
14 Ottobre 2022
Forse non lo sapete, ma una miniera d’oro si nasconde nelle vostre tasche. È il vostro smartphone e non si parla di quanto l'abbiate pagato: a renderlo prezioso sono i suoi componenti elettronici che contengono, tra le altre cose, alcuni metalli preziosi come l'oro e l'argento.
E non è finita qui: secondo uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology, recuperare l'oro dai dispositivi elettronici è più conveniente che estrarlo dalle miniere. Generalmente, questo metallo prezioso è presente in natura nella misura di circa 0,5 grammi ogni tonnellata di terra, con picchi di 5 o 6 grammi d'oro ogni tonnellata di terra nei siti di estrazione. In una tonnellata di smartphone, invece, si trovano in media ben 350 grammi d'oro, cioè circa 80 volte in più rispetto alle miniere.
Se si considera che, in media, ogni famiglia pare abbia circa 80 dispositivi elettronici in casa, dagli smartphone agli spazzolini elettrici, dagli utensili elettrici alle lampade, il conto è presto fatto. Non solo nelle tasche, ma anche negli scatoloni impolverati dove giacciono, dimenticati, tutti i dispositivi elettronici dismessi si cela un piccolo tesoro.
Sono rifiuti, certo, ma se fossero smaltiti correttamente sarebbero anche una risorsa, essendo riciclabili fino al 95% del loro peso. Purtroppo, nella maggior parte dei casi ciò non avviene: alcuni seguono canali paralleli non autorizzati di gestione, mentre altri rimangono banalmente "nascosti" in casa.
Tutto ciò che viene trattenuto o smaltito in maniera scorretta però provoca un danno ambientale, perché impedisce alle risorse di tornare in circolo. I rifiuti elettronici infatti sono il tipo di scarto che è cresciuto più rapidamente nel corso degli ultimi anni e, secondo il Global Waste Monitor delle Nazioni Unite, nel 2020 ne saranno prodotte 50 milioni di tonnellate.
Si tratta di 7 kg di rifiuti elettronici per ogni abitante della Terra e solo il 20% verrà riciclato: ciò significa che 40 milioni di tonnellate di scarti elettronici sfuggiranno alla possibilità del riciclo, nonostante il 66% della popolazione mondiale viva in un Paese con una legislazione in materia. L'Europa, che guida la classifica del riciclo di e-waste, va solo leggermente meglio, con la percentuale di rifiuti elettronici riciclati che sale al 35%.
I rifiuti elettronici, in italiano noti come RAEE e in inglese come WEEE o e-waste, non sono altro che qualsiasi apparecchiatura elettrica o elettronica di cui il proprietario intenda disfarsi in quanto guasta, inutilizzata o obsoleta e quindi destinata all'abbandono. Contengono metalli più o meno preziosi, come l'oro, l'argento, il rame e l'alluminio, ma anche materie prime come il palladio e il neodimio, necessarie per realizzare prodotti ad alta tecnologia.
Tuttavia, accanto a questi materiali si trovano anche sostanze pericolose, come il mercurio, i ritardanti di fiamma bromurati, i bifenili policlorurati, il cadmio e i fluorocarburi volatili, che richiedono una manipolazione e un trattamento speciali al fine di evitare l'inquinamento ambientale e l'esposizione a rischi per la salute e la sicurezza.
Un vero peccato che le percentuali di riciclo siano così basse dunque, poiché se trattati correttamente i rifiuti elettronici sono una vera e propria miniera: solo quelli prodotti nel 2014 contenevano l'equivalente di 48 miliardi di euro in plastiche e metalli preziosi, tra cui 300 tonnellate d'oro.
Che cosa succede quindi ai rifiuti elettronici quando lasciano le nostre case? In Europa, il produttore paga per la raccolta e il riciclaggio degli scarti generati da ogni prodotto con il cosiddetto eco-contributo RAEE. Poiché la legge prevede l'obbligo di raccolta differenziata dei RAEE e il divieto di smaltirli come rifiuto urbano, è anche possibile conferirli direttamente ai negozi che li vendono, oppure recarsi in discarica nella sezione apposita.
