
12 Aprile 2021
Microsoft sta studiando soluzioni alternative per raffreddare i suoi datacenter in modo più efficiente, e una soluzione potrebbe arrivare dal mondo del crypto-mining: si tratta sostanzialmente di immergere i chip in un serbatoio pieno di liquido, naturalmente non conduttore di energia elettrica, realizzato appositamente da 3M, che ha una temperatura di ebollizione di appena 50 gradi centigradi.
Non appena iniziano i carichi di lavoro intenso, i chip si scaldano, fanno bollire il liquido che evapora e raggiunge un condensatore, che viene raffreddato da un sistema esterno, nel coperchio del serbatoio; il vapore si ritrasforma così in liquido e "piove" verso il basso, completando così il circuito, il cui termine tecnico preciso è "raffreddamento a immersione bifase".
In linea teorica, il sistema dovrebbe garantire un'efficienza di dissipazione del calore del 15% superiore alle tradizionali tecniche ad aria; una cifra notevole se si considerano le dimensioni delle server farm di Microsoft. Ma all'atto pratico, questo guadagno è ancora tutto da dimostrare. Microsoft intende condurre test approfonditi nel corso dei prossimi mesi: il primo passo è far sì che il personale coinvolto famigliarizzi con la tecnologia, poi bisogna dimostrarne l'efficacia con carichi di lavoro tipici dei sistemi.
La pandemia di COVID-19 ha messo molta pressione al settore high tech: da una parte, il ricorso al cloud computing è schizzato alle stelle, tra smart working, videochiamate e maggior ricorso all'intrattenimento online, dall'altra ha causato una crisi di disponibilità di processori e chip di memoria senza precedenti. Tutto questo per dire: c'è più bisogno che mai di ottimizzare l'efficienza dei datacenter per sopperire alla domanda che non accenna a diminuire.
NZXT H5 Flow con Kraken Elite 280, la recensione di una build votata all'eleganza
Recensione Asus ROG Swift PG42UQ, 42 pollici di puro godimento!
ROG Ally: abbiamo provato l’interessante ibrido tra console portatile e PC | VIDEO
NVIDIA Studio e Omniverse, come annullare 7.000 Km grazie alla tecnologia
Commenti
Infatti trovo molto più interessante la sperimentazione di strutture datacenter subacquei.
C'è un discorso sul riscaldamento degli oceani, che è in atto a causa di un'assorbimento maggiore di energia dall'atmosfera e questo sta avvenendo dall'era industriale. Quindi questi datacenter "riscaldano" l'acqua circostante se occorre farne tantissimi, troppi. Però, io opterei per un miglioramento drastico sulla componentistica e sull'ingegneria, prima di cominciare a costruire datancenter sottomarini.
Questo invece è un buco nell'acqua.
infatti è un buco nell'acqua secondo me.
Ci vuole qualcosa di più rivoluzionario.
li hanno già fatti nelle nazioni del nord europa
bisogna anche vedere questa sostanza che stabilità abbia nel tempo
se nel suo continuo evaporare e condensare non lascia per caso delle sedimentaizoni-incrostazioni ceh a lungo andare possano creare problemi, poi bisogna vedere se questa sostanza volatile sia o meno compatibile con la vita o se sia necessario immaginare sistemi completamente sigillati in cui i tecnici della manutenzione per intervenire debbano equipaggairsi di mascherie se non addirittura di respiratori
infine bisogna valutare come questa sostana non attiva elettricamente possa interagire nel corso di anni con gli altri materiali tipicamente utilizzati in un server: pasta conduttiva, pcb, plastiche e colle varie
esiste già qualche soluzione casalinga
Tanto una cosa è il raffreddamento a liquido a circuito chiuso un'altra è questa soluzione. Il circuito chiuso presenta nettamente molti più problemi sia come numero di componenti coinvolte sia per il fatto di dover garantire la tenuta idraulica, tutti problemi che con questa soluzione non ci sono o sono molto ridotti.
In seconda battuta le recenti tecnologie di virtualizzazione portano a paradigmi di progettazione totalmente diversi anche per quel che riguarda la manutenzione, lo dimostrano anche progetti come quelli dei datacenter subacquei.. Si prevede una certa ridondanza e in caso di problemi si "spostano" i processi su un'altra scheda e si va avanti non intervenendo più "su necessità" ma con manutenzioni programmate.
I datacenter grossi consumano anche qualche decina di MW (la maggior parte trasformati in calore), non sarebbe male recuperare parte di quell'energia.
Guarda che esistono gli attacchi rapidi dove per rimuovere l'intero server o i componenti non serve svuotare il circuito.
È solo una piccola rivisitazione del raffreddamento ad immersione che esiste da una vita.
C'è un motivo se nei server e datacenter non si va mai di raffreddamento a liquido: la manutenzione.
Mantenere migliaia di server immersi in liquido o anche pieni di waterblock è un incubo e i costi per l'infrastruttura e il lavoro in più superano di gran lunga qualsiasi guadagno in termini di calore dissipato.
Chiunque abbia avuto un PC con raffreddamento a liquido custom sa quanto è difficile e dispendioso in termini di tempo Farr manutenzione, figuriamoci interi server immersi in un liquido...
Elimini totalmente qualsiasi possibilità di mantenimento rapido
Mac Chip Menu
beh, visto quanto si consuma per il mining direi proprio che si arriverà presto
No sarebbe una gran cosa
E cosa ci sarebbe di sbagliato?
Attendiamo il teleriscaldamento utilizzando i datacenter.
Questi americani mangiano di tutto
Sembrava una friggitoria
Sempre più convinto che urge il passaggio massiccio ad Arm.