
22 Febbraio 2022
Ci sono due dati che spiccano guardando le classifiche delle aziende mondiali più rappresentative nel mercato hi-tech. La prima è che sono davvero poche le aziende con più di 25 anni di storia - o comunque nate prime dell’avvento di Internet - che sono ancora sulla cresta dell'onda. La seconda è che sono ancora di meno quelle che risiedono in Europa.
Ericsson è l’eccezione che conferma la regola. Nata nel 1876 a Stoccolma, la società svedese è l'unico brand del Vecchio Continente che riesce a dettare legge nel mercato delle telecomunicazioni, un colosso da oltre 22 miliardi di fatturato divenuta con le sue oltre 109 reti 5G commerciali in 4 continenti la prima potenza mondiale per market share (26,9%) nel mercato globale delle reti di accesso radio (RAN), secondo la società di analisi Mobile Experts.
Una visita all'Experience Center di Roma ci ha dato l'occasione di bere un caffè con il Presidente e Amministratore delegato di Ericsson in Italia, Emanuele Iannetti. E di scambiare con lui un paio di battute sul presente e il futuro delle reti.
Si può dire che Ericsson ci sia da sempre, anche se – in quasi un secolo e mezzo di storia – ha cambiato più volte pelle. Come racconteresti l'azienda attuale a un adolescente che non sa nulla di voi?
Gli direi che Ericsson è partita con la telefonia fissa più di 140 anni fa, in un garage. Il suo fondatore, Lars Magnus Ericsson, riparava telegrafi e sperimentava tecnologie per connettere le persone. Oggi chi arriva in azienda, soprattutto se giovane, sa che qui si fanno infrastrutture per telefonia mobile, ma guardando gli oggetti collocati nelle vetrine e nelle teche di questo Experience Center di Roma ci si rende conto che questa realtà è molto distante da ciò che era una volta. Questo per via dell'attitudine al continuo rinnovamento. L’approccio della startup è un filo conduttore che rimane. Se pensiamo alle tecnologie mobili, cinque anni - vuoto per pieno - sono il tempo che ci vuole fra l’idea e l’implementazione di una tecnologia. Ecco, ogni 3-5 anni c’è una finestra in cui occorre reinventarsi, reinventare l’azienda, pensare a dove sono le tecnologie e a dove saranno, raccogliere un po’ i feedback, la percezione, i trend, quello che dicono i clienti, consumer o business.
I vostri clienti restano comunque gli operatori telefonici, è così?
Sì, i nostri clienti sono perlopiù gli operatori di rete. Però ci piace raggiungere anche i clienti finali, quindi i clienti consumer o le aziende che vengono servite dagli operatori. Lo facciamo perché molto spesso siamo d’aiuto anche agli operatori per capire quale sarà il trend fra 5-10 anni. Ecco, sulla scorta di questa vision si riesce poi a costruire anche la strada tecnologica.
Parliamo di 5G partendo dalla quello che è appena emerso dal rapporto annuale del Censis, un documento che fotografa lo scetticismo degli italiani su temi che dovrebbero essere assodati, incontestabili: per il 5,9% del campione il Covid non esiste, il 5,8% è convinto che la Terra sia piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sula luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone. Quali sono i motivi che stanno alla base di questa visione alternativa che lo stesso Censis ha definito la “società irrazionale” e che si contrappone al pensiero più scientifico, o comunque più informato?
Credo che la motivazione sia legata alla mente umana. Evidentemente c’è qualcosa da inventare oltre l’ignoto, io non so perché. Certamente sui primi quattro punti c’è abbastanza documentazione a riguardo, ma lo stesso vale anche per il 5G. Ho iniziato a lavorare nel mondo del mobile quando si lanciavano il 3G e l’UMTS, e posso assicurare che c’era esattamente lo stesso mood. Quindi c’erano i NO 3G, coloro che contestavano l’installazione di antenne diverse formulando l’ipotesi di un 3G nocivo. Stessa cosa per il 4G. Fondamentalmente tutto nasce da una carenza di informazione, si fanno delle deduzioni che portano a conclusioni completamente erronee. Questo spinge a farci carico di una comunicazione verso gli operatori e, da qui, verso i clienti consumer. Fermo restando che ci sono tomi da leggere per rassicurare i cittadini o gli esperti che mettono in dubbio questa valenza ci tengo a sottolineare una cosa: le frequenze che vengono utilizzate nel 5G sono per il 90% le stesse utilizzate per il 4G. Quindi il 5G è nocivo quanto il 4G, ovvero non lo è.