Non è così dappertutto: negli Stati Uniti, ad esempio, il sistema cambia a seconda dello Stato in cui ci si trova. In ogni caso, quando vengono raccolti, i rifiuti elettronici vengono spediti verso strutture di smistamento e divisi per tipo, dagli smartphone ai televisori, dai laptop ai tablet, dai droni alle macchine fotografiche.
Poi ogni gruppo viene trasportato negli impianti di trattamento, dove generalmente i dispositivi vengono distrutti, ridotti in pezzi così piccoli da poter facilmente separare il materiale riciclabile da quello di scarto.
Questo, tuttavia, è il destino solo di una piccola parte dei rifiuti elettronici, ovvero quelli che vengono smaltiti correttamente. I RAEE che non vengono raccolti secondo questa filiera finiscono in una zona grigia, non documentata: alcuni in discarica, altri inceneriti, altri ancora scambiati illegalmente o trattati in modo scadente.
Poiché lo smaltimento è un processo molto tossico, gli scarti vengono esportati verso Paesi più poveri che hanno controlli meno stringenti in materia. Gran parte degli e-waste finisce in Paesi come India, Cina e Sudafrica. Come spiega Jacopo Ottaviani nel ricco reportage di Internazionale intitolato "E-Waste republic":
Molti di questi apparecchi elettrici ed elettronici dismessi hanno ancora un valore commerciale, perché o ancora funzionano o contengono materiali costosi che possono essere riciclati. Per questo vengono caricati su container, imbarcati e spediti dai porti dei Paesi più sviluppati verso Paesi in via di sviluppo, come il Ghana. Ad aspettarli a destinazione c’è un capillare giro di intermediari, rivenditori, riparatori e commercianti dell’usato che sceglie, ne testa il funzionamento e rimette in circolo i rifiuti elettronici dei paesi ricchi nel mercato locale.
Un grande mercato che rifornisce imprese, uffici e famiglie locali di elettrodomestici ed elettronica di seconda mano, che iniziano una seconda vita in Africa. Tuttavia spesso si esce dall'ambito della legalità: gli oggetti che arrivano rotti violano la Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti transfrontalieri dei rifiuti pericolosi, che vieta il trasferimento tra Paesi di rifiuti tossici, tra cui gli apparecchi elettronici non funzionanti.
Tant'è: sia gli oggetti rotti sia quelli che muoiono dopo il loro secondo utilizzo finiscono nelle discariche locali, dove vengono smaltiti in modo scadente provocando gravi danni all'ambiente e alla salute delle persone. Ad esempio, in Ghana molti rifiuti elettronici vengono portati ad Agbogbloshie, un suburbio della capitale Accra: è la più grande discarica di rifiuti elettronici d'Africa, una città nella città dove vivono 40.000 persone che maneggiano i rifiuti con metodi rudimentali.
I lavoratori, quasi tutti ragazzi tra i 15 e i 35 anni, smontano manualmente le parti meccaniche ed elettroniche e poi bruciano gli involucri per recuperare i metalli redditizi e riciclabili. Tuttavia lo fanno in modo pericoloso, sfruttando ad esempio la combustione di pneumatici, che innalza le temperature ma libera nell'aria, nella terra e nell'acqua una serie di sostanze chimiche particolarmente tossiche.
Le sostanze pericolose si riversano nell'ambiente avvelenando il terreno e le persone che vivono nelle vicinanze: i campioni di sangue dei lavoratori di Agbogbloshie rilevano alti livelli di piombo, alluminio e rame, proporzionali al periodo di esposizione ai rifiuti elettronici. In risposta al problema, qualche anno fa era stata annunciata l'istituzione di un impianto di riciclaggio in loco, di cui ancora non si sono visti i frutti.
La dinamica non riguarda solo il Ghana: lo stesso avviene ad esempio in Nigeria, dove il 70% dell'e-waste giunge illegalmente a Lagos a bordo di automobili provenienti dall'estero e destinate al mercato dell'usato locale. Poi il cerchio si chiude: una volta recuperati, i materiali preziosi vengono rivenduti a commercianti che li spediscono in container diretti verso mercati esteri, anche in Europa.
