
01 Luglio 2021
26 Aprile 2021 233
Fino al 31 luglio in Italia sarà mantenuto lo smart working semplificato. Tra le nuove disposizioni del Decreto Legge 22 aprile 2021 n.52, noto come "Decreto Riaperture" e proroga del decreto n. 52/2021, rientra infatti l'estensione della procedura semplificata di comunicazione del lavoro agile fino al termine di luglio, di pari passo con la proroga dello stato di emergenza.
Lo smart working semplificato, introdotto dal governo con il lockdown di inizio emergenza sanitaria un anno fa e prolungato dal decreto Milleproroghe (convertito nella legge n. 51 del 1 marzo 2021) fino al 30 aprile 2021, è una forma di lavoro agile che non prevede un accordo tra il datore di lavoro e il dipendente.
Fino alla data stabilita, i datori di lavoro di aziende private possono dunque applicare la modalità di lavoro agile a ogni rapporto di lavoro subordinato senza l'obbligo di stabilire un accordo individuale con i lavoratori. Gli obblighi di informativa in materia di sicurezza sul lavoro possono essere assolti online, utilizzando la documentazione disponibile sul sito Inail.
Non tutti gli italiani apprezzano lo smart working: i fattori che incidono sull'indice di gradimento della pratica del lavoro agile imposta dallo scoppio della pandemia sono numerosi, in primo luogo la cornice domestica e familiare in cui viene svolto.
Secondo il report "Gli Italiani e il lavoro dopo la grande emergenza", organizzato dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro e dalla sua Fondazione, dello smart working gli italiani apprezzano in primo luogo la possibilità di conciliare meglio vita privata e lavoro, (6 volte su 10) ma non gradiscono le difficoltà che possono svilupparsi sul fronte aziendale e sulle relazioni di lavoro conseguentemente alla sua adozione, fino ad arrivare alla disaffezione nei confronti della loro attività lavorativa.
I numeri lo dimostrano: il 16,7% dei dipendenti intervistati considera il lavoro da remoto un "punto di non ritorno" della propria vita professionale. Oltre il 10,7% cercherebbe qualsiasi altro lavoro pur di svolgerlo da casa, mentre il 43,5% si riabituerebbe alla vita da ufficio, ma solo 4 persone su 10 tornerebbero volentieri a lavorare tutta la settimana in presenza. A incidere non è solo il fattore età ma anche la presenza o meno di figli nella vita dei lavoratori.
Dal punto di vista relazionale e di carriera, a patire maggiormente il lavoro da casa sono stati gli uomini (52,4% contro il 45,7% delle donne), che hanno tuttavia guadagnato più concentrazione e produttività, mentre le donne hanno vissuto in modo peggiore l'allungamento dei tempi lavorativi (57% contro il 50,5%) e l'inadeguatezza dell'ambiente domestico (42,1% contro il 37,9%), avvertendo più nitidamente il rischio di perdere interesse verso il proprio lavoro (44,3% rispetto al 37% dei colleghi).
Per quanto riguarda l'incastro più armonico tra vita privata e lavoro portato dallo smart working, a essere meno soddisfatti sono i dipendenti con famiglia, soprattutto le coppie: per il 43% di loro, l'equilibrio è stato minato dalla nuova normalità.
Quanto alle conseguenze pratiche, soprattutto economiche, del lavoro agile, il 71,1% ha affermato di aver ridotto le spese per spostamenti, vitto e abbigliamento, investendo per lo più in consumi legati al tempo libero - anche se un'indagine di SOS Tariffe aveva rilevato una maggior incidenza sui consumi, con un incremento significativo del valore delle bollette - ma il 48,3% lamenta l'uso di attrezzature poco adeguate e il 39,6% l'inadeguatezza degli spazi e delle infrastrutture, come ad esempio la connessione internet.
