
Articolo 16 Set
In questi giorni ha fatto parecchio discutere l'inchiesta del Wall Street Journal che riferiva di un report interno in cui Facebook analizzava l'impatto di Instagram sulle vite degli adolescenti, con lo studio che avrebbe evidenziato come le interazioni con la piattaforma risulterebbero nocive per un numero significativo di giovanissimi, e in particolare per le ragazze.
Facebook, dopo quasi due settimane di silenzio, alla fine ha deciso di muoversi e lo ha fatto con una replica (la trovate al link in FONTE) a firma di Prat Pratiti Raychoudhury, Vice President e Head of Research del social.
Si tratta di un mossa resa necessaria non solo dalla pressione dell'opinione pubblica attorno alla vicenda, ma anche dal fatto che il capo della sicurezza globale di Facebook, Antigone Davis, nella giornata di giovedì dovrebbe apparire davanti alla sottocommissione del commercio del Senato USA proprio per rispondere di questa vicenda e per prospettare un piano volto allo sviluppo di un nuovo "Instagram per bambini". E non a caso Raychoudhury giustifica la risposta proprio facendo riferimento a questa udienza.
Com'era facile immaginare, la linea della piattaforma è netta, e respinge in blocco la versione dei fatti riferita dal Wall Street Journal. D'altra parte, le accuse mosse dal giornale sono pesanti, con Facebook che sarebbe stata al corrente degli effetti nocivi di Instagram sui teenager, e che però si sarebbe poi prodotta in sforzi minimi per affrontare il problema, preferendo semmai concentrarsi sul minimizzarlo in pubblico.
L'elemento paradossale della questione sta nel fatto che Facebook, per difendersi, sostanzialmente si impegna nel ridimensionare e smontare uno studio effettivamente prodotto internamente all'azienda. Un fattore chiave in tutto questo è costituito dal fatto che né il social, né il WSJ abbiano condiviso il documento incriminato: e questo quindi apre un margine di manovra per imbastire una difesa.
La prima osservazione di Facebook riguarda la scarsa rilevanza dello studio, che si sarebbe basato su un campione di appena 40 partecipanti: una cifra decisamente troppo piccola per essere ritenuta significativa, specie se consideriamo che stiamo parlando di una piattaforma che conta oltre 1 miliardo di utenti. Il piccolo studio non aveva grandi ambizioni fin dal principio, ma si sarebbe trattato solo di un'analisi esplorativa.
Facebook poi entra anche nel merito delle informazioni riportate dal WSJ, cui contesta imprecisioni e parzialità. E quindi precisa che laddove viene riferito che l'utilizzo di Instagram peggiora il rapporto col proprio corpo di 1 su 3 delle ragazze prese in esame, non viene tenuto in conto che i soggetti erano chiamati ad esprimersi circa 12 problematiche totali con cui si stavano confrontando, e che solo quella relativa al corpo ha prodotto un esito parzialmente negativo, laddove nelle altre 11 i riscontri descrivono piuttosto un miglioramento riconducibile all'uso di Instagram.
Inoltre, Facebook sostiene che il dato specifico relativo alle ragazze, benché il report non ne faccia menzione esplicita, sia da riferire non alla totalità delle adolescenti interpellate, ma solo a quella percentuale che aveva riferito di avere problemi con la propria immagine. Scendendo nel dettaglio, oltre al 32,5% che ha riferito un aumento del disagio c'è il 45,5% che avrebbe risposto sostenendo di non avere sperimentato né un miglioramento né un peggioramento della problematica, e infine c'è anche il 22% che avrebbe sostenuto di aver anzi ricevuto un aiuto dall'uso del social.
Dal momento che i dati cui sia Facebook sia il Wall Street Journal non sono stati condivisi apertamente, allo stato attuale delle cose è difficile stabilire quanta verità ci sia nelle due diverse interpretazioni. Di sicuro, però, quella del rapporto tra le nuove generazioni e i social in generale è un tema destinato a far discutere ancora tanto, a prescindere da questa indagine.
