
19 Febbraio 2021
È stata definita l'indagine Antitrust del secolo, quella iniziata nell'estate del 2019 e che è culminata ieri sera con la comparsa (virtuale) dei CEO di Amazon, Apple, Facebook e Google alla presenza del Congresso degli Stati Uniti. Le quattro aziende, veri e propri pilastri del mondo digitale e non solo, sono profondamente diverse tra loro e il minimo comune denominatore scelto per riunirle nella più grande audizione che abbia mai coinvolto i giganti della Silicon Valley è l'accusa di aver messo in atto pratiche anticompetitive, al fine di rafforzare il proprio monopolio nei rispettivi settori.
L'audizione si è protratta per quasi 5 ore e mezza (trovate il video completo alla fine dell'articolo) e si è aperta con la pesante introduzione del presidente di commissione David Cicilline (Democratico), il quale ha sin da subito accusato le quattro aziende di avere il potere di regolare gli accessi al mondo dell'economia digitale, limitando in maniera importante l'azione e la potenziale crescita dei concorrenti.
Cicilline ha infatti evidenziato come Amazon, Apple, Facebook e Google - seppur in maniera diversa - siano in grado di cambiare a proprio piacimento e vantaggio le regole dei mercati in cui operano e abbiano il potere di sorvegliare e neutralizzare ogni possibile minaccia, attraverso acquisizioni aggressive o barriere create artificialmente per ostacolarne il cammino. Ma non solo, il discorso di apertura si è anche focalizzato sull'enorme potere che queste aziende hanno acquisito in ogni campo, come ad esempio il condizionamento dell'informazione, delle abitudini d'acquisto e di molti altri elementi legati alla vita dei rispettivi utenti.
La conclusione di questa dura apertura è stata in pieno stile USA, con l'immancabile richiamo allo spirito dei Padri Fondatori, i quali "non si inchinarono davanti ad un re, così come noi non dobbiamo farlo davanti agli imperatori dell'economia online". In queste poche righe sono riassunti gli elementi cruciali dell'audizione, ma cosa possiamo imparare dalle quasi 5 ore e mezza di botta e risposta tra la classe politica statunitense e i CEO dei colossi del web? Ecco cosa è emerso:
Le attuali regole Antitrust (in questo caso parliamo di quella USA) sono obsolete e non sono più in grado di svolgere efficacemente il loro compito in un mondo che adotta valori completamente diversi rispetto al passato. Se così non fosse, infatti, non si sarebbe arrivati alla situazione attuale, in quanto sarebbero entrati in funzione i meccanismi di salvaguardia del mercato che avrebbero impedito a colossi come Amazon, Apple, Facebook e Google (Alphabet) di occupare posizioni dominanti e di mantenerne il controllo con estrema facilità, senza che nessuno se ne accorgesse.
L'impianto di queste regole, infatti, è basato su norme stabilite da oltre un secolo e tiene in forte considerazione un aspetto che oggi è del tutto marginale nell'economia digitale: gli eventuali danni finanziari per gli utenti. L'Antitrust, infatti, tende a vigilare affinché non avvengano operazioni che portino alla creazione di monopoli e oligopoli che possano danneggiare il consumatore attraverso politiche di prezzo svantaggiose e cartelli. In regime di monopolio il prezzo non è più deciso dal mercato, ma dal monopolista che può applicare quello per lui più conveniente o, in casi estremi, può persino creare discriminazioni che intercettino ogni livello di propensione alla spesa delle varie fasce di consumatori.
Tutto ciò non esiste nel mondo digitale, o meglio esiste in una forma sufficientemente diversa da riuscire a sfuggire alle regolamentazioni. Parliamo infatti di un settore in cui tutto funziona al contrario e i servizi gratuiti sono all'ordine del giorno. Le accuse rivolte nei confronti di Amazon, ad esempio, non la vedono colpevole di aver utilizzato la propria posizione dominante (oltre il 70% del mercato degli acquisti online negli USA) per imporre prezzi più alti per il consumatore; tutt'altro. L'accusa è quella di aver spiato i propri partner - specialmente i venditori di terze parti più piccoli - per sviluppare la propria linea di prodotti a basso costo, andando quindi a tagliare le gambe ai concorrenti interni, senza che questi avessero gli strumenti e le conoscenze per reagire.
