio degli anni 2000. Come sempre in queste occasioni, nonostante la sensazione psicologica di cambiamento imminente, il passaggio a un nuovo anno non cambierà molto nelle nostre vite, di certo non nel breve periodo. Favorisce però il grande rito mediatico delle liste consuntive, delle grandi retrospettive, del “meglio di”. E potevamo forse noi esimerci dal guardarci indietro per capire cosa resterà di questi anni ‘10? La domanda è retorica, la risposta è palese, visto che la nostra lista delle 20 migliori innovazioni degli ultimi dieci anni la state per l’appunto leggendo.
È un elenco soggettivo, come tutti gli elenchi che avrete letto in questi giorni, ma non è una classifica. Non abbiamo ordinato cioè gli elementi della lista per importanza ma li abbiamo disposti banalmente in ordine cronologico. Mancheranno delle cose che qualche lettore riterrà più importanti di altre, ce ne saranno alcune che invece non condividerete: è giusto così. Noi abbiamo provato a unire qui venti novità tecnologiche che, a volte nel loro piccolo a volte in grande, hanno rappresentato una svolta immediatamente riconoscibile o hanno contribuito a innescare un cambiamento significativo in un mercato o nella società.
Si dice che Steve Jobs non fosse felice di come era andato il lancio del primo iPad, nel 2010 (ricordate? arrivò in Italia nel maggio di quell'anno). I media e il pubblico, a suo parere, non erano riusciti a cogliere il potenziale rivoluzionario di questo nuovo strumento. A quasi dieci anni da allora gli iPad non hanno sconvolto del tutto il modo in cui lavoriamo al computer, ma hanno creato da zero un mercato multimiliardario, quello dei tablet, che oggi Apple domina incontrastata. Non è un risultato da poco, e se oggi iPad è sinonimo di tablet, il merito è di quel primo oggetto introdotto da Jobs poco più di un anno prima della sua morte, avvenuta il 6 ottobre 2011.
Che ci piaccia o meno, l’avvento e la normalizzazione del ruolo dei social network nella nostra società sono una delle cifre degli anni ‘10. Assieme a Facebook, il social che più di ogni altro ha contribuito a plasmare le nostre vite digitali è stato Instagram. Da semplice piattaforma per la condivisione di foto, Instagram è diventata una realtà capace di creare una nuova dimensione professionale - più o meno criticata - e inedite dinamiche di comunicazione, oltre a riscrivere le basilari regole d’ingaggio della rappresentazione della nostra immagine pubblica e della nostra “persona” online.
Il decennio che si conclude in questi giorni verrà ricordato anche per il fenomeno degli “unicorni”, ovvero quelle startup tecnologiche che, spesso senza guadagnare neppure un quattrino, raggiungono valutazioni multimiliardarie in virtù del loro potenziale di sconvolgimento di mercati consolidati. Uber è l’azienda che più di ogni altra può rappresentare questa categoria. La piattaforma che ha rivoltato il mercato della mobilità globale come un calzino grazie alle sue corse a basso prezzo, resiste nonostante gli scandali e nonostante sia chiaro a tutti che il suo modello di business non sarà mai in grado di generare profitti. Nel futuro però ci sono auto a guida autonoma e taxi volanti: promesse a cui molti investitori continuano a credere ancora, nonostante le perdite.
Le prime dimostrazioni delle potenzialità del 4G LTE alla fine degli anni ‘00 hanno aperto la strada alla diffusione delle reti di nuova generazione nel decennio successivo. Abbiamo indicato il 2011 come data significativa perché è stato l’anno della commercializzazione dei primi smartphone dotati di connettività 4G.
Grazie all’aumento della velocità di trasmissione dei dati e alla capacità delle reti, il 4G LTE ha abilitato un decennio di evoluzioni tecnologiche nel campo dell’elettronica di consumo e delle telecomunicazioni. Al 4G LTE si deve anche l’evoluzione del mobile internet come lo conosciamo oggi, nonché la crescita delle piattaforme social, incluse soprattutto quelle basate sulla condivisione delle immagini e dei video, e dello streaming. Se dovessimo indicare una singola tecnologia che in questi dieci anni ha cambiato il volto dell’elettronica di consumo più di ogni altra, molto probabilmente sceglieremmo il 4G.
