Anche Twitter partecipa alla grande ondata di licenziamenti che ha caratterizzato gli ultimi 2-3 mesi del settore tech. Portavoce della società hanno confermato ai colleghi di TechCrunch che ha deciso di lasciare a casa il 30% del team dedicato al recruiting. Non è stato precisato quante persone coinvolgerà la decisione, è stato detto che tutti riceveranno una buonuscita ma non ne è stata specificata l'entità.

Vale la pena osservare per contesto che da circa un paio di mesi la piattaforma social, che peraltro non è mai stata in grado di generare introiti particolarmente entusiasmanti, ha congelato praticamente del tutto l'assunzione di nuovi talenti e non sta nemmeno più rimpiazzando chi si licenzia, tranne dove strettamente indispensabile. Al resto del team saranno assegnate altre mansioni.

Oltre al periodo generalmente difficile per l'intero settore (sempre TechCrunch stima che negli ultimi due mesi siano state licenziate in tutto ben 30.000 persone), la posizione di Twitter è particolarmente delicata per via dell'acquisizione da parte di Elon Musk, che si sta trascinando da diverso tempo ormai senza una soluzione all'orizzonte. In effetti, appena qualche ora fa il Washington Post ha riportato (citando tre fonti anonime indipendenti) che sembra sempre più probabile che l'affare salterà.

Pare che le due parti non riescano a sciogliere il nodo relativo alla questione dei bot - o meglio, al rapporto tra account reali e fasulli - emerso a metà maggio 2022. Semplificando, Twitter dice che i bot sono meno del 5% del totale, Musk ha motivo di credere che siano molti di più, e i dati che Twitter ha fornito a Musk non sono stati definiti sufficienti per trarre conclusioni definitive. Appena ieri, Twitter ha organizzato un evento stampa in cui ha reiterato il dato del "meno del 5%" e ha spiegato che elimina fino a 1 milione di account spam ogni giorno (meno di due mesi fa il nuovo CEO Parag Agrawal aveva dichiarato la metà), ma pare che le informazioni che permettono di verificare queste dichiarazioni siano impossibili da condividere con l'esterno in modo perfettamente sicuro.

Insomma, Musk e il resto della cordata (ricordiamo che partecipano anche Binance, il co-fondatore di Oracle Larry Ellison e diversi altri fondi di investimento, incluso quello statale del Qatar) dovrebbero fidarsi, e non sembrano disposti a farlo. Il Washington Post riporta che i potenziali acquirenti "hanno interrotto certe discussioni relative al finanziamento" dell'acquisizione, mossa che viene vista come un pessimo segnale.