Diversi casi di questo tipo sono stati citati durante l'audizione - attraverso la raccolta di testimonianze di venditori Amazon -, ma quello che maggiormente ci spiega il motivo per cui le regole Antitrust sono obsolete e incapaci di prevenire il problema è quello legato all'acquisizione di Instagram da parte di Facebook. Il tema è stato tirato in ballo citando dei documenti riservati che lo stesso Zuckerberg ha scambiato con l'allora CFO dell'azienda David Ebersman, nei quali si discuteva della necessità di acquisire o meno l'allora nascente Instagram.
Lo scambio di email evidenzia l'intenzione di Zuckerberg di trovare un modo per neutralizzare la crescita della futura concorrente. Siamo nel 2012 e al tempo Instagram contava circa 20 milioni di utenti e un team di appena 13 dipendenti, tuttavia era già evidente come il social avrebbe potuto sottrarre importanti quote di mercato a Facebook (che al tempo stava lavorando ad un'alternativa), motivo per cui venne valutata l'acquisizione. Lo scopo era quello di:
L'ultimo punto è particolarmente interessante, in quanto dalle email emerge che Zuckerberg fosse conscio del fatto che non è possibile innovare all'infinito nel mondo dei social network, motivo per cui chi riesce ad azzeccare la formula vincente guadagna una posizione di vantaggio difficile da perdere. I concorrenti, infatti, dovrebbero riuscire ad offrire qualcosa di nettamente superiore per dare il via allo spostamento in massa dell'utenza, quindi in quel determinato periodo storico era più facile acquisire Instagram, piuttosto che sviluppare un'alternativa.
L'acquisizione è quindi stata approvata da tutti i principali enti regolatori in quanto non sembrava presentare problematiche legate ad una possibile distorsione del mercato - in particolar modo a quello delle app di condivisione di foto - e un pericolo per gli utenti (i quali, nel frattempo, erano diventati 80 milioni).
Questa ricostruzione è stata utilizzata durante l'audizione per mettere in risalto il comportamento predatorio di Facebook, società pronta ad acquisire, copiare e distruggere ogni potenziale concorrente. Ovviamente Zuckerberg ha respinto ogni accusa, affermando che il successo di Instagram era tutt'altro che scontato e che non sarebbe diventata il colosso che è ora senza gli investimenti di Menlo Park.
Questo ci porta al secondo punto emerso durante l'audizione: la totale incapacità dei colossi del web ad autoregolamentarsi. I Repubblicani sostengono che le attuali regole Antitrust non vadano ripensate, ma semplicemente supportate da maggiori controlli e da meccanismi di autoregolamentazione interna da parte delle grandi compagnie.
È ormai chiaro che quest'ultimo obbiettivo sia impossibile da raggiungere e l'audizione ce lo ha mostrato chiaramente con le risposte dei vari CEO a tutte le accuse mosse. Le più significative sono state quelle mosse ad Amazon e Google; della prima abbiamo già parlato, mentre della seconda ancora no.
In sostanza, Google viene accusata da diverse fonti di aver rubato contenuti web e di aver utilizzato la propria posizione dominante nel campo della ricerca per poter ricattare i rivali scomodi. Viene citato - senza farne il nome esplicito - il caso di Yelp e del furto di recensioni di luoghi di ristorazione: stando a quanto riferito, Google avrebbe utilizzato i testi di alcune recensioni di Yelp all'interno dei propri risultati per favorire altri contenuti e avrebbe minacciato la società di rimuoverla completamente dalla sua indicizzazione, in seguito alle sue continue richieste di chiarimenti.
Questo ha messo in luce anche il conflitto di interessi che esiste tra il doppio ruolo ricoperto da Google: da un lato stabilisce chi esiste e chi non esiste nel mondo del web, grazie al potere del suo motore di ricerca, e dall'altro vende spazi pubblicitari e servizi che traggono enorme beneficio e valore proprio grazie a Google.com.