In conclusione, l'indagine evidenzia un ricorso maggiore all'home working tra i lavoratori qualificati e le grandi aziende (soprattutto del settore terziario, servizi alle imprese, assicurazioni e credito) così come una resistenza legata ad una cultura organizzativa del lavoro ancora improntata su modelli tradizionali.
Commenti
Quello che secondo me è poco chiaro è che lo smartworking non è l'obbligatorietà di lavorare da casa, ma la possibilità al dipendente di poter scegliere dove lavorare a seconda della giornata, quindi lo smartworking già prevede quelle che indichi (correttamente) tu. L'home based invece è cosa diversa, ma purtroppo obbligati dal Covid e senza esperienza pregressa, la maggior parte delle persone confonde questa come smartworking.
smart working forever l'ufficio meno ci vado é meglio stò
eh non posso neanche immaginare come sia, io in due in un bilocale avevo già la claustrofobia.
in 4 in un 3 locali.. è sempre una guerra
Questa è una questione molto soggettiva, e, al di là dei sondaggi, la cosa più positiva è la fiducia che l'azienda ripone nel lavoro da remoto. Adesso uno che vive in tutt'altra zona d'Italia, può pensare di lavorare per qualunque azienda Italiana. Ovviamente ci sono casi e casi, ma per i sviluppatori software per esempio, questo è un gran bel vantaggio
se non hai spazio per una sedia, sono grossi problemi
SW in italia, nella maggior parte delle aziende, vuol dire che stai rubando i soldi e non stai facendo niente.....Siamo in italia, purtroppo.
Io non ho problemi, starei anche a casa tanto sono in proprio. Ma mia moglie con un ora di metrò andata e un ora ritorno, per fare le stesse cose che fa in ufficio, sarebbero risparmiate.
Secondo me la questione dipende molto dal clima che è presente in ufficio. Ci sono molte aziende dove i dipendenti vengono controllati continuamente, con dei colleghi con cui non si hanno buoni rapporti, in questi casi capisco che si preferisca lo smart working.
Nel mio caso non ho questi problemi, con i colleghi vado d'accordo, si fa pausa caffè insieme e sinceramente preferirei tornare in ufficio visto che qui la pausa caffè è affacciarsi alla finestra per vedere il panorama sempre uguale.
eh no guarda che il lavoro agile causa covid non è smart working, non confondere le due cose, semplicemente casa tua è diventata l'ufficio, con le stesse regole e orari, salvo concessioni della singola azienda e/o contratti individuali. Quindi non te me puoi andare a bighellonare in giro durante l'orario di lavoro e non puoi trasferirti alle Hawaii.
dipende sempre dallo spazio che hai a disposizione, se ne hai
potrebbe inoltre essere una valida speranza per il meridione. Se avessi la possibilità di lavorare sempre da casa molto probabilmente tornerei giù.. mi spiace davvero, ma la pianura e la nebbia proprio non riesco a trovarle "belle".
Esattamente, succede solo se non c'è nessun che controlla a dovere. Quindi la colpa non è dello "smart working" in se, ma della dirigenza. Se uno è un fannullone, lo è sia a casa sia in ufficio.
le spese di luce li ammortizzi con gli spostamenti (sia in termine di tempo (che ha il valore più alto) che di denaro).
I buoni pasto non tutti li hanno tolti ed usandoli per la spesa sono un bel deficit.
Tolto questo è l'auto disciplina il vero problema.
Il decidere di staccare, di uscire di casa, di fare sport, di muoversi;
E' molto più facile farselo imporre dagli altri ed eseguire ;)
Da noi non è possibile, o meglio, ci sono dei team con pessimi manager in cui capita ma sono pochi, li si conosce e ci sono piani di sostituzione a medio termine. Altrove vedo che è possibilissimo perché la qualità del management è bassa bassa, lo noto andando a conferenze (in passato) e convegni. Spesso lo si evince dal semplice lessico che tradisce una certa forma mentis ('ho tot persone SOTTO di me', 'GESTISCO queste persone'...) oltre a manie di controllo che sfociano nel micromanagement che non sono altro che un segnale che non ti fidi dei tuoi collaboratori (quindi il problema è a monte).