Un computer super-economico che sta nel palmo di una mano e che ha bisogno solo di un monitor, una SD card con il sistema operativo basato su Linux, una tastiera e un mouse. Il Raspberry Pi si potrebbe riassumere così, in poche parole, ma è molto di più. Nato nel 2011 come progetto per diffondere la conoscenza informatica e della programmazione tra i bambini e nei Paesi in via di sviluppo, è diventato uno degli strumenti di base che non possono mancare nella dotazione di ogni “maker” che si rispetti. Grazie al basso costo e alla semplicità di impiego, è diventato uno strumento di prototipazione utilizzato dagli ingegneri, dagli artisti multimediali, dalle startup innovative o dai semplici appassionati di elettronica. Si può usare per costruire un tornio a controllo numerico, come un emulatore del Super Nintendo, un media server casalingo, come un Hub fai da te per la smart home. Oggi siamo arrivati alla quarta versione e il prezzo, rispetto ai 25$ del modello originale, è salito a più di 50$, ma la potenza è sensibilmente aumentata, così come i potenziali usi del prodotto.
Se c’è un’automobile che merita di finire in un lista di innovazioni tecnologiche e gadget del decennio, quell’auto è certamente la Tesla Model S. Con la sua Roadster, Tesla aveva dimostrato che anche i veicoli elettrici possono essere “cool”. Con la Model S, invece, l’azienda di Elon Musk ha fatto molto di più: ha rivoluzionato le strutture tradizionali del mercato dell’auto e soprattutto della produzione e della distribuzione. La Model S è la prima di una serie di automobili che Tesla ha sviluppato e promosso come un gadget elettronico, la prima auto a introdurre una plancia che si controlla con la stessa intuitività di uno smartphone, la prima auto che si aggiorna over the air, tramite connessione a internet. Insomma una rivoluzione che i grandi dell’auto hanno provato a osteggiare in tutti i modi, senza riuscire nell’intento. Tesla, con i suoi alti e bassi, incarna la promessa della mobilità elettrica, e la Model S è stata la testa di ponte che oggi - quando tutti i concorrenti si affannano per rimettere il tempo perso - garantisce a Musk e soci un vantaggio competitivo difficile da colmare.
Se nel corso degli ultimi dieci anni abbiamo assistito alla normalizzazione delle auto elettriche, le auto a guida autonoma hanno invece ancora molta strada da fare (passateci il gioco di parole) e necessitano di importanti cambiamenti infrastrutturali che sono ancora lì da venire. Le abbiamo comunque inserite in questa lista perché, formalmente, i test e i primi esperimenti commerciali sono ascrivibili al decennio che sta per concludersi.
Il primo marzo del 2012 in Nevada entra in vigore la prima legge al mondo che consente l’immatricolazione delle auto a guida autonoma. La prima “license” viene concessa a Google, che di lì a breve porta su strada una Toyota Prius equipaggiata con la tecnologia di guida autonoma che poi nel 2016 confluirà in Waymo, una società controllata di Alphabet.
L’evoluzione della guida autonoma in questi anni non è stata tutta rose e fiori: in un consuntivo dei successi e degli insuccessi della tecnologia va necessariamente annoverato anche l’incidente mortale in cui fu coinvolta un SUV Volvo a guida autonoma di Uber a Tempe, Arizona, che causò lo stop dei test di Uber in 4 città (poi ripresi in Pennsylvania alla fine del 2018).
Gli anni ‘10 del 2000 verranno ricordati anche per l’ascesa globale dell’impero di Mark Zuckerberg, nonché per i numerosi e continui scandali sulla privacy e sulla profilazione (v. il nostro #prospettive dedicato) che hanno coinvolto Facebook nella seconda metà del decennio.
È innegabile dunque, nel bene e nel male, l’incredibile influenza che la creatura di Zuckerberg ha avuto sui dieci anni che si stanno per concludere. Un’influenza consolidata da due momenti seminali: l’acquisizione di Instagram nel 2012 e poi l’acquisizione di WhatsApp per la cifra record di 19 miliardi di dollari. Al tempo è sembrata una cifra completamente fuori scala.
A cinque anni di distanza, nonostante i piani di unificazione delle piattaforme non siano andati come previsto, è chiaro che quell’acquisizione è stata una mossa azzeccata e poco costosa, perché WhatsApp ha garantito a Facebook l’accesso a milioni di utenti in mercati chiave come l’India e in molti altri paesi emergenti. Piccola curiosità: anche Tencent, il gigante cinese che gestisce WeChat, era interessata ad acquisire WhatsApp. Zuckerberg la soffiò da sotto il naso all’azienda cinese offrendo quasi il doppio e approfittando dell’aspettativa del CEO di Tencent, che non aveva potuto seguire l’affare per sottoporsi a un’operazione alla schiena.
Gli anni ‘10 sono stati il decennio degli assistenti virtuali. La prima fu Siri, che debuttò nel 2011 su iPhone 4S. Poi vennero le altre (curiosamente, quasi tutte declinate al femminile tranne l’assistente “gender neutral”: purtroppo il movimento #metoo aveva ancora da venire). Alexa, lanciata da Amazon nel 2014, è quella che più di ogni altra ha saputo conquistare il pubblico e affermarsi sui media come l’assistente virtuale per antonomasia. Le intelligenze artificiali che ci portiamo in tasca o disseminiamo per casa sotto forma di smart speaker non soddisfano ancora la grande promessa di un assistente robotico che possa sostituire una persona in carne e ossa. In fondo, però, questo non è mai stato davvero il loro scopo.