Ma forse l'elemento più curioso riguarda il modo in cui Sundar Pichai - nel corso del suo discorso di apertura - ha difeso Google dall'accusa di detenere il monopolio nel campo delle ricerche web (dove ha il 90% delle quote di mercato), affermando che:
Le persone, ora più che mai, hanno tanti modi per cercare informazioni, una pratica che sta avvenendo sempre di più al di fuori dei motori di ricerca. Spesso la risposta è ad un solo click o ad un'app di distanza: si possono fare domande di cucina ad Alexa, leggere le notizie su Twitter, chiedere un'informazione ad un amico su WhatsApp, ricevere consigli da Snapchat e Pinterest. Quando si cerca un prodotto online lo si può fare direttamente da Amazon, eBay, Walmart o in uno dei numerosi e-commerce, dove la maggior parte della gente e solita fare ricerche.
Difficile contestare la veridicità del discorso, tuttavia è proprio in questo modo che emerge l'incapacità delle grosse aziende di potersi autoregolamentare, o meglio la volontà di non farlo. D'altronde, dal loro punto di vista, nessuno dei comportamenti descritti sino ad ora risulta anticompetitivo o scorretto, visto che si tratta solo del modo migliore per portare avanti il proprio business. E anche le accuse di soffocare la concorrenza cadono davanti alla lista di alternative sciorinata da Pichai: peccato che proprio l'esistenza stessa di molte di queste dipenda esattamente dal loro posizionamento su Google, senza il quale, probabilmente, non esisterebbero proprio agli occhi dell'utente.
Insomma, ciò che viene contestato ai colossi del web non viene percepito come un problema o un comportamento sbagliato da parte degli stessi (o meglio, non viene ammesso come tale), quindi è impossibile sperare nell'autoregolamentazione: come è possibile imporsi di non fare qualcosa che viene giudicato positivo per il bene dell'azienda e dei suoi utenti?
Questo aspetto era già emerso qualche tempo fa durante tutte le audizioni che hanno visto Zuckerberg comparire davanti al congresso in seguito allo scandalo Cambridge Analytica e l'audizione di ieri lo ha ulteriormente confermato: il linguaggio e i toni della politica non sono adatti a fronteggiare in maniera efficace dei CEO che guidano alcune delle più potenti aziende al mondo.
Piuttosto che attenersi ai fatti rilevanti, il linguaggio della politica punta a suscitare emozioni, con toni forti, incalzanti, che mirano a porre l'interlocutore in una apparente posizione di svantaggio, facendolo apparire peggiore di quanto in realtà sia. Tutte tattiche che possono funzionare sino a quando entrambe le parti giocano la stessa partita, ma che invece rischia di creare situazioni imbarazzanti e equivoci nel momento in cui il proprio rivale non si scompone e ha le capacità per rispondere non rispondendo alle accuse.
Un esempio di ciò è la domanda posta da Jerrold Nadler (Democratico) a Tim Cook, volta a mettere in luce l'abuso di posizione dominante di Apple sul suo App Store, pratica più volte contestata da tantissimi fornitori di servizi che ritengono che la Apple Tax del 30% sui propri ricavi rappresenti uno svantaggio enorme, che gli impedisce di poter competere alla pari con gli altri servizi offerti da Cupertino (anche se tra le carte delle indagini è emerso come Apple non disdegni accordi diretti con i propri partner, come quello fatto con Amazon per la pubblicazione di Prime Video su iOS e Apple TV, il quale frutta alla casa della Mela commissioni per appena il 15% dei ricavi generati).
Nadler ha quindi citato il recente caso di Airbnb (caduta anche lei nella trappola da quando ha avviato la vendita di esperienze online, per contrastare il crollo del numero di affitti), arricchendolo con toni strappalacrime, arrivando ad accusare l'azienda guidata da Cook di volersi arricchire sfruttando la pandemia.