Dunque il 5G non ci “controlla”…
Dire che il 5G serve a controllare le persone è paradossale perché ogni volta che si introduce una tecnologia si aumentano i parametri di sicurezza. Come Ericsson affrontiamo quotidianamente una serie di rischi di cybersecurity e di penetrazione da parte di hacker. È un lavoro che facciamo ogni volta che sperimentiamo o costruiamo una rete basata su una tecnologia innovativa – oggi parliamo di 5G domani sarà il 6G – si creano i protocolli di comunicazione più robusti in modo che questi non possano essere penetrati. Quindi nel caso è il contrario: il 5G è una tecnologia più sicura che permette di salvaguardare ancor di più le persone che parlano e i dati che transitano su queste reti, quindi è senz’altro più blindata, è più robusta in termini di resilienza, di capacità di comunicazione di latenza. Lavoriamo inoltre allo sviluppo di tecnologie per consentire agli operatori di rispettare alcuni obblighi di legge, che riguardano le intercettazioni legali. È una tecnologia che evidentemente deve poter permettere l'accesso da parte delle autorità quando necessario e quando richiesto.
Ericsson è l’azienda che più di tutte ci ha mostrato le possibili applicazioni che – grazie al 5G – potrebbero cambiarci la vita. Pensiamo ad esempio al 5G non solo nelle grandi città ma anche nelle piccole province, le millimiter wave all’interno degli stadi o dei grandi impianti, le auto che comunicano in tempo reale fra di loro e con il resto del contesto stradale per evitare incidenti. Ci si chiede però quanto tempo ci vorrà per vedere queste applicazioni uscire dalla fase pilota per entrare in quella mainstream.
In Italia abbiamo una grandissima opportunità che è il PNRR. L’indirizzo che il governo ha dato dei fondi europei sarà un booster importante. Io ritengo che a fine 2023 si potrebbero considerare terminati molti dei punti fissati per raggiungere gli obiettivi programmatici dei piani Italia 5G e Italia a 1 Giga. Da una parte colmare il divario nelle province e nelle città dove oggi c’è effettivamente un digital divide. Non si parla necessariamente 5G ma di una sovrapposizione di tutte le tecnologie che consentono di coprire quel gap e portare l’alta capacità nei distretti: il 5G, appunto, ma anche la fibra, il FWA e i cosiddetti very high capacity network. Questo progetto, che è stato definito dal governo, sarà implementato. Dall’altra gli operatori continuano a lavorare all'implementazione delle loro reti e quindi ritengo che in un paio di anni ci sarà la copertura totale e anche il roll out delle reti core stand alone per cui, fra la fine del 2022 e la metà del 2023, in Italia potremo contare su un’infrastruttura solida 5G.
Alcune casi di successo partono proprio dall’Italia
Siamo all’avanguardia in telemedicina, porti, logistica, pubbliche amministrazioni, reti ferroviarie, robotica, automazione industriale, abbiamo fatto dei progetti che facilmente sono mutuabili. E non bisogna pensare alla tecnologia solo in termini opportunistici - a quanto costa, cosa offre in termini di capacità di banda – la verità è che stiamo implementando la tecnologia anche con un obiettivo di sostenibilità: per Ericsson è fondamentale che ogni tecnologia sviluppata porti un beneficio di sostenibilità per chi lo implementa e per chi lo utilizza. Il 5G in questo caso è drammaticamente meglio del 4G in termini di consumi. Facendo un un parallelo, si usano le stesse frequenze, lo stesso concept, però in termini di consumi il 5G può portare a un consumo medio minore del 60-70%, quindi un impatto fortissimo in termini di sostenibilità.
Per chi si occupa di innovazione, le relazioni in questi ultimi anni si sono concentrate soprattutto in due continenti: America (Stati Uniti) e Asia. Sotto questo profilo fa un certo effetto vedere un’azienda Europea, scandinava nella fattispecie, giocare un ruolo così importante nel mercato hi tech. Ma si può parlare di un approccio europeo al mercato, e - se sì - quali sono gli aspetti che fanno la differenza?