Ciascun produttore ha sviluppato gli assistenti artificiali secondo una propria specifica agenda: Google ci vuole offrire un sistema di ambient computing che elimini i limiti e le barriere fisiche tra i dispositivi (e dunque possa profilarci ancora meglio per raffinare le pubblicità che ci verranno poi servite); Alexa ha uno scopo simile, ma il fine ultimo è venderci meglio i prodotti di Amazon. Siri, che invece - poverina - è solo un valore aggiunto all’hardware della Mela, è l’assistente artificiale che è rimasta più indietro, nonostante delle tre sia la prima ad essere arrivata sul mercato. Le politiche di Apple sulla privacy non consentono di raccogliere ed elaborare i dati personali con la stessa efficacia delle tecnologie della concorrenza (chiariamo: Apple raccoglie ed elabora dati ma lo fa con meccanismi di anonimizzazione che ne vanificano di fatto ogni valore commerciale). Una scelta che mette Apple al riparo da eventuali “backlash” e dagli scandali sulla profilazione, ma che allo stesso tempo nel breve termine rappresenta uno svantaggio competitivo, limitando il potenziale dell’assistente virtuale e la sua effettiva “intelligenza”.
Nel 2015 sono arrivati sul mercato i primi dispositivi di largo consumo con porte USB-C. Il nuovo standard è più veloce, sicuro, basato su un connettore universale che si può inserire in una presa a occhi chiusi e al primo colpo senza invocare la dea bendata. È una delle piccole grandi innovazioni del decennio che hanno reso sensibilmente migliori i nostri dispositivi. Sui laptop ci permettono di ricaricare il dispositivo collegando l'alimentatore a una qualsiasi presa. Sui dispositivi mobili invece semplificano la giungla di cavi che affollano i nostri cassetti, e ci permettono di caricare i dispositivi con un’unica presa standard, resistente, meno prona al danneggiamento e più performante. Insomma, un’innovazione nel senso più genuino del termine che - se proprio dobbiamo trovare un elemento controverso - è arrivata fin troppo tardi. Adesso non resta che aspettare che anche Apple si convinca a implementarla anche sugli iPhone (campa cavallo?).
Tra i trend più interessanti del 2010-2020 c’è senz'altro il revival dalla corsa allo spazio. È una tendenza favorita non tanto da nuovi programmi delle agenzie spaziali, bensì da una ristretta cerchia di eccentrici miliardari che - forse un po’ annoiati dalle banalità terrestri - guardano allo spazio come una nuova frontiera da conquistare. Per riuscire a “morire su Marte, ma non a causa dell’impatto”, Elon Musk sta ad esempio dedicando molte risorse e molto del suo tempo a SpaceX.
L’azienda è la prima ad utilizzare con successo per scopi commerciali dei razzi ad atterraggio verticale propulsivo (i Falcon 9 e Falcon Heavy) ed quella posizionata meglio per conquistare una fetta del futuro mercato del turismo spaziale. Tra le concorrenti più quotate ci sono Blue Origin di Jeff Bezos, il patron di Amazon, e Virgin Galactic, la divisione spaziale del gruppo di Sir Richard Branson.
Uno dei prodotti che a nostro parere ha segnato positivamente il decennio della Mela è l’Apple Watch. Ora, i critici diranno che non serve a molto, che il mercato dei dispositivi indossabili al polso non è poi così rilevante o che ci sono molti altri prodotti paragonabili e più economici. Vero, ma solo in parte, perché la rivoluzione dell’Apple Watch sta tutta nel modo in cui il dispositivo è riuscito ad ampliare l’ecosistema della Mela - l’asset strategico in assoluto più importante per l’azienda di Cupertino - in una direzione completamente nuova. È anche il primo dispositivo che sia riuscito a creare una categoria innovativa al confine tra fashion e tecnologia, nonché uno dei più avanzati strumenti non medici per il controllo e la gestione della propria salute. Come nel caso dell’iPad i concorrenti di Cupertino - salvo pochissime eccezioni più orientate esplicitamente allo sport - non sono ancora riusciti a creare prodotti che possano davvero competere per funzioni e qualità dei dati registrati con il prodotto Apple.