Il collegamento tra le due cose è assolutamente forzato e ha permesso a Cook di superare agilmente la questione includendo qualche frase di circostanza carica di spirito patriottico, riuscendo quindi a non dover approfondire il vero tema fondamentale: la richiesta del 30% dei ricavi generati dalle vendite su App Store è o non è un elemento in grado di alterare la concorrenza? Forse, se la domanda si fosse concentrata maggiormente sul funzionamento di questo meccanismo automatico - piuttosto che sul voler suscitare l'indignazione verso colui che approfitta della pandemia - avremmo potuto avere una spiegazione più esaustiva.
Le domande poste dai politici lasciano quindi ampio margine di manovra ai CEO, i quali riescono a dribblare eventuali elementi scomodi per concentrarsi maggiormente su quelli marginali. A ciò si aggiunge anche l'impreparazione della stessa commissione, le cui domande spesso risultano provenire da persone non completamente informate sui fatti, elemento che getta discredito sull'accusa e sulla sua reale capacità di affrontare il tema.
Un esempio di ciò ci arriva dal Repubblicano James Sensenbrenner, il quale ha chiesto spiegazioni a Zuckerberg sul motivo per cui venissero filtrati determinati soggetti politici, citando il caso della sospensione temporanea dell'account di Donald Trump Jr. in seguito alla condivisione di una fake news riguardante le mascherine e l'utilizzo dell'idrossiclorochina. Zuckerberg non poteva sperare in una domanda migliore, in quanto gli ha permesso di evidenziare che il fatto sia in realtà accaduto su Twitter - dimostrando quindi l'impreparazione di Sensenbrenner - e di affermare la posizione di Facebook contro le fake news di carattere medico, le quali risultano troppo dannose.
Il quadro che è emerso sino ad ora è sicuramente poco edificante, tuttavia rappresenta solo parte di una realtà molto più complessa. Su questo punto bisogna essere molto chiari: i giganti della tecnologia non sono il male assoluto, tutt'altro. Rappresentano certamente una grossa anomalia che il mercato e il mondo della politica non erano pronti ad affrontare, tuttavia sono anche innegabili i vantaggi che hanno introdotto attraverso i loro servizi e prodotti.
A difesa dei colossi si sono mossi proprio i rispettivi CEO attraverso le proprie dichiarazioni di apertura, nelle quali hanno evidenziato i vantaggi che hanno offerto alla società e la propria utilità all'interno della vita pubblica. Tutte e quattro le aziende sono state capaci di realizzare prodotti e servizi molto apprezzati e che, in qualche modo, hanno migliorato le condizioni di vita di molte persone. In alcuni casi si è trattato di creare molti posti di lavoro - come Amazon continua a fare in tutto il mondo - e nuove possibilità per espandere le attività commerciali dei singoli, mentre in altri di mettere in contatto le persone tra loro senza limiti regionali.
Altri ancora, come Google, hanno realizzato servizi estremamente accessibili - come la suite di applicazioni Google - e hanno reinvestito gran parte dei loro ricavi per contribuire a rafforzare la centralità degli Stati Uniti all'interno del mondo della tecnologia (basti vedere cosa può comportare una vicenda come il ban imposto a Huawei), mentre Apple ha letteralmente creato da zero la cosiddetta economia delle app, dando a tantissime realtà - più o meno grandi - la possibilità di esistere e affermarsi.
Insomma, non si tratta di uno scontro tra buoni e cattivi, ma della necessità di porre delle regole che possano garantire il salutare sviluppo del mercato e delle libere scelte delle persone, al momento limitate dalla presenza un po' troppo invasiva di pochi grandi nomi.
Ora resta da capire se tutto ciò che è emerso potrà portare a qualche cambiamento. Il presidente della commissione Cicilline ha affermato che nelle prossime settimane verrà pubblicato un rapporto che illustrerà le conclusioni tratte e quali saranno i prossimi passi, tuttavia ha scelto di dire la sua opinione durante le ultime fasi della seduta. Secondo Cicilline, questo incontro ha reso ancor più evidente come Amazon, Apple, Facebook e Google agiscano tutte - in un modo o nell'altro - in regime di monopolio.
