
09 Settembre 2021
Non ha inventato solo il Roomba, ma un’intera categoria di prodotti, quella dei robot aspirapolvere. Colin Angle è uno di quei personaggi che di solito si fanno amare nei salotti bene dell'hi-tech. Uno di quelli che non si limita a rispondere ai bisogni del consumatore, e nemmeno a interpretarli. Semmai prova ad anticiparli.
Una vita professionale che sembra scolpita nel DNA, ancor prima della nascita di iRobot. "Quando avevo 3 anni ho riparato il bagno di casa”, racconta divertito il 52 anni imprenditore americano. “Mia madre era pronta a chiamare l'idraulico. Le ho detto che l'avrei aggiustato io con un manuale di istruzioni che avevamo in casa. Da lì è stata una continua crescita di consapevolezza, un desiderio di risolvere i problemi attraverso le macchine. A 10 anni ho costruito una gru-robot per portare i bicchieri dalla cucina al soggiorno, il resto della storia la conoscete, mi sono laureato al MIT e con il mio professore di robotica ho fondato iRobot".
Di sicuro un problema lo ha risolto. Quello delle pulizie domestiche. Se oggi un prodotto su quattro è un robot aspirapolvere una grossa fetta del merito è sua.
“Quando abbiamo iniziato questa avventura non avevamo nessuna finalità specifica, volevamo solo rendere concreto il sogno dei robot, siamo entrati e usciti da 20 differenti business cercando di trovare l’idea vincente per dare valore alla robotica. Dovevamo combattere contro l'aspettativa – ma bisognerebbe chiamarla illusione - consegnataci dal cinema e dalla letteratura, quella dei robot con sembianze umane. In fondo credo che molte aziende di questo settore abbiano fallito per questo motivo: per il desiderio di creare qualcosa di cool pensando che la gente fosse disposta a pagare qualsiasi cifra per prodotti capaci di sostituire l’uomo. Ma senza preoccuparsi di fare bene le cose”.
Nonostante la concorrenza sempre più agguerrita, anche da Oriente, iRobot resta la prima società al mondo nel settore dell’aspirazione robotizzata, con un fatturato di oltre 1,2 miliardi di dollari, il 62% delle quote nel segmento robot e il 23% in quello più generico dell’aspirazione (dati Gfk 2017). Numeri impensabili solo qualche anno fa...
“Quando siamo partiti non abbiamo avuto alcun finanziamento da venture capital. Nessuno aveva intenzione di investire nella nostra idea, avevamo la tecnologia ma non avevamo un piano, abbiamo passato sei anni e mezzo senza la certezza di avere i soldi in banca per pagare gli stipendi a fine mese. Questa condizione ci ha portato a essere molto più concreti. Quando non hai abbastanza soldi per pensare in grande devi essere pratico. Per questo abbiamo subito abbandonato l’idea di fare un robot umanoide o altri progetti troppo ambiziosi. Dovevamo creare robot che fornissero più valore del loro costo d'acquisto. Da qui l’idea di un robot aspirapolvere: in fondo cosa c’è di più utile di pulire casa?"
Ok, ma ora che il robot aspirapolvere è stato sdoganato, cosa ci dobbiamo aspettare? Quale sarà la prossima invenzione, il prossimo robot in grado di cambiare le nostre abitudini?
"Ho una lista di almeno 50 nuovi robot che vorrei costruire, ci sono tante necessità per le quali la gente sarebbe disposta a spendere, io stesso pagherei per non dover portare i vestiti in lavanderia. Oltre ai nuovi prodotti, poi, ho una lista altrettanto lunga di capacità che vorrei portare sui dispositivi esistenti. È un discorso parallelo: da una parte c’è lo sviluppo dei nuovi prodotti, come il Terra, dall’altro c’è lo sviluppo del software come abitatore di nuove funzioni".
Al di là delle singole mansioni da sbrigare, conterà soprattutto alzare il quoziente intellettivo dei robot. È qualcosa che passerà per i progressi dell’intelligenza artificiale?