Intanto bisogna dire che Ericsson oltre a essere europea si sente molto italiana. Il brand europeo ha 146 anni ma quello italiano ne ha 103, quindi siamo in Italia con orgoglio da moltissimi anni. Non è solo una forza commerciale, da più di 40 anni abbiamo 3 centri di ricerca e sviluppo, circa 700 ricercatori, Genova, Pagani, Pisa nei quali sviluppiamo delle competenze di eccellenza per diverse aree di prodotto. Si tratta di aree di prodotto e servizi per le attività di Ericsson nel mondo e questo ci dà un orgoglio particolare, perché molto spesso si parla del contributo dei singoli Paesi nelle società multinazionali. In questo senso si può dire che il nostro contributo sia molto forte, portiamo con orgoglio la bandiera tricolore anche all’estero, abbiamo moltissimi italiani che lavorano per la casa madre ma abbiamo anche moltissima attenzione della case madre su quello che si sviluppa in Italia. Il valore aggiunto è questo: avere capacità locale onsite dai nostri centri anche a supporto degli operatori. La ricerca e sviluppo è davvero vicina a tutti quegli ambiti nei quali c’è un’esigenza specifica o una voglia di approfondire o sviluppare insieme un percorso legato a prodotti o soluzioni o addirittura all’offerta da implementare.
Proviamo a buttare il cuore e lo sguardo oltre l’ostacolo: quando arriverà il 6G e soprattutto cosa dobbiamo aspettarci da quello che voi stessi avete definito come “l’Internet dei sensi”?
Non ne stiamo solo parlando, lo stiamo proprio sviluppando. Nel nostro mercato ogni soggetto che ha la capacità di ricerca e sviluppo contribuisce con dei brevetti che poi vengono gestiti dagli organi di standardizzazione per costruire insieme gli standard della tecnologia successiva. Sotto questo profilo, abbiamo già iniziato a valutare e a sviluppare i brevetti che faranno parte del 6G. Perché parliamo di Internet di sensi? Perché è una tecnologia che ci consente di connettere i cinque sensi in maniera interattiva. Rispetto al 4G, il 5G ha introdotto il concetto del tatto: possiamo guidare automezzi da remoto, fare operazioni di chirurgia a distanza, utilizzare strumenti in tempo reale come fossero presenti dall’altra parte. L’obiettivo del 6G è quello di estendere il concetto di realtà aumentata. Oggi quando facciamo virtual gaming giochiamo, lavoriamo, percepiamo e gestiamo un ambiente virtuale come fosse reale. Col 6G aumenteremo questo tipo di percezione e lo faremo in un contesto completo: non solo la vista, il tatto e l’udito, quindi, ma tutti i sensi a 360 gradi. È chiaro che nel tempo si svilupperanno poi i casi applicativi che assolveranno e sposeranno questa tecnologia.
Ok, ma quanto tempo ci vorrà per vedere qualcosa di concreto?
Penso che nei prossimi 5 anni avremo modo di toccarla con mano ma non dimentichiamoci del forte cambio di paradigma che è insito nel passaggio da 4G a 5G. Partendo da una tecnologia 5G con almeno cinque anni di maturità su ogni verticale industriale, e quindi con le proprie componenti e le proprie use case, sarà abbastanza semplice passare alla tecnologia successiva. Auspicando che non ci siano poi i NO 6G a ostacolarne il cammino...
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Commenti
queste società prendono fondi a terremoto per i rinnovamenti.
io facevo l'esempio delle antintrusioni che non hanno ancora fatto uscire i moduli 5g e sinceramente non mi sento di consigliare l'acquisto del modulo 4g (tra i 150 e i 250€ più l'installazione) sapendo che tra pochi anni ci sarà lo switch off pure del 4g. il problema non si poneva se ci fossero già i moduli 5g perché comunque avrebbero garantito almeno 8-10anni quindi una spesa giustificabile.
lato smartphone chi acquista ora lo farà già prendendo un dispositivo pronto per il 5g e sta tranquillo
No. E' una finta erbetta che sembra un broccolo. Vista da vicino va vomitare.
Esatto. Infatti già quello è un problema. Ma il problema è soprattutto il 2G.
Ni. Ce ne sono di 2 tipi. Quelli che devono fatturare e quelli che devono tagliare teste. Mi sono confuso, Iannetti è quello che deve fatturare. Era Rigoni (quello prima) che ha fatto una strage.