E sempre in questa direzione si muove la decisione da parte di Facebook di bloccare il progetto Instagram Kids, versione del social fatta su misura per i minori di 13 anni. L'idea era nata per mettere loro a disposizione uno strumento coerente con la loro giovane età, tenendoli lontani da una piattaforma altrimenti nata e pensata per utenti più grandi.
Crediamo fermamente che sia meglio per i genitori avere l'opzione di fornire ai loro bambini accesso ad una versione di Instagram progettata per loro - in cui i genitori possano supervisionare e controllare la loro esperienza - piuttosto che affidarsi alla capacità di un'app di verificare l'età dei bambini che sono troppo giovani per avere una carta di identità.
Non è un abbandono, ma una pausa, "ci darà tempo per lavorare con i genitori, esperti, policy maker e legislatori per ascoltare le loro preoccupazioni e per dimostrare il valore e l'importanza di questo progetto per i ragazzi più giovani che oggi sono online". "YouTube e TikTok hanno versioni della loro app per i minori di 13 anni", spiega Adam Mosseri, che ribadisce come Instagram Kids fosse stato pensato per i 10-12enni, e non per bambini più piccoli.
Commenti
E il fumo non causa il cancro ai polmoni.
Instagram pieno di zokk0le soft porn è proprio da esempio.
ragazzi, le nuove droghe si chiamano facebook ma ancor più instagram e tiktok. Creano dipendenza e ve lo posso sottoscrivere. Anche su di me noto che per vari motivi, dal passare solo 15 min al giorno ci passo più ormai dall'estte più di 1 ora al giorno. E posso assicurarvi che i giobvanissimi ci passano anhe più ore al di
Anche io faccio quasi solo storie con il mio cane, ed ho fatto vent'anni giusto l'altro giorno. Posso essere considerato boomer anche io??
È pericoloso per tutti...
Concordo.
I ragazzini giovani (e anche molti over 50, a dirla tutta) si comportano sui social come se fossero su un forum in cui vige l'uso di nickname e avatar: parlano e straparlano e strapostano, senza rendersi conto che quello che scrivono e postano viene visto da tutti, in particolar modo da amici e conoscenti nella vita reale. Danno via informazioni personali come se nulla fosse, poi i giornali urlano "alla violazione della privacy!" se qualcosa va storto.
Di fatto è narcisismo 2.0
E' vero, non è pericoloso solo per gli adolescenti, conosco 30enni che ci stanno sotto come fossero tossici...
"Facebook contro il WSJ: Instagram non è pericoloso per gli adolescenti"
ha ragione FB, arrivano già sce... all'adolescenza, non è instagram a farceli diventare.
E' come dire che l'osteria crea alcolismo, dato lo scarso numeri di astemi presenti
Io faccio storie Instagram ai miei cani, da bravo papà pancino canino.
E da bravo boomer quale sono, così dicono.
Per me i social (così come tante altre cose) andrebbero usati sotto il superamento di un test e di una specie di patentino.
Beh, se lo dice Facebook che di certo non ha nessun possibile "conflitto d'interesse" con Instagram allora siamo su una botte di ferro, di sicuro hanno ragione Zuckemberg & co. Come no ...
è vero, infatti quelli usano tiktok
eh certo! Se lo dice Zucchina..
https://media3.giphy.com/me...
Io l'avevo letto l'articolo del WSJ, e magari sarà anche vero che i dati sono parziali e un campione di 40 persone non voglia poi voler dire molto, ma il fatto che una percentuale non indifferente abbia condiviso quella sensazione, qualcosa vorrà dire.
Magari sarà il 3%, il 5%, ma su un miliardo di utenti parliamo comunque di una marea di persone. E sarà anche vero che mettere un "tick" sulla risposta non significa automaticamente depressione o stati psicologici gravi, ma comunque non è un aspetto da sottovalutare.
E' anche vero che trovare una soluzione a tutto ciò non è semplice. Forse un instagram kids non sarebbe una cattiva idea se ben implementato e con il controllo dei genitori.
tu quante storie fai al giorno?
lo è per gli adulti.