"No. Il limite vero è la comprensione dell’ambiente. Vi siete mai chiesti perché i robot non hanno le braccia? La risposta è semplice: perché non sanno dove prendere le cose. L’intelligenza artificiale fa bene il suo lavoro, in fondo se chiedo a Google o ad Alexa di comunicare a un robot di andare in cucina a prendermi una birra l’istruzione viene compresa e trasmessa. Il problema è semmai un altro: il robot non sa dove si trovano gli oggetti di casa. E non certo perché non può vederli, ci sono sistemi di visione molto accurati per identificare una birra. Occorre una diversa comprensione dell’ambiente, è un progresso che non è così scontato, per noi e per tutta l’industria. Potremo passare allo step successivo solo se costruiamo un robot con un cervello che sia in grado di comprendere l'ambiente in cui opera".
Dopo l’autonomia, insomma, la vera sfida sarà un migliore orientamento nello spazio e una comprensione dei suoi elementi.
"Per quasi 30 anni la nostra missione principale è stata quella di rendere i robot più autonomi. Quando sono stato qui qualche anno fa vi ho detto che il robot migliore è quello che non deve essere visto e toccato. Questo è e resta un aspetto importante, ma non è abbastanza. Intelligenza non significa solo essere autonomi, vale anche per il genere umano. È qualcosa che ha a che fare con la capacità di relazionarsi con gli altri, di ricevere suggerimenti dall’esterno. Un astronauta che deve esplorare un altro pianeta non può fare tutto da solo. Deve avere l’attrezzatura giusta, ma deve avere soprattutto avere la facoltà di comunicare con i suoi colleghi alla base e sul Pianeta Terra, persone che possano controllare la missione e aiutarlo nella selezione e nell’esecuzione delle azioni. Crediamo che lo stesso valga anche nel nostro mondo. Crediamo che i robot lavoreranno meglio quando potranno interagire di più e meglio con le persone. Per questo stiamo cercando di andare oltre la mera automazione. Stiamo sviluppando alcuni modelli in grado di collaborare - penso ad esempio al nuovo S7+ che può lavorare in sinergia con il Braava Jet M6 condividendo le mappe per impostare un ciclo di pulizia che preveda prima l'aspirazione e poi il lavaggio - o che permettano agli utenti di sapere dove si trovano per realizzare piani di pulizia più precisi e accurati. Dobbiamo estendere questo concetto di partnership fra uomo e macchina".
La sfida non è semplice, considerata anche la complessità dell’ambiente in questione: la casa.
"Già. Prodotti come Roomba devono operare in un contesto pieno di ostacoli e in continua evoluzione, direi quasi random. Non ci sono solo i mobili, ci sono impedimenti nel bel mezzo del percorso di pulizia, oggetti che vengono spostati di continuo. Una cosa è certa. I robot dotati di movimento, come il Roomba, sono fra i pochi oggetti connessi – forse gli unici – in grado di avere una visione d’insieme della casa. E che, proprio per questo, potrebbero diventare dei veri strumenti di coordinamento della smart home. Continuo a pensare che diventeranno dei veri e propri robot maggiordomo, anche se ad oggi la smart home non è ancora pronta per questo. Ci sono tanti dispositivi utili, questo sì, possiamo chiedere al nostro assistente di Google di riprodurre della musica, di impostare il timer in cucina ma come ecosistema stiamo ancora cercando una risposta a domande basilari. La casa non sa dove si trovano le nostre cose ed è per questo motivo che non possiamo ancora soddisfare certe esigenze. Non possiamo muoverci in casa pretendendo che l'illuminazione ci segua in modo intelligente, o che la tv e il riscaldamento si accendano e si spengano al momento giusto, il sistema non è ancora così pratico affinché i consumatori possono godere di un reale vantaggio. Quando lo sarà potremo davvero lavorare sul prossimo step. È inutile al momento costruire un robot maggiordomo o un robot dotato di braccia, abbiamo prima bisogno di avere un ecosistema domestico che sia adatto a farlo lavorare con cognizione di causa".
Fino a che punto può spingersi questa cognizione? E, soprattutto, con che livello di intromissione nella nostra privacy?
