
Android 27 Set
10 Novembre 2021 8
Google ha perso l'appello sul caso Antitrust relativo al servizio Shopping per cui era stata condannata in Europa nel 2017: la Corte Generale dell'Unione Europea ha confermato che la società ha violato le leggi sulla libera concorrenza, promuovendo sul proprio motore di ricerca il suo servizio di comparazione prezzi ai danni di quelli concorrenti. La multa stabilita all'epoca, di 2,4 miliardi di euro, è stata confermata. Google può ancora rivolgersi alla Corte di Giustizia, che è la corte suprema dell'UE: sarà l'ultimo passo che il colosso americano potrà intraprendere per difendere la propria posizione.
La pratica di cui è accusata Google si chiama "self-preferencing": sostanzialmente, un'azienda sfrutta la propria posizione dominante in un determinato mercato (in questo caso specifico, i motori di ricerca) per crescere in un altro (shopping online). È una pratica molto comune nel mondo tech, e di per sé non è un comportamento illegale secondo le leggi europee, ma lo può diventare se le conseguenze e le ripercussioni diventano negative per i concorrenti - e in ultimo per gli utenti. Per esempio, un prodotto/servizio migliore potrebbe non riuscire a decollare perché è più difficile da trovare o raggiungere.
#EUGeneralCourt largely dismisses @Google action against @EU_Commission decision finding an abuse of a dominant position on its part by favouring its own comparison shopping service and upholds the €2.42 billion fine @Alphabetinc 👉https://t.co/ATb3CgbPxg
— EU Court of Justice (@EUCourtPress) November 10, 2021
Nel dettaglio il caso riguardava ciò che succede quando si cerca un prodotto su Google. Generalmente, nella parte alta dei risultati compare un carosello composto da schede affiancate con collegamenti a negozi che vendono quel prodotto (o prodotti correlati). Fino all'intervento dell'UE, tutte le schede venivano riempite da Google Shopping; in seguito si è implementato un sistema di aste per permettere anche ai concorrenti di accaparrarsi qualche slot - molto ambìto perché, appunto, in posizione molto privilegiata nella pagina di ricerca.
La multa da 2,4 miliardi è stata uno dei primi grandi casi di Margrethe Vestager, commissaria europea appunto incaricata dell'antitrust, che negli anni si è impegnata molto per tenere a freno il potere dei grandi colossi tecnologici statunitensi. Sempre intorno a quel periodo (un pochino prima, in effetti) fece ancora più scalpore la multa da 13 miliardi comminata ad Apple per evasione fiscale, il cui caso però è ancora aperto: la scorsa estate la multa è stata annullata in appello, proprio dalla Corte Generale. Anche in questo caso ci si rivolgerà alla Corte di Giustizia per un giudizio definitivo.
Abbiamo ricevuto in redazione il comunicato di Google che riportiamo a seguire:
Gli annunci su Shopping aiutano le persone a trovare i prodotti cercati in modo semplice e veloce, e aiutano i commercianti a raggiungere potenziali clienti. Il giudizio di oggi, che esamineremo nel dettaglio, si riferisce a una serie di fatti molto specifici e già nel 2017 abbiamo apportato modifiche per ottemperare alla decisione della Commissione Europea. Il nostro approccio ha funzionato con successo per più di tre anni, generando miliardi di clic per più di 700 servizi di shopping comparativo.
Commenti
Paaagaaaareeeeee! Ora speriamo che anche Apple venga condannata.
Anche Google ha scoperto che in Europa nella maggior parte dei casi non è come negli USA, dove continuano a fare inchieste che poi finiscono con un nulla di fatto
giusto così
Poverini, già che non vendono.
dicono attacco hacker
Cos'è successo a Mediaworld?
niente aspetto l'articolo su mediaworld