Lo scenario è cupo, ma non del tutto: alcune aziende hanno messo in campo delle iniziative autonome per limitare la produzione di rifiuti elettronici e contenere le attività estrattive che negli anni hanno suscitato tante polemiche per le condizioni dei lavoratori, a partire dalle miniere di cobalto.
Una di queste è Apple, che nel 2018 ha lanciato Daisy, un robot in grado di smontare e recuperare rapidamente dai vecchi iPhone i materiali che altri impianti di riciclo non sarebbero in grado di processare, tra cui il tungsteno e le terre rare. Daisy può disassemblare 15 modelli diversi di iPhone al ritmo di duecento pezzi all'ora e, nel primo anno di vita, ne ha smontati 1,2 milioni; le batterie vengono unite agli scarti dei siti di produzione e riutilizzate per costruire nuovi accumulatori, in un circolo chiuso di riciclo.
Nel 2018 Apple ha ricondizionato oltre 7,8 milioni di dispositivi togliendo dalla circolazione più di 48.000 tonnellate di rifiuti elettronici. Inoltre, grazie a una speciale lega progettata ad hoc, l'alluminio impiegato per costruire alcuni MacBook è riciclato al 100% e l'azienda usa esclusivamente stagno riciclato per le saldature delle schede logiche principali di diversi prodotti, evitando così l'estrazione di questo metallo.
Volendo fare la propria parte, come gestire correttamente i rifiuti elettronici? Il primo passo è passare in rassegna la propria abitazione e raccoglierli tutti in un contenitore suddividendoli per tipologia. I RAEE sono ripartiti in cinque gruppi:
Quando possibile è meglio togliere le batterie dai dispositivi destinati alla discarica, che poi andranno conservate in un contenitore apposito, possibilmente in plastica o in metallo, per evitare la dispersione di eventuali sostanze inquinanti. Infine, bisogna portare tutto, opportunamente suddiviso, all'ecocentro comunale. In alternativa, per i grandi apparecchi elettrici come lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi, c'è anche la possibilità di prenotare un ritiro a domicilio da parte delle aziende addette alla raccolta dei rifiuti.
È bene notare che dal 2016 non è più strettamente necessario andare in discarica per liberarsi dei rifiuti elettronici. Grazie al cosiddetto decreto "Uno contro zero" è possibile consegnare l'apparecchio fuori uso direttamente nei negozi di elettronica, che sono obbligati a ritirarlo gratuitamente, purché abbia dimensione massima di 25 centimetri sul lato lungo.
Presente anche la formula "Uno contro uno", che permette, all'atto dell'acquisto, di consegnare l'elettrodomestico usato in cambio di quello nuovo, di qualsiasi dimensione sia.
Se invece siete curiosi di vedere la miniera d'oro nascosta all'interno dei vostri dispositivi elettronici, non è necessario che vi cimentiate in prima persona nella distruzione dei vostri smartphone: come spesso accade, qualcuno ci ha già provato prima di voi, e l'ha pubblicato su YouTube.
Sono diversi i video che mostrano il procedimento per estrarre i metalli preziosi dagli smartphone, ma l'operazione non è particolarmente conveniente, né comoda, né economica, né saggia dal punto di vista della vostra salute.
Per chi preferisse l'ascolto, invece, il tema dei rifiuti elettronici è al centro della puntata settimanale dell'Intervallo, il podcast di HDblog ideato e diretto da Andrea Nepori. Special guest, in questo caso, l'autrice del presente articolo. Potete ascoltarlo qui di seguito, oppure su Spreaker, Spotify, Apple Podcasts, Google Podcasts e YouTube.
Recensione Honor Magicbook X16, da prendere al giusto prezzo
Recensione Huawei Freebuds Pro 3: super rapporto qualità - prezzo! | VIDEO
Google lancia ufficialmente Gemini: la sua AI next gen arriverà anche sui Pixel 8
Omnibus ha fallito, ma non ci sorprende. Il Black Friday Tech segna -11%
Commenti
In realtà il buon R1c ha dimostrato come bastino 2GB di RAM e un dualcore, con gli script di ottimizzazione, Windows non sembra comportarsi male ... e ripongo molta fiducia in ciò che dice quindi ci credo :)
Io ho un iPad Air 2 da oltre 5 anni e un iPhone 6s da 4 anni e mezzo e funzionano ancora entrambi perfettamente. Quindi far durare i prodotti si può, dipende da noi.