"Abbiamo un concetto molto forte della privacy ma anche della sicurezza dei dati, vogliamo che i nostri utenti si fidino di noi. Il problema è un altro. È il costo di questa fiducia. È importante che le persone capiscano che quando si compra un robot non si compra solo un oggetto tecnologico, ma un progetto che ha dietro un utilizzo più o meno coscienzioso dei dati. Sono due aspetti collegati. Ciononostante ci sono consumatori che si arrabbiano – giustamente – quando scoprono una falla di sicurezza, ma che il giorno dopo acquistano il prodotto più economico in commercio, senza preoccuparsi delle eventuali inefficienze a livello di trattamento dei dati".
È una problematica che sarà sempre più stringente: si dice che i robot del futuro avranno un ruolo importante anche nella cura delle persone, soprattutto di quelle che invecchiano.
"Proprio così. È per questo che vogliamo imporre un modello 2.0 nel trattamento dei dati, un modello che consideri l'informazione recuperata dai robot come una proprietà del suo legittimo proprietario e non dell’azienda. Chi vorrà fare qualcosa con questi dati dovrà chiedere necessariamente il permesso all’utente, fargli capire il beneficio: se voglio fare una mappa di casa tua devo chiederti il consenso. E farti capire che cosa ne farò, quali benefit potrò aggiungere al tuo prodotto, se, ad esempio, potrò pulire gli ambienti in modo diversificato. Alcune di queste opzioni saranno così vantaggiose da poter richiedere una fee di 0,99 cent al mese. Una nuova funzione può essere ripagata da una piccola commissione, se l’acquirente ne percepisce i vantaggi. La mia idea è che questo modello venga certificato da terze parti, entità esterne che garantiscano questo patto fiduciario con il cliente un po' come succede nel settore alimentare: se compro una bistecca di manzo con un marchio qualità sono sicuro che l'animale è stato trattato in un certo modo, che è stato nutrito con certi mangimi e che è stato macellato e conservato con i dovuti criteri. Sulla sicurezza dobbiamo fare qualcosa di analogo. Creare un rapporto fiduciario con i clienti basato su una certificazione indipendente fatta da una società che non ha nessuna connessione con iRobot. Un marchio che permetta ai consumatori di non dubitare sul trattamento dei propri dati. Anche a costo di spendere qualcosa di più".
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Commenti
No fra giuro, cioè, sono un ingengnere, hai detto una tra le cose più stupide che abbia sentito da tempo a questa parte. Cioè sei passato dalla carne al pesce, dalla robotica all'ingegneria ambientale "tanto alla fine si tratta di robe che aspirano"
Lo giuro non voglio offenderti o altro, ma se vieni da me ti ridono dietro
Io intendo di fare qualcosa da mettere fuori , nelle vie , perché i depuratori dentro casa sono utili quanto gli ombrelli durante un uragano è.è
Esisitono i depuratori d'aria per interni da anni. Li stravendono in Cina per ovvi motivi
Io ancora non ho un robot, però spero di diventarlo io stesso in futuro piuttosto che comprarne uno. Non seguo le olimpiadi, ma sarebbero senz'altro più divertenti con cyborg in grado di fare il salto in alto di 30 metri e cose simili.
ma questa intervista l'ha rilasciata ad hdblog o avete trovato questa intervista online e avete fatto una traduzione o è più semplicemente un comunicato stampa?
Dovreste specificare queste cose
Per quale motivo dovresti buttarlo dopo 3 anni?
Ho Roomba dal 2013, usato tutti i giorni e funziona ancora perfettamente.
Naturalmente facendo sempre la manutenzione necessaria e sostituendo le parti usurate come spazzole, filtro, ruote e batteria.
Cosa si usa di solito come esca?
Concordo. Anche per lavare ormai esistono i robot lavapavimenti. Non fanno miracoli, ma aiutano.
Con la lingua, quella dei miei 12 figli. Loro puliscono mentre io sto con il gatto...
se lo provi ti rendi conto di quanto ti aiuti, ovvio che poi dovrai andare a lavare comunque ma già l'eliminarti la polvere, le briciole e tutto quello che porti normalmente in casa facendo dentro e fuori, soprattutto se poi vivi in campagna.. ti assicuro che è un bel cambiamento. Ho ridotto di molto anche le pulizie di mobili e superfici varie poiché smuovi molta meno polvere che poi va a depositarcisi
Perché, tu come pulisci il pavimento?