Non è stato facile assegnare una data precisa a questo elemento della nostra lista. Abbiamo optato per il 2015 perché è l’anno in cui la divisione Web Services di Amazon ha fatto registrare i primi profitti. AWS, così come Microsoft Azure, Google Cloud e altri servizi concorrenti sono cresciuti moltissimo nel corso degli ultimi dieci anni. L’infrastruttura del cloud e la sua evoluzione è, a nostro parere, un elemento fondante del decennio che ci lasciamo alle spalle, perché ha reso possibile numerosi servizi che diamo per scontati: dai già citati assistenti virtuali, che per la maggior parte elaborano le richieste degli utenti in remoto, allo streaming di Netflix; dalle web app più disparate a servizi di cloud gaming. La terminologia più diffusa usa la metafora della nuvola (il cloud, appunto) per descrivere queste tecnologie dal punto di vista del consumatore, ma sarebbe forse più corretto parlare di fondamenta, visto che questi servizi sono la base che abilita tutti gli aspetti della nostra vita digitale e sempre connessa.
Nel 2016, a vent’anni dalla vittoria di Deep Blue sul campione di scacchi Gary Kasparov, anche nel gioco del Go l’uomo è stato superato dalla macchina. Data la complessità delle strategie e delle combinazioni possibili nel gioco strategico di origine cinese, gli esperti erano convinti che nessun computer avrebbe potuto battere i grandi campioni umani.
Dopo una prima gara vinta alla fine del 2015, nel marzo del 2015 AlphaGo ha sfidato il campione coreano Lee Se-dol, battendolo 4 a 1 in uno storico match che si è svolto a Seul.
Un anno più tardi, nel maggio del 2017, AlphaGo è riuscito a battere anche Ke Jie, considerato il miglior giocatore di Go al mondo. Per il settore dell’intelligenza artificiale è stato un traguardo importantissimo, che secondo alcuni esperti segna un passo in avanti sensazionale verso un’AI generalista. Ad AlphaGo sono seguiti poi AlphaGo Zero e AlphaZero, ancora più potenti. Lo “zero” nelle ultime versioni del software indica la possibilità per l’intelligenza artificiale di imparare dal nulla, giocando cioè un numero enorme di partite contro se stessa. La potenza delle iterazioni più recenti del software è tale da aver permesso ad AlphaGo Zero di battere AlphaGo - la versione che nel 2016 ha sconfitto Lee Se-dol - per 100 match a zero.
Ora DeepMind punta ad applicare AlphaZero ad altri problemi esterni al dominio del gioco del go, come il folding delle proteine o lo studio di nuovi materiali. Nel 2019 Lee Se-dol ha deciso di ritirarsi dalla carriera professionistica: “anche se dovessi riuscire a diventare il numero uno”, ha dichiarato, “ci sarebbe sempre un’entità che non può essere sconfitta”.
Nel 2016 la cinese DJI ha avviato la commercializzazione del Mavic Pro (QUI la recensione), un drone per le riprese video che, grazie a un prezzo relativamente contenuto e alla sua forma compatta e facile da trasportare, ha drasticamente abbassato la soglia di accesso al mercato dei quadricotteri. Il drone dell’azienda cinese ha permesso a schiere di appassionati di dedicarsi alla videografia aerea con un sistema semplice (sembra di controllare il velivolo in un videogame) ma capace di produrre un girato di qualità professionale. Mavic Pro ha anche permesso a molti professionisti del video, che fino a quel momento non avevano considerato la possibilità della ripresa aerea, di aggiungere un nuovo strumento alla propria dotazione (provate a pensare a un filmato di un matrimonio degli ultimi tre anni, per dire, in cui non si dia per scontata la presenza di una ripresa panoramica dall’alto).
In questa lista non abbiamo inserito prodotti hardware per la realtà aumentata o per la mixed reality, perché riteniamo che nessuno di essi sia ancora abbastanza maturo per rappresentare un vero cambiamento nella fruizione dei contenuti o nella natura delle interfacce uomo-macchina. Certo, prodotti come Hololens di Microsoft che abbiamo anche provato sono molto promettenti, ma al settore serve ancora un “momento iPhone”. Un momento che per i software basati sulla Augmented Reality, però, c’è già stato. Lo ha rappresentato, a nostro parere, il lancio di Pokèmon Go. Il gioco di Niantic, esploso come fenomeno virale a livello globale nel 2016, è stato il battesimo del fuoco per la Realtà Aumentata, che da semplice elemento di nicchia, ancora vagamente sperimentale, è entrata di prepotenza nella narrazione mediatica, fino a diventare un concetto che, per capirci, non richiede più il classico “spiegone” neppure negli articoli delle pubblicazioni generaliste. A ulteriore merito di Niantic va segnalato che l’applicazione di Pokèmon Go è arrivata circa un anno prima del lancio di ARKit, il set di API per la Realtà Aumentata su iOS che ha permesso di migliorare drasticamente la qualità delle esperienze AR sui dispositivi della Mela.