In ogni caso ognuno con i suoi soldi fa quello che vuole nell’ambito della legge
gipielle chiocciola libero . it se puoi mandarmi in linea di massima una lista e qualche info in più. grazie mille
Direi di si
Cattiva questa. Ma comprensibile
mio zio ha un s3 ancora funzionante, e va discretamente bene. Uso minimo ovviamente, chiamate sms e whatsapp
il problema è che dall'accensione alla visualizzazione del desktop passano 2 settimane.
Ok, ora uno spiraglio lo lasci intravedere... e a questo rispondo.
Questo è giusto: tu conti esattamente quanto me e quanto chiunque altro. Quindi dai più peso alle cose che fai e che scrivi.
Quel che vedi intorno a te che non funziona è la somma algebrica degli errori dei singoli.
Inizia a non farli, vedrai che non sei affatto solo. Aiuta a non farli, vedrai che le cose attorno a te miglioreranno.
Potevi anche evitare, tanto i conti meno di zero esattamente come me
Non conto certo su un tuo rinsavimento, ti ho risposto per gli altri esseri umani civili che, purtroppo, inciampano nelle tue parole.
20 anni no, 16. il processore più vecchio sul quale può installare Windows 10, senza fare pace estraneo robe strane, è il Pentium 4 serie 6X2 quello con il core CedarMill
Non ho mai letto tante minchiate come in questo commento
Dalli al comune di Venezia per finire il mose
E pensa che continua non fregarmene niente
Infatti non è da tutti schiacciare le cose sotto i pullman
Ciao, ci possiamo sentire?
inquini spudoratamente il mio pianeta, te ne vanti come un teppistello quindicenne di quartiere e dai la colpa al sistema? Sei un demente.
sai perchè non cambia una mazza?
perchè ci sono quelli come te.
starai scherzando
Rimuovete la foto delle persone di colore che lavorano come se fossero schiavi, rassisti!
Negli anni ho accumulato una notevole quantità di notebook, parti di pc desktop, cavi di tutte le specie ora obsoleti. Non so se buttare tutto all'ecocentro comunale sia la scelta migliore. Sapete se ci sono aziende che ne possono fare uno smaltimento più intelligente, recuperando al meglio? Possibilmente in Veneto
Io capisco quello che dici, in parte, ma molte consapevolezze di oggi non si avevano allora.
Vogliamo parlare allora dell'edilizia? che dagli anni 60 fino ai primi dei 2000 ha visto una costruzione imponente di edifici, senza contare tutto il suolo tolto alla natura. Oggi da ingegnere ti posso dire che la tendenza è totalmente invertita, ma per sfortuna, molte cose le stiamo imparando con il tempo.
Sicuramente cose simili sono accadute anche in altri settori, dove gli sprechi
e gli scarti non venivano considerati.
telefoni che durino almeno 5 anni?
di sicuro non android visto che i major update ci sono per neanche 2 anni se ti va bene e compri l'ultimo grido della marca del momento
ma lui critica il consumismo, non il fatto di prendere determinate cose.
per dire, comprare un telefono di per se non e' consumismo, cambiarlo ogni anno con uno nuovo solo per avere l'ultimo modello si.
idem penso che intenda con i viaggi in aereo e tutte le cose di cui hai parlato
e' da windows 7 se non addirittura windows vista che gates non e' piu' CEO microsoft :)
Beh diciamo che avendo vissuto quei tempi ti posso assicurare che attualmente la velocità di aggiornamento dei sistemi operativi non ha eguali, pensi che ai tempi di Windows 95 o 98 uscisse una patch ogni settimana ? Ti compravi il tuo pacco di floppy, istallavi sperando in qualche santo fino alla fine, che magari un floppy non fosse morto e andavi avanti, con w98 simile, con la differenza che con il CD ti risparmiavi una tortura...quindi sto “ogni sei mesi cambi il pc” lo trovo inappropriato...per non parlare di Windows XP nato nel 2001 e uscito di scena nel 2014...ora se vogliamo buttare m... su Windows io ci sto visto che uso Linux dal 97 e sono un vecchio (a tutti gli effetti) sostenitore e sviluppatore open source, ma dire inesattezze non mi pare corretto.