Al fine di contrastare ciò, Cicilline sostiene che tutte debbano essere sottoposte a nuove regole e che in alcuni casi si dovrà procedere alla suddivisione in compagnie minori, al fine di separare alcune aree di business e di renderle quindi meno propense ad esercitare comportamenti monopolistici. Per fare ciò, tuttavia, non basterà solamente trovare nuove interpretazioni per le leggi già esistenti: bisognerà per forza scrivere nuove regole, altrimenti l'azione esercitata sarà parziale e la sua efficacia nel tempo limitata. Ma questo è un altro problema. L'audizione di ieri ha infatti visto Democratici e Repubblicani uniti in un fronte comune - anche se con motivazioni diverse - e non è detto che questa alleanza potrà reggere il peso dell'imminente corsa alle presidenziali.
Tutto ciò sta avvenendo negli Stati Uniti, a oltre 7.000 km di distanza da noi, in uno Stato le cui leggi non hanno alcuna influenza sulle nostre. Per quale motivo quindi dobbiamo interessarcene? È molto semplice: il potere di aziende come Amazon, Apple, Facebook e Google non può essere limitato ai confini di un solo Stato; li prevarica e ricopre tutto il mondo. Tutti utilizziamo i loro prodotti e servizi, tutti siamo in qualche modo connessi a ciò che accade nelle aule di tribunale d'oltreoceano.
Per questo motivo, qualsiasi decisione in grado di alterare gli equilibri e di ridurre il potere dei giganti del web avrà ripercussioni anche su di noi, senza particolari esclusioni. Se quindi volete approfondire ciò che è avvenuto durante l'audizione, vi lasciamo al filmato integrale.
Commenti
il parlamento UE è sovranazionale... i paradisi fiscali UE (Olanda, Cipro, Malta, Ungheria, Lussemburgo e Irlanda) sommano (se non erro) 76 parlamentari, l'Italia da sola ne ha 73... non è un problema di rappresentanza dei "paesi con fiscalità normale" è che chi sta a Strasburgo ci arriva con le pressioni interne al proprio paese per difendere questo stato di cose perché fa comodo a "molti" (in realtà pochi ma che picchiano forte) che ci siano zone "senza regole"...
Il parlamento UE é composto da politici delle singole nazioni, che devono (vogliono) perseguire gli interessi del loro paese, non é sovrannazionale, ovviamente non c'é l'interesse di fare una cosa simile.
Motivo per cui ora in Germania l'iva é al 5% e 16% mentre in Italia si deve disattivare la clausola di aumento iva ogni 2x3 e al momento é al 22% e 12% (se non mi ricordo male).
Se (e qui esce fuori la mia vena di illuso sognatore) si riuscisse a sottomettere totalmente la politica nazionale a quella europea, si potrebbe fare molto meglio, e concordo con te che le politiche economiche e fiscali di molti paesi EU siano vergognose.
Tutti i paesi UE, con l’imgresso nell’unione, hanno inserito nelle proprie costituzioni articoli che obbligano i propri ordinamenti a conformarsi a quello UE e,proprio L’UE, ha pieno potere legislativo sovranazionale potendo emanare direttive (che necessitano di essere recepite ma sono vincolanti negli obiettivi) ed i regolamenti che sono immediatamente attuative in tutti i paesi della comunità entrando direttamente in tutti gli ordinamenti ... se volessero omogenizzare la fiscalità ed evitare che le aziende trasferiscano le sedi legali sempre in determinati paesi e che aziende non comunitarie operino in Europa sempre da detti paesi potrebbero tranquillamente farlo, se non viene fatto è perché non c’é la volontà ... ciò che accade a livello fiscale in molti paesi UE è semplicemente vergognoso e, da europeista straconvinto, ti dico che questo è un fattore che a lungo andare che incrinerà l’unione
Tutto vero. Ma mi chiedo con le regole attuali come sia stato possibilie per Disney fare tutte le acquisizioni che ha fatto. Disney è diventata veramente troppo grande.
La polizia ti può rispondere che chi si rivolta è complice della mafia e dei terroristi.
se cerchi un prodotto non troppo noto magari salti le prime 4/5 pagine, se fai una ricerca su un prodotto conosciutissimo ne devi saltare qualche decina.
Perché anche l'indicizzazione è pubblicità. Per di più occulta.