Con la sua Switch, lanciata nel 2017, Nintendo è riuscita di nuovo a rivoluzionare il concetto di gaming con una scommessa rischiosa ma vincente. Al momento della commercializzazione non era chiaro se l’idea di un ibrido che permettesse di giocare tanto in mobilità quanto connessi a un televisore avrebbe potuto conquistare il pubblico. Raramente la convergenza, in ambito tecnologico, si rivela una scelta vincente (a tal proposito, vi invitiamo a leggere il nostro approfondimento). E invece ha funzionato eccome, tanto che oggi a quasi tre anni di distanza, la Switch rimane uno dei dispositivi elettronici più desiderati da un’ampia schiera di videogiocatori vecchi e nuovi. Nintendo ha fatto tutto nel modo giusto: Switch può offrire moltissimi titolo, può emulare intere librerie di titoli di vecchie console Nintendo, può vantare esclusive di altissimo livello. È, in altre parole, l’oggetto che più di ogni altro incarna la visione del gaming di Nintendo. A nostro parere come portata rivoluzionaria non può superare il NES o il GameBoy, ma di sicuro ha fatto tesoro di entrambe le esperienze e ne ha traslato gli elementi fondanti in un nuovo concetto che interpreta a pieno lo spirito dell'era tecnologica che stiamo attraversando.
Il metro di giudizio "standard" con cui misuriamo il successo nel settore videoludico ci porterebbe a incoronare Minecraft come titolo del decennio. Ma sebbene il videogioco di Mojang sia più venduto di sempre (QUI i dati di maggio), a nostro parere è Fortnite il più rappresentativo della nuova popolarità del gaming e del modo in cui il gaming è diventato oggi un elemento accettato e normale delle nostre vite. Fortnite è importante non solo per il suo successo e perché rappresenta ormai l’archetipo di un genere, ma anche e soprattutto per il peso mediatico e culturale che è riuscito ad ottenere nel giro di soli due anni. Per molti giocatori è diventato anche una specie di social network, un mondo virtuale in cui incontrare amici - vicini o lontani - e da cui trarre elementi e mode che vengono poi traslati nel mondo reale (pensate all’uso delle esultanze tipiche del gioco da parte degli sportivi). La versione per PS4 l'abbiamo recensita ad agosto 2017.
Uno dei grandi temi del prossimo decennio nell’ambito del computing sarà l’evoluzione dei computer quantistici, cioè i calcolatori che promettono di rivoluzionare completamente l'informatica superando i limiti imposti dal calcolo binario. Siamo ancora lontani dalla realizzazione di un computer quantistico con applicazioni realistiche e commercializzabili, ma il traguardo si avvicina sempre di più.
Alla fine di ottobre, con un articolo pubblicato su Nature, Google ha annunciato di aver raggiunto la cosiddetta quantum supremacy. Si è riusciti, cioè, a dimostrare l’esistenza di un’operazione che un un processore quantistico da 54-qubit (si chiama Sycamore) ha potuto risolvere in 200 secondi, contro i circa 10.000 anni che sarebbero serviti a un processore binario tradizionale. IBM, concorrente principale di Google nella corsa al futuro quantistico, ha messo in dubbio il risultato, ma vari esperti citati dalle maggiori pubblicazioni internazionali hanno paragonato l’impresa di Google al primo volo dei fratelli Wright del 1903.
Per approfondire il tema vi rimando a un mio articolo e a una mia intervista al professor Tommaso Calarco, il fisico italiano alla guida della Quantum Flagship, l’iniziativa europea per favorire gli investimenti e il coordinamento delle ricerche sulle tecnologie quantistiche.
Come il 4G alla fine degli anni ‘00, anche le reti 5G stanno muovendo i primi passi verso la fine di un decennio. L’evoluzione e l'adozione delle reti di nuova generazione, secondo gli addetti ai lavori, sarà però molto più rapida. Come vi abbiamo raccontato ormai tantissime volte, il potenziale del 5G è assai più elevato rispetto alla “G” precedente. Le nuove reti, grazie non solo alla maggior velocità di trasmissione, ma anche alla latenza bassissima del segnale, apriranno nuove frontiere per industrie non strettamente legate all’elettronica di consumo.
Il 5G abiliterà le smart city di nuova generazione, consentirà nuovi paradigmi di computing grazie alla possibilità di accedere costantemente e quasi in tempo reale alla potenza dei datacenter remoti da un cellulare o da un computer, sarà funzionale allo sviluppo della guida autonoma e sì, almeno dapprincipio, ci permetterà di utilizzare tutti i servizi che già fanno parte della nostra vita digitale con velocità e tempi di risposta superiori a quelli delle connessioni in fibra ottica. Anche se assisteremo alla diffusione delle nuove reti solo nel corso dei prossimi anni, il 5G è a tutti gli effetti una tecnologia del decennio che si chiude oggi: nel corso degli ultimi due anni sono entrate in funzione le prime reti, si sono venduti i primi piani tariffari (in Corea del Sud ci sono già milioni di abbonati, 1 milione nei soli primi 69 giorni) e sono arrivati sul mercato i primi dispositivi.