Dipende dalle zone d'Italia. E comunque questo non fa che confermare ulteriormente il mio ragionamento.
Da quale paese vieni? 5 euro l’ora in Italia li prende un laureato, una donna delle pulizia mediamente ne prende almeno il doppio XD.
Se per te basta un aspirapolvere robot allora hai un concetto strano di pulizia....
5 € l’ora vengono a guardare l tv, mica a pulire.
E hanno ragione!
Con il robot aspirapolvere che passa tutti i giorni, la casa si mantiene pulita. E hai speso 500 €. Anche se ti dovesse durare 3 anni, avrai speso meno di 200 € all'anno.
Una donna delle pulizie, se impiega 1 ora per aspirare il pavimento e si prende 5 € all'ora, facendola venire 3 volte a settimana, ti costerà 780 € all'anno. E con tutti gli svantaggi del caso: avere un'estranea in casa, rischio che rubi, rischio che si ammali, ecc.
Wow che iuuumorrr
Mi spiace per il tizio ma questi rimangono dei gadget costosi e che non risolvono proprio nulla.
L'aspirapolvere da almeno 600watt, così come il secchio con l'acqua, lo devi sempre avere e puliscono meglio.
Certo una donna delle pulizie si prende 10 euro l'ora ma almeno hai la casa pulita.
Questi gadget, li paghi prima (con una durata limitata) e li devi mantenere dopo, con i ricambi. Dopo max 3 anni li butti.
Diciamo che chi li compra deve soddisfare le esigenze dell'azienda e non viceversa.
Esistono i mezzi del comune che passano di buon mattino
Ormai lo hanno smontato e hanno messo in piedi l'Unicorn.
Questa gif è bellissima ^^
Complimenti perché è una intervista molto interessante
No , ma abitare di fronte a strade trafficate la polvere è all'ordine del giorno. Magari facessero qualcosa per diminuirlo...
Io sarei 1 oppure 2?
Vorrei un aspirapolvere da single
Che omofobo, si chiama genitore 1 e genitore 2
moglie
Non è che roomba può considerarsi un cambiamento epocale.... suvvia..
Vi svelo i prossimi robot... ok... cioè?
Solitamente con i meccanismi dell'industria di massa, con grandi investimenti. Ma non voglio spingermi oltre nelle supposizioni perché non sono esperto del settore e non voglio dire castronerie! :)
E come li abbatti i costi?
Che centra? Hai letto la parola aspira e ti sei illuminato?
Esiste già in america è in fase di test in alcune famiglie quindi non è ancora in vendita al pubblico, almeno queste sono le ultime info che avevo cerca foldimate ;)
Vi svelo i prossimi robot che vi cambieranno la vita!
... e ovviamente nell'articolo non c'è traccia di questi robot ...
Robot?
Qualcuno ha detto robot? https://media0.giphy.com/me...
Creassero anche aspiratori di polvere per le aree trafficate :(
Io vorrei proprio un robot in grado di stirare e piegare gli indumenti. Quello sarebbe davvero il prossimo passo importante per la casa almeno visto che è tra le attività che portano via più tempo
Io, e ho anche trovato il tempo di correggerti: "ce".
Chi c'è l'ha fatta a leggere tutto l'articolo?
Beh, di sicuro non sei tu che devi farli al robot...
*senza fare danni*
Ma i p0mpini li fa?
Speriamo che la capacità di aspirazione sia notevole allora
No, nel senso che lo sottolineo proprio con la i.
tutti
iiiiiii
si chiama filippina
Il prossimo grande passo della tecnologia in grado di cambiare davvero la vita alle persone sarà sicuramente lo sviluppo degli esoscheletri. Se ne parla da anni ormai, ma non esistono ancora i prodotti di massa, ossia vendibili in ogni catena di elettronica. Abbattendone i costi li si potrebbe usare in riabilitazione, nella cura degli anziani, nel lavoro, nel fai-da-te e così via... Speriamo che presto inizino a vedersi i primi "grossi" progetti. :)
Titti?