
Mobile 23 Feb
Giornata molto ricca di eventi dal punto di vista dell'evoluzione del complicato rapporto tra l'editoria e i colossi del Web: appena questa mattina vi raccontavamo dell'accordo raggiunto tra Facebook e il governo australiano, ma in Europa la situazione è più spinosa, e Microsoft si è appena schierata contro le "colleghe Big Tech" Google e Facebook e dalla parte degli editori.
Intanto, un po' di background sintetizzato al massimo: sempre più governi dicono che i social e i motori di ricerca devono pagare gli editori per gli articoli condivisi o riprodotti sulle loro piattaforme; i social e i motori di ricerca dicono che le cosiddette "link tax" rappresentano l'esatto opposto delle premesse su cui si è fondato il Web; gli editori sono nella scomodissima posizione di volere più soldi, ma essere al tempo stesso sono consci che la presenza su social e Google è indispensabile per la sopravvivenza.
La proposta di legge australiana di cui parlavamo questa mattina propone di risolvere la questione così: grandi piattaforme ed editori devono trovare un accordo commerciale per la riproduzione degli articoli, e se questo accordo non si realizza entro un determinato lasso di tempo interviene un organo arbitrale esterno.
Il problema è trovare un punto di equilibrio che permetta a entrambe le parti di condurre i negoziati ad armi pari. È proprio sui dettagli che Facebook si è scontrato con il governo australiano, arrivando a bloccare in toto la condivisione di articoli sulla propria piattaforma.
In un comunicato stampa rilasciato nelle scorse ore, Microsoft ha deciso di sostenere questa soluzione, schierandosi quindi contro Google e Facebook; e ha detto che una legge analoga a quella australiana (che, vale la pena precisarlo, non è ancora entrata in vigore) andrebbe implementata anche in Europa, definendola un'evoluzione naturale del rapporto tra editori e piattaforme web. "L'accesso a una copertura stampa puntuale, ampia e profonda è critico per il successo delle nostre democrazie", dice il vicepresidente Casper Klynge.
Microsoft ha tutto l'interesse ad andare contro gli altri colossi, soprattutto la diretta rivale Google: il suo motore di ricerca, Bing, detiene quote di mercato trascurabili rispetto a Google, e già nel caso australiano, quando Google minacciava di ritirarsi completamente dal mercato, si era affrettata a dichiararsi pronta a sostituirla. Il colosso di Redmond dice che accetterebbe le link tax, ma è chiaro che si tratta di cifre enormemente differenti.
Commenti
è una storia che non continuo a capire: è evidente che gli snippet sui motori di ricerca non diano tutta la notizia ma hanno come unico scopo quello di farti cliccare e far visualizzare la pubblicità del sito all'utente.
per come la vedo io quasi quasi sarebbe google a doversi far pagare per indirizzare il traffico verso i siti di destinazione.
cosa è che non capisco ?
L'editoria fa schifo perchè, nonostante abbia sempre richiesto e ottenuto finanziamenti pubblici, ha continuato a fare gli affari dei proprietari privati, spesso direttamente o indirettamente invischiati in faccende politiche.
Certo che, pensavo, se le legge australiana e una legge simile in Europa entrassero in vigore il finanziamento pubblico alla stampa sarebbe ancora meno giustificabile. Magari sarebbe il momento buono per eliminarlo.
L'editoria fa un po' schifo.
Hanno preso i fantastiliardi di finanziamenti da investitori e partiti e vogliono ancora più soldi, ho capito bene?
O ciò che ho detto non si può dire perché è brutto da dire? Chiedo.
Era ora, finalmente un po di sana concorrenza. E' questo che migliora le condizioni per tutti, non i monopoli.