L'autore:
Andrea Nepori è un giornalista freelance esperto di tecnologia e culture digitali. Oltre a HDBlog, scrive per La Stampa, Domus, Vanity Fair, Il Foglio Innovazione. Vive a Berlino. Con Lorenzo Paletti conduce Ultima Fila, un "folle podcast" sul dietro le quinte della scena italiana del giornalismo tech.
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Commenti
Lui parla di general AI, che effettivamente non esiste ancora. In ogni caso si capiva abbastanza il contesto del tuo primo commento...
Non possono permettersi di rimanere indietro solo perché con iphone otto usare solo Siri.
Gli assistenti stanno diventando molto importanti, e se diventassero la cosa più importante Apple potrebbe restare indietro in vendite, la gente comprerebbe altro visto che appunto su iPhone si può usare solo Siri e Siri non è paragonabile alla concorrenza. Quindi più che un vantaggio io lo vedo come uno svantaggio.
Basta leggere, non è che lo dico io, lo dicono scenziati e la stessa Chiesa. Pensa un po'. All'ignoranza c'è un rimedio, basta leggere.
quindi miliardi di persone sbagliano e solo tu fai bene, tipo quello che andava in autostrada al contrario...
conta pure le dita di una mano te e arriva a contare fino a 2020 se vuoi...
stare qui a sindacare che si sia iniziato a contare da 0 o 1 è ininfluente, anche perchè la storia non è iniziata nè all'anno zero nè all'anno uno, altrimenti glielo spieghi te agli egizi che non sono mai esistiti...
qui chiudo perchè ho già perso troppo tempo, come ti ho già detto tu fai iniziare i decenni secoli e millenni quando vuoi a casa tua, sul pianeta terra il resto del mondo li conta in altro modo, fine!
articolo molto interessante ma potevate fare a meno di inserire Fortnite quando la vera rivoluzione in campo gaming è stata indubbiamente fatta da MINECRAFT .
l'anno 0 non è esistito. non esisteva nemmeno il concetto di zero nel medioevo, i monaci hanno contato da 1. e noi continuamo il loro conto. quindi o fai un millennio da 999 anni oppure il 1000 appartiene al 1° millennio, il 2000 al secondo.
"Nella notazione degli storici, che normalmente utilizzano il calendario giuliano per i periodi antecedenti l'introduzione del calendario gregoriano, l'anno 0 dell'era cristiana non esiste e si passa direttamente dall'anno 1 avanti Cristo all'anno 1 dopo Cristo: infatti il numero 0 venne introdotto in Europa solo dal 1202 dal pisano Leonardo Fibonacci."
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l'anno 0 non è esistito. non esisteva nemmeno il concetto di zero nel medioevo, i monaci hanno contato da 1. e noi continuamo il loro conto. quindi o fai un millennio da 999 anni oppure il 1000 appartiene al 1° millennio, il 2000 al secondo.
no e' diverso l'esempio delle dita.
perche' li stai contando (appunto le dita).
ma quando trascorre il tempo sei nel corso di XXX, per questo adesso siamo nel corso del 2021esimo anno.
a parte "array start at 0"... comuqnue non mi sembra troppo condivisibile cio' che dicono in quell'articolo.
tu appena nato hai 0 anni, giusto? ma gia dal giorno 0 sei nel tuo primo anno di eta', nel tuo primo decennio di vita, nel tuo primo secondo di vita.
non e' che il tuo primo anno di vita parte da quanto compi il primo anno. allo stesso modo il tuo primo decennio di vita, non parte da quando compi il primo anno.
la nostra data, ha come riferimento l'anno 0 (da qui partiva l'esempio degli array), il primo gennaio dell'anno 0, eravamo nel primo anno, nel primo decennio, nel primo secolo e nel primo millennio.
altrimenti dall'anno 0 all'anno 1 cosa sarebbe? l'anno 0 deve esistere... senno' avremmo 1BC e 1AC, da una parte +1 dall'altra -1, quindi ci sono 2 anni di differenza.
se come dice l'articolo, la nostra data parte da questa "convenction", allora si parte dallo 0, e nell'1 dici che siamo a +1... ma gia a cavallo tra lo 0 e l'1 AC, eravamo nel corso del primo anno.
una cosa sbagliata ripetuta da miliardi di persone resta sbagliata.
se inizi a contare le tue dita da uno (e così fai) la decima dita sarà l'ultima della seconda mano, non la prima di quando ricominci.
hanno iniziato a contare gli anni da uno, quindi il secondo millennio è finito nel 2000 incluso. ed il terzo è iniziato nel 2001. ed il decennio finirà nel 2020 incluso.
