
17 Ottobre 2022
Google all'interno del programma Crisis Response ha messo a punto delle soluzioni capaci di allertare gli utenti sulle minacce naturali in atto o incombenti: è il caso, ad esempio, dei terremoti. Ma non solo: il colosso di Mountain View infatti ha deciso di fare il punto su un'altra importante funzione di allerta, ovvero quella legata alla previsione delle inondazioni, e sui piani per renderla ancora più dettagliata ed accurata oltre che espanderne l'area di copertura.
L'inizio di questa iniziativa risale al 2018: da allora Google ha inviato allarmi relativi ad inondazioni in India e Bangladesh, due territori particolarmente soggetti a questa problematica. Grazie alla collaborazione con la Central Water Commision indiana e con il Bangladesh Water Development Board l'area di copertura ha compreso circa 220 milioni di persone che hanno ricevuto circa 40 milioni di notifiche potenzialmente capaci di salvare vite.
Nel 2021, grazie ad un rafforzamento della struttura, i numeri sono stati ampliati arrivando a 360 milioni di persone coperte e 115 milioni di notifiche: un incremento, quest'ultimo, riconducibile all'affinamento della tecnologia di machine learning che consente di prevedere le inondazioni.
Google però vuole rendere il sistema ancora più accurato e ricco di informazioni utili, e non smette di lavorare in questa direzione, come si legge sul blog ufficiale:
In tutto il mondo, la maggior parte delle segnalazioni di alluvione fornisce solo informazioni su quanto un fiume si alzerà (ad esempio 30 cm), che spesso non rende l’idea di cosa questo significhi per le persone e il luogo in cui abitano. I nostri avvisi di inondazione fanno in modo che le persone ricevano le informazioni fondamentali visualizzando le mappe di inondazione, che mostrano l'estensione e la profondità di queste partendo da Google Maps.
Il nostro nuovo modello multiplo di inondazione e i progressi nella gestione dell'incertezza in tutti i modelli ci permettono di offrire informazioni in modo significativo e fornirle a molte più persone (condivideremo di più sulla tecnologia in futuro).
Per questa ragione Mountain View ha lanciato Google Flood Hub (link nel VIA), che fornisce le informazioni sulla profondità e l'estensione delle inondazioni in un formato più "visivo" consentendo quindi una comprensione più rapida e panoramica dello stato di emergenza nella propria zona, consentendo di accedere a dati focalizzati su località altamente specifiche, come un villaggio, e aiutando così gli abitanti a comprendere meglio e più velocemente come agire.
Per il prossimo futuro, Google punta inoltre ad estendere questa tipologia di monitoraggio oltre i territori di India e Bangladesh, a cominciare da altri paesi dell'Asia meridionale ma anche del Sud America per poi gradualmente raggiungere una copertura globale.
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Commenti
Ma mi sta bene il ragionamento che fai, ma dato che questa tecnologia è, allo stato attuale delle cose, altamente marginale, io non capisco perché farne un articolo (ora).
India e Pakistan non sono le sole nazioni al mondo a soffrire per problemi legati alle inondazioni (tutte le nazioni con corsi d'acqua interni li hanno), però sono le nazioni nelle quali stanno testando o provando questo servizio.
Indagare sui perché di questa scelta sarebbe stato un buon atto di giornalismo, il solo dire che hanno allargato un servizio che esiste già a me, permettimi, odora di redazionale.
Beh se ti interessa la tecnologia in generale che sia relativa ad un altro paese c'entra poco, anche perché non parliamo di un prodotto in vendita solo lì per cui potrei anche capire ma di progresso tecnologico dai risvolti futuri non banali... Poi se vogliamo vedere solo quello che sta nel nostro orticello è un'altro discorso
e fin li ci sono.
ma quali sono, dopotutto parla di estendere un servizio che già esiste a India e Pakistan, le nazioni che lo hanno già in uso?
come non detto, sono andato al link per Google Flood ed è solo li che funziona.
Ma, a questo punto, mi sorge spontanea una domanda ipotetica:
https://uploads.disquscdn.c...
la gente lavora
Leggere no eh?
Ma in Italia funziona?