
06 Dicembre 2022
Google ha deciso di rendere omaggio a Gerald "Jerry" Lawson, "ingegnere e imprenditore nero che ha cambiato il nostro modo di giocare" scomparso nel 2011. Cercando qualcosa su Google oggi, sia da desktop che da mobile, è probabile che facciate caso al logo diverso dal solito, dallo stile che richiama il mondo dei videogiochi. È l'omaggio al principale inventore delle cartucce delle console da gioco, e toccandolo si apre un mini game che ripercorre le tappe della vita di Lawson.
Jerry Lawson nasce a Brooklyn, New York, nel 1940 da genitori che lo spronano a sperimentare fin dalla tenera età. La passione del papà Blanton, un impiegato portuale innamorato della scienza, contagia il figlio, che si farà ispirare dallo scienziato americano nero George Washington Carver: appenderà un suo ritratto di fianco alla scrivania, per avere il suo modello sempre vicino.
Lawson conosce i computer durante le sue esperienze in Federal Electric ITT e PDR Electronics, a New York. Le due aziende gli insegneranno l'arte della programmazione, che metterà a frutto nei primi anni '70 in Silicon Valley alla Fairchild Semiconductor. In quel periodo gran parte dei giochi riguardava solo gli enormi computer mainframe dei laboratori universitari. Lawson invece ha lavorato in garage sul suo minicomputer PDP-8 Digital Equipment (a destra) riuscendo a far girare Lunar Lander, gioco testuale a tema spaziale.
Nel 1971 il debutto del primo videogioco arcade in serie, Computer Space, dà a Lawson la consapevolezza che esiste il margine per andare oltre, e la sua motivazione lo spinge a utilizzare il microprocessore F8 di Fairchild, l'azienda della Silicon Valley in cui lavora, per creare il proprio gioco, Demolition Derby. Non andrà mai in produzione, ma l'operazione fa rumore e Fairchild lo sceglie per guidare il team che deve trasformare un prototipo della Alpex Computer Corporation nella prima console da gioco consumer con cartucce intercambiabili.
È il 1976 quando il progetto Channel F di Fairchild guidato da Lawson giunge a compimento, ed è la prima volta che una piattaforma commerciale offre la possibilità di cambiare gioco semplicemente sostituendo la cartuccia. Tre anni più tardi Fairchild decide di chiudere la divisione giochi, quindi Lawson lascia l'azienda per fondarne una sua. Nasce così Video Soft, che nel 1982 è la prima software house fondata da un nero.
Video Soft però ha vita breve a causa della recessione dell'83 che azzoppa il nascente mercato dei videogiochi. Lawson chiude l'azienda prima che potesse portare qualcosa sul mercato, ma 6 prototipi quasi pronti al debutto, tra cui il gioco Genesis 3D, vengono ripresi nel 2010 da un gruppo di appassionati che lavorando al fianco di Lawson ne produce 100 copie. Chiusa la parentesi Video Soft, lavora come consulente, perito per i contenziosi giudiziari e come consulente per giovani ingegneri.
Lawson muore nel 2011 ma "il suo lavoro pionieristico ispira le nuove generazioni", si legge nella pagina dedicata su Google Arts & Culture (non è la prima volta che si occupa di videogame). Nel 2019 il programma Computer Science For All di New York ha distribuito agli insegnanti dei poster (immagine a destra) da appendere nelle loro classi, affinché Lawson potesse ispirare i ragazzi come George Washington Carver fece con lui.
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Commenti
Purtroppo è abitudinaria questa prassi, molti definiscono Steve Jobs/Bill Gates dei geni, allorché i veri geni sono ben altri (Ken Thompson, Tichards, Torvalds e via dicendo)
Qua non si parla di OGGI, si parla di IERI, di un ieri brutto che è giusto ricordare per fare in modo che non ritorni.
anche se non controbatti lo sembri, basta usare la parola "woke"
Davvero ben fatto
ma la Fairchild che dicide di lasciare la gallina d'oro dei game è da Oscar
"... uno sceriffo negroo???..." (cit. Robin Hood di Mel Brooks)
Seriamente, ribadire che fosse nero in ogni riga non lo rende piú interessante o piú eroico, quello che ha fatto é notevole, ed esserci riuscito in una america ancora discretamente razzista é sicuramente un vanto ulteriore, ma rimane una cosa secondaria rispetto ai suoi meriti di ingegnere.
Non dimentichiamoci della madre di Jack Black (in quanto donna in una societá fallocentrica, non perché nera, ovviamente e nonostante il cognome), non sono casi isolati.
Sono solo saturo di questo woke che tu mi rappresenti perfettamente con una retorica che se provassi a controbattere mi farebbe sembrare un razzista.
Semplicemente sono dell'idea che, OGGI, non sia necessario dover precisare cose come sesso, colore, attitudine, preferenza o quel che ti pare come etichetta vicino ad un ruolo/merito.
Certo che vi triggerate per poco eh. In quegli anni non era per niente comune un ingegnere nero, ed è giusto ricordare il perché.
La produttività in ufficio oggi si impenna.... :D
Mi piace anche Tapiro, ma anche i formichieri e gli ermellini mi stanno simpatici :)
Altri tempi,altri uomini.
Talpa bianco suona meglio
Che immenso. Caparbietà, genio. Un infinito
Ammiro molto il lavoro di quest'uomo.
Meno il fatto che debba essere chiamato "ingegnere nero".
Allora io voglio essere chiamato "ingegnere bianco".
Woke del bip.
Nella docuserie High score su Netflix si parla di lui, mi sembra nel secondo episodio
ammetto che non lo conoscevo ma stamattina ho trovato simpatico l'omaggio di google che mi ha permesso di apprendere un pò della sua storia...
Uno dei grandi pionieri del mondo dell'informatica e dei videogiochi, la sua idea dei giochi in cartucce costrinse l'Atari di allora a correre ai ripari, Bushnell per competere su questo mercato emergente ( prima c'era pong con il connubio consolle = gioco ) dovette vendere alla Warner per trovare liquidità che porto poi alla nascita di quella fantastica consolle che fu l'Atari 2600, alla quale lavoro quel genio di Jay Miner che divento poi uno dei padri creatori dell'Amiga che fu poi acquisti dalla Commodore di Tramiel proprio per andare contro l'Atari
Altra gente, altre idee, un altra epoca :)
E io che pensavo fosse Richard Pryor :D