è matematica NON un opinione.
appunto, in informatica nel 1980.
non per i monaci del medioevo che hanno iniziato a contare da 1.
e visto che si è iniziato con 1, il terzo millennio è iniziato con 2001 e questo decennio inizierà nel 2021.
è come le tue dita, la decima dita è l'ultima della seconda mano, non la prima di quando ricominci.
array start at 0
gli altri miliardi di uomini contano gli anni come ti ho detto io, se tu vuoi contarli in altro modo fai pure...
se vuoi puoi chiamare cadrega una mela a casa tua, ma non aspettarti che il resto del mondo si adegui a te
ma risaputa cosa, lo zero non esisteva nemmeno quando hanno iniziato a contare.
https : // www. cicap .org / n/articolo.php?id=100276
https :// it.wikipedia. org /wiki/III_millennio
non c'entra niente, leggi se vuoi capire: https : // www. cicap .org / n/articolo.php?id=100276
Secondo me è sbagliato il termine "innovazione", perchè, a prescindere da cosa avrebbe messo ognuno di noi, non tutte queste sono innovazioni, e soprattutto, non basta inventare qualcosa perchè quel qualcosa sia innovazione.
Per esempio io non vedo sfrecciare auto a guida autonoma per le strade. E' una gran bella invenzione certo, ma finche non diventa una soluzione di massa non porta alcuna innovazione nelle nostre vite. Stesso discorso per il 5g.
Il mercato del pesce di mark poi, in che modo è innovazione? L'unica sua creatura sta collassando, ha comprato due aziende promettenti e in 7 anni non è mai riuscito a fornire un servizio unico. Le ha usate solo come banca dati per spremerci. Nulla di innovativo.
Pokemon go e fortnite poi sono fenomeni di massa, mode, giochi evento, ma definirli innovazione mi sembra esagerato. Idem per la switch..una wii evoluta.
Fossi stato in voi mi sarei avventurato in qualche vera innovazione tipo progetti ambientali per recupero plastica o energia dal moto ondoso. Innovazione in campo medico et similia..
no il primo decennio di questo millennio in termini assoluti parte dal 2000.
nel 2001 il millennio ha compiuto un nuovo anno, cosi' come te 1 anno dopo che nasci hai compiuto il primo anno.
se tu hai appena compiuto 10 anni... da domani, inizi il tuo 11esimo anno di vita.
non e' complicato come concetto :)
non a caso ora siamo nel terzo millennio... ma non siamo ancora nel 3000dc.
siamo nel 2020, ma il terzo millennio e' iniziato nel 2000 visto che con il 2000 e' terminato il secondo millennio... cosi' come il giorno del tuo decimo compleanno hai passato i primi 10 anni di vita, e inizi l'11esimo
Beh sì... Il prossimo Half Life sarà in VR. Ci sono programmi per il training medico in VR, applicazioni per la architettura in VR, l'Oculus Quest a Natale è esaurito praticamente in tutto il mondo (e il Rift S è anch'esso scarso in molte parti). I gameplay di Beat Saber fanno milioni di visualizzazioni... insomma un posto nelle innovazioni lo aveva di certo, molto più "le acquisizioni di Facebook" che non è nemmeno una innovazione, Facebook esiste dal 2004... E in più proprio una acquisizione di Facebook su cui punta moltissimo è Oculus...
non c'entra l'era informatica, è così e basta, ma non perchè lo dico io...
è una cosa risaputa come si fanno a contare anni decenni secoli e millenni
per tutto il mondo si fa nel modo che ti ho detto a contare decenni secoli e millenni.
poi ognuno a casa sua se vuole può contarli in altro modo, ma vale solo per casa sua, fuori dalla porta le regole sono quelle che valgono per tutti
ragionare in termine relativi è ok, ma il primo decennio di questo millennio va da 2001 al 2010 inclusi.
non è che si fa così, bisogna vedere quando hanno iniziato a contare come hanno iniziato ed hanno iniziato con 1, così come tu quando conti le tue dita inizi da 1.
iniziare da 0 è una cosa prettamente informatica, visto che le macchine iniziano a contare da 0 (esempio array in C).
peccato che hanno iniziato a contare da 1, e che lo zero non esisteva nemmeno come concetto. l'anno zero non è esistito. il primo millenno va dall'anno 1 al 1000, il secondo dal 1001 al 2000, il terzo dal 2001 al 3000.
non è che perché vivi nell'era informatica allora hai ragione tu, quando hanno iniziato a contare non esisteva nemmeno il concetto di zero, che è stato portato in europa da Fibonacci nel 1200.
quando hanno iniziato a contare, hanno iniziato da 1.
https : // www .cicap. org/n/articolo.php?id=100276
l'anno zero non è esistito, hanno iniziato a contare da 1. il concetto di zero non esisteva nemmeno quando hanno iniziato a contare.
non è una opinione, la mia. quando hanno iniziato a contare gli anni non esisteva nemmeno il concetto di 0, che è stato introdotto nel medioevo da Fibonacci. l'anno zero non è esistito, hanno iniziato a contare da 1.
