IoT e biomedicale: l'amplificatore è grande come una cellula umana

07 Settembre 2021 13

1.500 micron quadrati e 500 picoWatt: ecco dimensioni e consumo dell'amplificatore operazionale più piccolo al mondo, una creazione di un dottorando del Politecnico di Torino nell'ambito di un progetto in collaborazione con l'Universidade Federal di Rio Grande do Sul e della National University of Singapore. É grande come una cellula umana e richiede così poca energia da non aver bisogno nemmeno di una batteria: l'alimentazione viene fornita da una piccolissima (come potrebbe essere altrimenti) cella solare.

Si tratta di un circuito per l'elaborazione del segnale analogico proveniente dai sensori, talmente minuscolo - 20 volte in meno rispetto a soluzioni per lo stesso scopo - da essere ideale per scopi biomedicali: può essere ad esempio impiantato nel corpo umano per rilevare dati in tempo reale trasferendoli a un dispositivo esterno in modalità wireless.

I punti di forza sono sostanzialmente due:

  • con una dimensione di 1.500 µm2 è piccolissimo
  • assorbe una quantità di energia impercettibile, 30 volte meno rispetto allo stato dell'arte: 500 picoWatt, con 1 pW che è pari a 10-12 Watt.

"L'amplificatore digitale proposto non solo batte i record di consumi e di area, ma permette anche di ridurre in modo significativo i tempi di progetto", spiega il dottorando Pedro Toledo. Dunque rientra tra i dispositivi energeticamente autonomi, che non necessitano di batterie o di collegamenti: preleva l'energia dall'ambiente circostante, e ciò è più che sufficiente per un corretto funzionamento.

La soluzione implementata dal team di ricerca va così a colmare un vuoto che si era creato, con il progresso tecnologico che si era incentrato sui circuiti digitali ma non su quelli analogici, altrettanto importanti per la conversione (da analogico a digitale) dei segnali provenienti dall'esterno. Internet delle Cose e settore biomedicale potranno trarre beneficio da questo minuscolo amplificatore, aprendo le porte ad una serie di applicazioni sino ad oggi impensabili.

L'amplificatore sviluppato da Pedro Toledo riesce ad abbattere i consumi e a ridurre le dimensioni grazie all’applicazione di una tecnica innovativa ideata dal nostro gruppo negli ultimi anni, che prevede di “tradurre in digitale” il funzionamento di circuiti analogici come gli amplificatori, così da poter trarre pienamente vantaggio dei recenti sviluppi delle tecnologie dei semiconduttori - Paolo Crovetti, docente del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino.


13

Commenti

Regolamento Commentando dichiaro di aver letto il regolamento e di essere a conoscenza delle informazioni e norme che regolano le discussioni sul sito. Clicca per info.
Caricamento in corso. Per commentare attendere...
flagor

Dall'articolo
"può essere ad esempio impiantato nel corpo umano per rilevare dati in tempo reale trasferendoli a un dispositivo esterno in modalità wireless."

Un chip per ogni cittadino che fa il proprio dovere.

Emanuele

Non ho ben capito quale potrebbe essere l'applicazione principale di questa tecnologia

trodert

Il progetto di questo operazionale è molto interessante e mi faccio i miei complimenti al dottorando per il risultato.

Il titolo di questo articolo fa ridere: parole clickbait a caso

Roberto

Questo articolo varrà un bonus a fine anno da tutte le visualizzazioni che genererà dalle pagine dei complottari

Luca Lindholm

NFT!!!

Pip

Non per sminuire la cosa, ma un semplice amplificatore è solo una minuscola parte del tutto. Da qui a dire che consentirà chissà quale progresso ce ne vuole...
Specialmente se poi si parla di trasmissione dati wireless, che consuma in pochi secondi più energia di quanta un comune amplificatore ne consuma in un mese...

Surak 2.04

Speriamo

antoniolion94

Il Polito non svende, anzi

Surak 2.04

Ok, sarebbe interessante sapere se e quanto otterranno dallo sfruttamento della cosa e dei brevetti, oppure continuiamo a "svendere"?

Alphabeto

Scie chimiche, alieni, Tesla

BerlusconiFica

sono passati solo 2....21 anni...

Andreoid

tag consigliati per l'articolo: chip, 5g, vaccino, iot, blockchain, grafene

Luca Lindholm

Nota culturale a latere

Dell’IoT (l’internet delle cose) se ne parlava sul numero de La Stampa del 1° settembre 1998, in prima pagina in basso a sinistra.

Recensione e Riprova Google Pixel Buds Pro, rinate con l'aggiornamento

24H con Oppo Find N2 Flip, la sfida a Samsung è servita | VIDEO

Abbiamo provato i nuovi Galaxy Z Fold4 e Z Flip4, ecco le novità! | VIDEO

Copertura 5G, a che punto siamo davvero? La nostra esperienza in città