Tile, nuovi proprietari non troppo affidabili: "Vendono dati sulla posizione"

07 Dicembre 2021 8

È dei giorni scorsi la notizia dell'acquisizione di Tile da parte di Life360, società californiana impegnata da quasi venti anni nel mercato della localizzazione. E adesso due ex dipendenti gettano delle sinistre ombre sul modus operandi dei nuovi proprietari di Tile, tra le prime realtà al mondo a scommettere nel business dei tracker, ben prima che Samsung con SmartThings Tracker o Apple con gli AirTag portassero alla ribalta i piccoli accessori che promettono di non farci smarrire più nulla.

La piattaforma di Life360 conta ben 33 milioni di utenti in tutto il mondo, e nella grande mischia degli "utenti" ci sono sì adulti e ragazzi, ma anche minori. Il punto è che secondo le confessioni di due ex dipendenti, Life360 vende i dati sulla posizione a dei broker, i quali a loro volta li rivendono a terzi. E l'aspetto più inquietante della confidenza è che a differenza di altre società, Life360 non aggregherebbe i dati né ridurrebbe la precisione della localizzazione per preservare la privacy di chi si rivolge all'ecosistema per tenere traccia dei cari e di conseguenza per sentirsi più sicuro.

Life360, sempre secondo i due ex dipendenti, si limiterebbe a "pulire" i dati delle informazioni che ricondurrebbero in maniera immediata gli stessi ai singoli utenti, ma non verrebbe adottata alcuna precauzione accessoria per evitare che con un po' di olio di gomito i broker di dati o i terzi (o ancora i quarti) a cui vengono rivenduti non possano risalirvi.

In USA, dove Life360 è più diffusa che dalle nostre parti, la piattaforma sarebbe utilizzata in modo massiccio - oltre che dagli automobilisti per le funzionalità di crash detection - dai genitori che intendono conservare un occhio sui minori, e in passato la sua invasività avrebbe già dato adito a preoccupazioni in merito alla privacy: Life360 assicura di non lucrare sui dati dei minori di 13 anni, ammettendo però implicitamente che sopra quella soglia vale tutto.

Immagine: life360.com

Nulla comunque che non sia previsto dalle policy del servizio, non fosse per il fatto che l'informazione all'utente si esaurisce alla vendita dei dati ai broker, i quali possono poi rivenderli a chiunque per i fini più disparati. Tre passaggi che "puliscono" l'azienda da ogni responsabilità diretta. Sulla vicenda è intervenuto a The Markup Chris Hulls, il CEO di Life360, sebbene le sue dichiarazioni siano poco rassicuranti:

Consideriamo i dati una componente importante del nostro modello di business poiché ci permettono di offrire gratuitamente alla maggior parte degli utenti i servizi principali di Life360, compresi quelli che hanno contribuito ad incrementare la sicurezza delle persone alla guida e a salvare parecchie vite.

Life360 ha venduto dati sulla posizione, tra gli altri, a Cuebiq, Arity, Safegraph ed X-Mode, e proprio un dipendente di quest'ultima ha affermato che i dati forniti da Life360 sono considerati "preziosi" in virtù di "volume e precisione degli stessi". Alcuni dati avrebbero contribuito a ricavare delle tendenze sulla mobilità in "regime" di Covid-19, altri sarebbero stati girati dai broker al Dipartimento della Difesa USA, ma la sensazione è che le informazioni emerse possano solamente essere l'estremità visibile di un mondo sommerso.

"Se non lo stai pagando, allora il prodotto sei tu": se ci stupiamo per la vicenda di Life360 (e, dal momento che non è certo l'unica, per tutte le altre che dovessero venir fuori), allora questa massima dovremmo ripetercela più spesso.

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Commenti

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emmeking

Biricchini

csharpino

A ok, quindi bastava che te lo vendessero a 40€ per risolvere il problema!!!

Aristarco

Perché i tuoi dati gli fruttano poco

TheAlabek

Credici

Nico5
loripod

poco prima dell'acquisizione stavo per comprare un tile... menomale che ho preso tempo.

Alfonso

Ecco perchè Apple AirTag costa 35 euro e non 10/15.

Gianballo Bombolonen

mascalzoni

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