Oltretutto quando si conta l'uomo inizia da 1, la tua decima dita è l'ultima della seconda mano, non la prima di quando ricominci. la prima decina di numeri va da 1 a 10 inclusi, la prima centinaia da 1 a 100 inclusi, etc.
il terzo millennio è iniziato il 1 gennaio 2001.
si puo' parlare di decennio anche in termini relativi e non assoluti... io potrei guardare nel 2023 l'ultimo decennio.
non per forza devo farlo partire da una data tonda.
il prossimo anno potrei voler analizzare gli ultimi 10 anni e quindi parto dal 2011 al 2020.
in entrambi i casi l'utente a cui ho risposto, ha sbagliato visto che qui e' chiaro che si parte dal 2010, e quindi ovviamente i 10 anni terminano nel 2019
Buon 2020 anche a te, ma le notifiche di disqus mi stanno arrivando solo ora, mentre ti scrivo.
Che dovrei fare, io??? Trovare investitori, produrre........ Naaaaaah!!!!!!
Io voglio solo essere un cliente. Un cliente come tanti, come te. Attendo il prodotto finale che, forse, con molta probabilità, arriverà al grande pubblico quando non mi tirerà più nemmeno per fare la pipì.
È un mondo difficile.
Ma io non la voglio in carne ed ossa. È questo il punto. Voglio andare oltre la carne e le ossa, perché la carne e le ossa rompono li cöjöni!!
Svegliarmi???? Eh, da quel dì che son sveglio. Dal giorno successivo al matrimonio...
Mi risparmio volentieri 50€!
Voglio l'assistente virtuale!!!! E basta! Arriverà quando io sarò ancora più vecchio e decrepito e sarà un business che porterà miliardi nelle tasche dei futuri magnaccioni.
Io non ho mai avuto il telefono criptato,comunque prima ok, ci stava il pin ma se ora metti l'impronta perché non usi quella? Poi c'è sempre la scelta insieme perché magari non puoi usare l'impronta o magari lo usa qualcuno(un familiare), quindi per me è un baco da colmare
Che abbia convinto tanti "pigri" ad attivare il pin è vero (anche se c'è da dire che le app di banche/ecc. tipicamente manco ti fanno loggare se non c'è un pin impostato)
Si che devi, sia Android che iOS te lo chiedono per il primo sblocco dopo al riavvio del dispositivo
Se non sbaglio è perché il pin/password è usato come chiave crittografica, quindi quando lo inserisci al riavvio esso viene usato non solo per sbloccare lo schermo ma anche per decrittare i dati utente. Dopo la decrittazione, l'impronta o face id è usato in realtà solo per sbloccare lo schermo, ma il telefono di per sé è già "sbloccato"
no!!! 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
quando inizia "1" è gìa passato un anno e hai già iniziato il secondo.
quando inizi col 9 stai già usufruendo quindi del decimo
la VR la usano io mammete e tu.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Ma proprio no... ma dove l'avete presa 'sta roba del 31 dicembre 2020? È come quando si fa il compleanno (Compiere - cioè completare - un anno). Quando compi un anno sei stato vivo da 0 a 365 giorni, quindi è passato un anno. Così il decennio lo inizi il 1 gennaio 2010 e lo finisci il 31 gennaio 2019. Totale = 10 anni.
Dai non è difficile.
eh... vallo a spiegare.
La VR ha influenzato la società o il mercato dei videogiochi su ampia scala? Perché allora mi devo esser perso qualcosa. :)
No. Il decennio inizia il primo gennaio 2010 e finisce il 31 dicembre 2019.
Look it up.
Perché i giochini li mettiamo veramente in questa lista ???
ma che stai a dì...
il primo millennio finisce il 31/12/999
se non ci si ricorda quanto studiato a scuola, visto che siamo su un blog di tecnologia, il famoso millennium bug dovrebbe rinfrescare gli studi...
La VR manco citata per sbaglio... invece di mettere Fortnite e Pokemon Go, o magari una innovazione del decennio precedente, la Realtà Virtuale mi sembra molto più attinente.