E' già così, se l'azienda vuole implementare il lavoro da remoto (sia esso smart o home working o qualsiasi altra cosa) sono previsti contratti individuali a integrazione del contratto nazionale di categoria.
ci sono i contratti nazionali che tutelano i lavoratori, senza niente di scritto chi ti garantisce i ticket, le ferie, la malattia, i permessi, l'assicurazione in caso di infortunio? Esistono i contratti integrativi per gestire lo smart working. Al momento siamo in home working causa emergenza, per quello lo stato ha forzato la mano alle aziende.
Appunto, quindi come faresti ad imboscarti senza far nulla dalla mattina alla sera e senza essere scoperto?
Finita l'emergenza non ne voglio più sentire parlare di lavoro da casa.
Senza contare che non tutti hanno una casa adeguata a lavorare, magari non hanno uno studio o una scrivania. Inoltre i contratti normalmente andrebbero rivisti perchè e spese fisse le paghiamo noi dipendenti, e ci hanno levato pure i ticket.
Perché in tanti dovrebbero imparare che d'inverno si tiene un maglio e si abbassa il riscaldamento di 5 gradi, fa bene alla salute e anche all'ambiente, oltre che al portafogli.
L'unica cosa che secondo me l'azienda deve essere costretta a fornire è la postazione di lavoro, tutto il resto non mi pesa pagarmelo da solo.
Non è possibile perché se la tua pipeline di lavoro è ben fatta, che si sta accumulando un ritardo lo puoi vedere con netto anticipo e prendere delle contromisure.
Dipende dalla cultura aziendale che si è costruita negli anni e la cura che si è posta nelle assunzioni e nella formazione (non solo di hard ma soprattutto soft skill).
Basta un buon workflow e un middle management di qualità. Il dipendente che se la mena lo becchi subito ed anzi, è ottimo per attivarti subito e farne un esempio, in primis per rispetto dei suoi colleghi che invece si impegnano.
Oltre ai soldi devi anche considerare la tua spendibilità professionale futura. Nessun lavoro è per sempre, se non lavori su progetti interessanti e tecnologie nuove dopo un pò resti indietro e fatichi molto.
La postazione andava sistemata subito, come assoluta priorità, sedia ergonomica (rigorosamente non quelle da gaming che non vanno affatto bene) e schermo grande con possibilità di far riposare avambracci.
Chissà perché
Noi invece siamo di una famiglia di burini arricchiti, di quelli che pensano che sia un piacere già il solo lavorare per loro. Con i posti di comando che una volta erano occupati da gente capace, adesso solo da lecchini e cortigiani.
L'errore di fondo, che stanno facendo un pò tutti i mezzi di informazione in tutto il mondo, è considerare questo remote working quando non lo è. Siamo in Covid working. Il non poter staccare la testa per fare una corsa al parco, andarsi a bere qualcosa con gli amici più cari, l'andare liberamente la domenica a pranzo dai parenti, ha un suo rifletto su ogni aspetto della nostra vita, soprattutto su quella lavorativa. La felicità delle persone è stata fortemente compromessa, non è possibile fare paragoni con un caso normale di smart/remote working.
E questo è un chiaro indicatore che forse, laddove possibile, sarebbe saggio cercare lavoro altrove.
Si ma non è necessariamente un male, il metalmeccanico è un ottimo contratto. Discorso diverso col commercio invece.
Sinceramente tutto quello che pago in più restando a casa, viene ripagato (nel mio caso) dall'ora e mezza che risparmio di viaggio ogni giorno.
ho una giulia benzina e 200€ al mese se ne vanno tranquilli, per non parlare del consumo di freni e gomme (per dire, quest'anno neanche ho messo su le invernali).