Comunque per la cronaca, ricordavo male: è il suo predecessore, Federico Rigoni, che si è insediato il 12 Luglio 2017 ed il 21 Luglio ha licenziato 600 persone battendo tutti i record. Ed è sempre Rigoni che circa 6 mesi dopo ha scorporato in una nuova società chiamata Exi(t) altri 530 dipendenti. Più altri tagli vari alla spicciolata ha fatto fuori in un paio d'anni almeno 1500 persone, per lo più fra Roma e Genova. Finita tale carneficina si è dimesso e Iannetti ha preso il suo posto.
parlavo di antintrusioni con backup 3g
si ma è un'operazione che possono fare in autonomia per guadagnare tempo.
in molti casi non sono convinti di voler affrontare una spesa che già sanno di dover riaffrontare tra qualche anno... resta un buon modo per guadagnare un'annetto per pensarci anche perché non è ancora uscito il nexus 5g (per fare esempio di centrali inim) che avrebbe dato un impatto diverso perché sicuramente più longevo del 4g mentre già si dismette il 3g
In Cina hanno già fatto i primi speedtest in laboratorio con velocità di 205Gbps
Si ma non per molto,probabilmente nel 2023 anche Wind3 e Iliad incominceranno a togliere il 3g per poter liberare banda
interessante, quindi c'è ancora una "scappatoia" per chi ha antintrusione con nexus 3g.
qualche cliente ti ringrazierà per avergli consentito di rinviare una spesa tra i 150 ai 300€ semplicemente cambiando sim (quindi in completa autonomia).
per la cronaca odio far spendere soldi inutilmente ai miei clienti
Si sì il 2g c’è ancora,l’unico paese al mondo che ha eliminato anche il 2g è la Svizzera proprio perché non lo usavo nessuno o una percentuale molto bassa,adesso gli unici operatori che hanno ancora il 3g sono Iliad e windtre
allora ricordavo bene!
Il gran capo è lui in Italia.
sapevo che alcuni operatori avessero già tolto 3g ma lasciando il 2g
Sì sì certo.
Ecco perchè ancora non ho fatto carriera.
Mi sa che hai ragione.
Quindi non si vestono sempre così?
Meno male.
Legali lo saranno , bho. Costano poco secondo me perchè sono aolo un pezzo di carta. Provo a rispiegarto con un esempio:
Secondo te quale vale di più: una licenza poetica della treccani , oppure una licenza poetica dell'edicola sotto casa. Nel mondo del lavoro, secondo te a chi danno priorità, ecco di conseguenza il costo
A Sanremo bisogna farsi notare dal pubblico, non dal grande capo.
Ti sbagli alla grande, se non sei conformista vieni emarginato, non fai carriera, per fare carriera devi ripetere a pappagallo il verbo del gran capo.
non capisco la risposta, sono legali? come mai costano così poco?
Perchè?
Non ti sembra un ragionamento che fila?
Si il 3g è in dimissione,nel 2029 dimetteranno anche il 2g e poi più avanti toccherà al 4g per potenziare il 5g e il 6g che uscirà nel 2030
Molti cantanti a Sanremo hanno fatto così.
Loro hanno la testa.
A quando le interviste in tuta?
Quindi dmn mi vesto con un sacco di canapa x dimostrare che nn seguo la corrente e nn son un capra che nn pensa con la sua testa?
Ma per il 6G ci vorrà la 4a dose?
Nessun fan delle reti 5G di Huawei oggi?
Il valore di una licenza dipende dal valore che il mondo del lavoro da a quella licenza
Iliad è im gatto. Vodafone una tigre
Che spettacolo!
Guarda che batteria compatta aveva!!! Ben 580mAh!!!
https://uploads.disquscdn.c...
Mi riferisco al fatto che si poteva agganciare una telefonata ad un qualsiasi numero alla chiamata di emergenza bloccando la tariffazione.
È marijuana quella nella foto?
ma è un commento giusto per dare fiato alla bocca oppure pensi veramente ciò che hai scritto?
ho già come seconda macchina la panda hybrid, rispetto allo scassone diesel che avevo prima sto spendendo 350 euro in più di benzina l anno...
autoricarica 190 o ti riferisci solo al fatto che con le ultime 200 lire potevi stare a telefono anche ore
prova con sustenium plus... quella roba resuscita i morti
il 3g non è in dismissione?
è perché gli alieni attaccano sempre e solo USA e Giappone, però in Giappone sono più fighi, usano i robottoni giganti
Il T28?
Ma sai quanto è vecchio?
Io a quei tempi usavo Netscape...
Io mi fido poco di Sky ma se lo dice Ibra allora ci credo.
Lo farei pure io.
Purtroppo in giro è pieno di poveri.
Si i parrochi e pure i vescovi a volte.
Non ci si crederebbe.
Mi sa che hai ragione dato che il mio ex parroco è morto ieri di covid a 68 anni.
Non lo sapevi che l'America era un continente?
Gli americani lo sanno.
Ste cavolate dovrò ascoltarle per almeno altri 10 anni.
Sono già stufo.
20 euro.