Buona fortuna lol
E perché dovrebbe essere alla portata di tutti ed a costo zero? Se è alla portata degli specialisti del riciclo ed il costo è inferiore a quanto ci si può ricavare va benissimo!
Come qualsiasi dispositivo. Cambia l'intervallo temporale ma non il risultato finale.
Sì ma si parla degli anni 90 quando usciva un nuovo os ogni 6 mesi e lo sviluppo hardware era davvero imponente. In quegli anni non aveva senso ottimizzare il codice visto che 6 mesi dopo uscivano processori più veloci.
Il concetto è che andrebbe pagato anche 2000 euro un telefono ma deve durare 5/7 o più anni. Riparabile e pagabile a rate o a noleggio.
no mi sta sulle pelotas che dopo il famoso incontro di tim con i capi di greenpeace è diventata, secondo la ONG, la meglio azienda
MACHESTAIADI?
gli ingegneri valgono, è solo che lavorano per far risparmiare e guadagnare il più possibile l'azienda, non certo i consumatori
L’ultima edizione Windows lo installi anche nei pc vecchi di 20 anni.
Bill Gates ha introdotto il concetto di usa e getta e lo ha aplicato a windows. Ogni 6 mesi si doveva buttare il PC perchè Bill Gates e Intel avevano deciso che questo era il modo migliore di guadagnare danaro. Oggi ci sono gli smartphone ma indovinate i produttori da chi hanno imparato? Da Gates naturalmente. Gates è diventato ricco sulle spalle degli uomini mediocri in giacca e cravatta amanti delle lucette lampeggianti degli hub usb
Basta accettare che lo stile di vita che tutti vogliamo non é a impatto zero. Nulla lo é.
Le battaglie idrologiche contano zero id fronte ai fatti e l'unica cosa che possiamo fare, sempre che sia economicamente sostenibile, é cercare di abbassare questo impatto. Tuttavia non arriveremo mai neanche vicini al riciclo totale e alla sostenibilità al 100%
Cioè?
Hai toni forti ma concordo che un telefono spesso un cm renderebbe tutto riparabile molto più di oggi con colle e sistemi che si spaccano.
Ah non parliamo in ambito PC poi di tanti componenti saldati sulle MB : ram e dischi.
Darei miliardi di multe a chi salda ram e disco
Ammettilo, che ti piace
Bel ragionamento, complimenti
Ma quale riciclo. Devono fare telefoni riparabili e che durino almeno 5 anni. Il resto è immondizia che fino a due anni fa finiva in Cina che poi la buttava in mezzo all'oceano o la bruciava inquinando tutto il mondo, ora che la Cina non compra più rifiuti esteri (si vede che ora ne ha abbastanza interni da smaltire allo stesso modo) il materiale continua comunque a creare montagne di rifiuti speciali in paesi del terzo mondo dove per due spicci si avvelenano rovistando nel lerciume tossico. Quindi o ammettete che siete tutti assassini dell'ambiente e del terzo mondo e non ve ne frega niente l'importante è farsi l'aperitivo oppure non prendiamoci in giro.
Ogni tanto torna la c4g4ta del guadagnare estraendo oro e metalli preziosi da un device elettronico, come se fosse facile e alla portata di tutti e si potesse fare a costo zero.
Ho un problema con la tastiera (swiftkey).
Mi dispiaccio di aver fatto errori
Non te li comprerebbe nessuno. La quantità di metalli preziosi su singolo dispositivo è talmente irrilevante che se te lo pagassero un euro dovresti ritenerti fortunato
Se le trovi le aziende addette che comprano e-waste da privati...che poi non è che ti offrano comunque tanto, un'azienda tedesca vedevo che offre circa 11€/Kg, escluse le batterie. Con uno smartphone ci fai molto poco, ammesso che trovi qualcuno disposto a pagartelo!
Quindi si possono vendere a qualche azienda addetta?
Se no, preferisco tenerli nel cassetto piuttosto che regalarli a chi ci ricava sopra soldi.
Illegale? Non credo proprio... :D
Perché la gente li compra e li butta via dopo 10 minuti...
Il saggio indica la Luna, lo stolto osserva il dito...