Il cucinarsi in casa ti permette di mangiare molto più sano, meno grassi saturi, sale, carboidrati e più proteine. Il caffè è quello buono, così come l'acqua (che non puzza di disinfettante). Vuoi farti la camminata? Nella pausa pranzo puoi, così come la mattina invece di attaccare subito a lavorare.
Poi in questo periodo di lockdown ho preso anche qualche attrezzo da palestra e se mi gira mi alzo e faccio due trazioni o push up. Ho anche un tappetino su cui sdraiarmi per qualche manciata di secondi.
Naturalmente ognuno ragiona nella propria mente con la propria situazione. Per me è decisamente un vantaggio lavorare da casa.
Cercavo la parte ironica del tuo commento...
non molto diverso da quello che ho fatto io
io non ho la possibilità di farlo ma sicuramente mi farebbe molto piacere guadagnare quell ora o poco piu al giorno per andare e tornare dal lavoro e inoltre non mi dovrei alzare 1 ora prima :P . risparmio di carburante e risparmio usura veicolo . poi a casa è questione di organizzazione
Basta pensare che tutte le software house che ci sono non hanno un tipo di contratto specifico ma nella gran parte dei casi vengono messe su un CCNL un pò a caso, chi metalmeccanico, chi commercio un pò tutto a caso.
Protestate. Andate di sera mascherati a spaccare i vetri,pc, server, tutto anche qualche testa
E certo paghiamo riscaldamento, manutenzione,sicurezza e assicurazioni per due gatti a rotazione:)genio! Non si fanno cosi i soldi:)
Si si capisco che la nostra situazione sia abbastanza rosea, per fortuna è una grossa multinazionale che durante la pandemia è andata molto bene
Il problema alla base è come sempre l'Italia, in un paese normale non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di creare regole e leggi apposta per il lavoro da remoto.
Qua dove vivo si è sempre fatto (chi poteva) e non c'è certo bisogno di tutto questo casino, i contratti di lavoro sono molto elastici e ognuno può fare quello che vuole. Col virus non è stato fatto letteralmente niente, chi poteva ha cominciato a lavorare da remoto e fine. Zero problemi.
Da noi siamo nel paese dei boomer e ancora andiamo in giro nel 2021 coi contratti dove lo stato deve cambiare mezza legislazione per permettere alla gente di lavorare da un pc. Il problema è quello.
Buon per voi, da noi li hanno tolti subito. Non hanno neanche voluto contrattare la cosa, è stata unilaterale. Purtroppo ci sono stati due tribunali che hanno dato ragione alle aziende... Se li avete avuti, teneteveli stretti !
Parlando con il sindacato non siamo stati gli unici a cui hanno riservato questo trattamento.
Cioè non è cambiato nulla, visto che pure prima andavano al mercato, facevano delle pause al bar di ore, stavano direttamente a casa
Sono convinto che se andavi in ufficio accampavano una scusa diversa, il dirigente è in trasferta, la persona oggi non può eccecc.
In molti casi lo SW non c'entra nulla, è proprio il modo di lavorare che è sbagliato dal principio.
Ah io facevo SW qualche volta anche pre-covid, ci sono attività che è vero si fatica di più a fare, che sarebbe meglio fare in presenza,ovviamente per necessità ci siamo arrangiati in lockdown. Però lo SW è proprio il concetto di dire vado in ufficio o in trasferta quando serve, non per il solo fatto di farsi vedere tutti insieme. Lavorare sempre da casa comunque non è il massimo per me.
ovviamente al bagnomaria
eccerto.
lavora in comune...
Anche io uguale,i buoni pasto li ho anche quando lavoro da casa, in pausa pranzo se mi arriva una mail la leggo più tardi, una chiamata può anche arrivare ma capitava anche prima lavorando in presenza, solitamente basta rispondere educatamente "sto mangiando ti chiamo appena rientro".
Poi se lavoro fuori orario ovviamente vengo pagato come venivo pagato quando stavo in ufficio, e difficilmente ricevo chiamate non pianificate ad orari "strani", e comunque non rispondo nel caso.
troppo male leggi...