Un cittadino che non si rivolta a questa cosa, è complice
semplicemente obblighi lo smembramento di multinazionali settore per settore con fatturato superiore a X
Le polizie di tutto il mondo, compresa la polizia italiana, odiano la crittografia per motivi facilmente intuibili, non confondere le polizie con i popoli.
Cosa ci insegna?
Non mi è stato spiegato nulla e per ora nessuno ha smentito quanto io sostengo con ragionamenti e/o prove fattuali, anche se continuate a darvi man forte non mi è stato contestato nulla nel merito.
Non basta, ad esempio Apple e Facebook per anni hanno applicato la regola Copy, Kill and Acquire, cioè prima spingono le società più piccole a guerre legali impossibili e poi quando si rendono conto di non poter competere alla vendita. È un meccanismo che attuano da tanto tempo e che difficilmente potrà essere regolamentato
La stupidità è credere che selezionando la capacità in PR di qualcuno per eleggerlo si possano ottenere persone elette con qualche altra competenza oltre le PR.
La follia è credere che le persone di cui sopra siano in grado di ottenere qualcosa da chi è selezionato per la sua capacità di mentire e manipolare il prossimo per ottenere profitti e non cedere mai niente.
Se chi è specializzato in pubbliche relazioni fosse in grado di fare ciò di cui sopra, l'interezza delle aziende sarebbe comandata dai social media manager
Carissimo terrestre (o pedestre?) purtroppo non capisci nulla di diritto e di tributi, dato il tuo basso livello intellettuale pari solo alla tua presunzione, non tento nemmeno di spiegarti come funziona la normativa europea.
Concordo,
sono convinto che se apple perdesse l'aura di oggetto di lusso e "migliore" della concorrenza, numeri alla mano, non presenterebbe veri vantaggi.
La cosa triste è che ci sono anni di sentenze, persone che con buona volontà e senza schernirti ti spiegano tutto, ma tu insisti.
E' incredibile ed è al contempo vero, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire!
La gran parte lo fa per spendere meno, non perché percepisca l'abuso di Apple.
Se non fosse per il prezzo iPhone avrebbe l'80% del mercato (o magari no, perché se fosse un oggetto popolare iPhone perderebbe la sua aura di accessorio di lusso e a molti non interesserebbe più).
Bisognerebbe anche bloccare la possibilità di copiare le funzioni e le idee inventate dalle startup.
Anche quando non acquisiscono le aziende, le big tech acquisiscono le funzioni e le idee (e le integrano nel famoso ecosistema, rendendole più fruibili rispetto alle versioni sviluppate in origine).
Innanzitutto non sono luoghi comuni, sono la veritá oggettiva.
Punto 2, come ho giá scritto (e te e ad altre 1000 teste di c4zz0 che non capiscono nemmeno dove sono messe), la UE non ha potere impositivo ma solo propositivo, se Olanda, Lussemburgo e Irlanda hanno una normativa sulla tassazione che permette queste cose, la UE non puó pretendere che venga cambiata, al massimo si apre una procedura di infrazione per atteggiamento anticoncorrenziale e scorretto nei confronti degli altri stati comunitari, ma considerando che la causa contro apple ed Irlanda é stata persa miseramente, la UE ha ampiamente dimostrato di non avere potere sovranazionale in questo ambito.
Credo di averti dato abbastanza intelligenza per vivere almeno altri 2000 anni ai tuoi livelli, ora, gentilmente torna sulla tua astronave e vai a vivere dove capisci le dinamiche.
Invece di ripetere a pappagallo luoghi comuni diffusi in Europa, prova a rispondere alla mia domanda. Ti informo che se le grandi aziende possono pagare le tasse dove vogliono, non è per colpa dei singoli stati, ma per colpa (o merito?) dell'UE, è l'UE che lo consente.
Si però sono gli americani a voler combattere la crittografia in nome della libertà. Proprio nell'interesse dei consumatori.
Quello é assolutamente vero, ma basta saltarle.
Caro ET, le spiego la differenza.
è tutto molto semplice, la UE non é come gli USA.
Lì esiste un governo centrale e gli stati federali sono sottomessi alle decisioni del governo centrale relativamente alle tematiche piú importanti, qui esiste una confederazione di stati che volontariamente collabora sotto un parlamento che ha solo potere propositivo, la libertá dei singoli stati é enorme e molti ne aprofittano per proprio tornaconto rispetto agli altri (corretto o meno che sia).
Le regole ed i sistemi economici degli stati europei sono totalmente diversi tra di loro, come lo é l'organizzazione politica interna. La tassazione, i diritti dei cittadini, i doveri delle aziende etc non sono definiti dal governo europeo, che si limita esclusivamente a diramare linee guida che ogni paese interpreta a suo piacimento entro un certo range di libertá.
Le libertá personali ed i diritti dei cittadini in EU sono garantiti piú che negli USA (e piú che in ogni altra parte del mondo), per contro le attivitá lobbistiche delle aziende in USA hanno molto piú peso politico che in EU, quindi, caro il mio alieno, quel che lei dice non é corretto.
soprattutto non ha le nmila pubblicità di google
sara perche le tue mi sono sembrate troppo sempliciste e non obbiettive, quinidi non mi addentro, scusami ma non perdo tempo a confrontarmi con un antieuropeista convinto
Non mi trova nulla, ci ho provato, ma non ha minimamente la qualitá di google.
Simili a cosa, alla possibilità per le grandi aziende di pagare le tasse dove preferiscono?
Le tue dotte argomentazioni mi hanno pienamente convinto.
30 anni fa' i pc erano praticamente solo DOS e varianti da una parte, macOS dall'altra, quindi la cosa non era tanto diversa.
Poi si é cominciato a richiedere pc con win95, diciamola tutta, al secolo unix non era utilizzabile dagli utenti medi, apple era chiuso nella gabbia dorata da sempre,
cosa rimaneva? DOS e Win95, c
osa avresti scelto? Ed il resto é storia.
sono gli esportatori della democrazia, tutte le guerre sono in nome dei diritti e libertà dei popoli oppressi (ovviamento scherzo)
Difatti il 75% dei possessori di smartphone e l'81% dei possessori di pc segue il suo ultimo consiglio.
Complimenti per l'impegno, per essere uno appena atterrato su questo pianeta é giá qualcosa che sai scrivere discretamente in una lingua minore. Però ti consiglierei di studiare meglio gli usi ed i costumi dei terrestri e le differenze culturali delle singole regioni, altrimenti ti troverai di nuovo a scrivere simili errori.
Trovi windows perché praticamente MS lo regala ai produttori, ma il suo potere è in fase calante, i suoi guadagni e il suo futuro dipendono ormai da altre fonti.
Sopratutto perché gli Stati Uniti sono ancora una grande potenza grazie a loro.
Niente affatto
Perché gli americani pensano ai diritti dei consumatori mentre gli europei pensano ai diritti dei produttori, occorre limitare le libertà dei potenti, non del popolo, chiara la differenza tra la cultura liberale americana e quella cortigiana europea, sempre al servizio dei potenti?
Ma in realtà no, come già detto, se le condizioni sono le medesime. E prova ne è il fatto che appunto la stragrandissima maggioranza dei prodotti su Amazon sono non a marchio Amazon.
Per la questione delle contraffazioni: su quello sono ovviamente d'accordo, ma più che una questione di concorrenza credo che sia una questione "criminale", ovvero un reato dal punto di vista legale.
Se invece sono dei semplici cloni, che non infrangono regole (leggi bene: CHE NON INFRANGONO REGOLE), potrà non piacere, ma se la gente li compra c'è poco da fare.
Alcune delle pratiche che hai elencato, se sono vere (e non conosco tutti i casi perchè ne sono molti) probabilmente sono da sanzionare.
Ma da qui a dire che la concorrenza non esiste più (cosa fattualmente non vera) o che bisogna distruggere quelle compagnie perchè almeno stiamo tutti meglio e perchè sono troppo grandi, permettimi di dubitarne fortemente.
Basta volerlo già rende chiaro come non sia possibile
1) è possibilissimo basta volerlo, imporre un limite alla tassazione e bloccare ogni possibilità di avere paradisi fiscali all'interno dell'unione, ma a nessuno interessa un'UE veramente unita.
- depriving smaller competitors of customers by selling at artificially low prices they can't compete with -> lo hanno fatto
- obstructing competitors in the market (or in another related market)
by forcing consumers to buy a product which is artificially related to a
more popular, in-demand product -> Lasciano volutamente cloni sullo store per forzare contratti di partnership con il venditore originale
- refusing to deal with certain customers or offering special discounts
to customers who buy all or most of their supplies from the dominant
company -> Questo è più il dominio di apple con l'app store, dove hanno diritto di vita e morte di qualsiasi app.
Amazon ha fatto qualcosa di simile con Amazon prime approfittando dei device Fire e Echo
- making the sale of one product conditional on the sale of another product. -> Anche qui lo si può collegare al fatto che amazon lasci cloni sullo store (che riducono le vendite del prodotto originale) a meno che il venditore con contratti per avere il proprio prodotto sponsorizzato.
Per la questione spazzolini: e' un palese conflitto di interessi che lo store con l' 75/80% di share in america (e probabilmente anche europa) faccia concorrenza ai suoi stessi "fornitori/clienti" (venditori terzi).
Capisci che è ovvio che queste pratiche vengano limitate e/o bloccate onde evitare che queste aziende crescano all'infinito azzerando totalmente qualsiasi forma di concorrenza?
quindi immagino che quando una banca A compra un'altra banca B, e a seguito della fusione/acquisizione, per regole antitrust, è obbligata a cedere alle concorrenti alcuni sportelli sia un inno al komunismo...vero kompagno?
Basterebbe bloccare l'acquisizione di startup per due soldi al solo scopo di bloccare sul nascere un possibile concorrente e questo da solo aiuterebbe a riequilibrare, seppur minimamente, la concorrenza.
La soluzione al problema dovremo trovarla noi. Facendo in modo di avere società simili ma europee.
A me basterebbero i dividendi, peccato che non ho acquistato le azioni ...
Ahahahah
non parlo di servizi, parlo solo di OS.
in un mondo dove antitrust avesse fatto il suo lavoro, se vai a comprarti un pc trovi solo il PC e al momento dell'acquisto dici al commesso, lo vorrei con Windows oppure lo vorrei con Ubuntu o questo o quello...
se 20-30 anni fa succedeva quello, oggi ci troveremmo sicuramente anche con altri OS con percentuali decenti di utilizzo
Non conosco il caso quindi non commento, ma vedo che non rispondi né tu né gli altri a tutti gli appunti e ragionamenti fatti prima, quindi diamo per scontato che o non si sa rispondere o meglio non insistere.
Comunque giusto per quelli tipo moralizzatore che pensano di aver capito tutto, ecco un elenco delle pratiche di abuso di posizione dominante per l'UE:
- charging unreasonably high prices
- depriving smaller competitors of customers by selling at artificially low prices they can't compete with
- obstructing competitors in the market (or in another related market) by forcing consumers to buy a product which is artificially related to a more popular, in-demand product
- refusing to deal with certain customers or offering special discounts to customers who buy all or most of their supplies from the dominant company
- making the sale of one product conditional on the sale of another product.
https://ec.europa.eu/competition/consumers/abuse_en.html
Non c'è scritto da nessuna parte che Amazon non può fare gli spazzolini come gli altri perchè ha già dei venditori terzi che li vendono sul suo store.
quando sfogli un volantino o quando vai in una catena di elettronica quanti PC trovi senza preinstallato Windows?
come scrivevo siamo arrivati al punto che la gente crede che un pc deve nascere per forza di cose con Windows preinstallato.
poi certo, antitrust fa togliere il browser.
ma in un mondo normale se vuoi un pc lo avresti dovuto trovare senza nulla e nel momento dell'acquisto avresti dovuto dire voglio questo e o quel OS...
questo però doveva succedere 20-30anni fa, oggi come detto ormai non è più realizzabile purtroppo, dopo che fai vivere un'azienda in un monopolio conclamato per decenni
Inoltre, perché nessuno della redazione si informa sul EARN IT act? All'estero ne parlano e potrebbe avere effetti pure in Europa!