
Apple 06 Giu
É sempre il solito discorso: smart working sì, smart working no, magari qualche forma ibrida (ora va molto di moda definirla così) o, nella peggiore delle ipotesi (o migliore, dipende dai punti di vista), lavoro in presenza al 100%. Se ne discute da tempo, ormai, con la pandemia che ha mescolato le carte in tavola mettendo in dubbio tutte le nostre certezze (in questo caso specifico: si lavora in ufficio, salvo mansioni particolari). Nel periodo più acuto della crisi sanitaria il lavoro da remoto è stata una necessità da cui non si poteva prescindere: o si faceva così, o non si lavorava affatto. Ma ora che - ci auguriamo - la situazione sta lentamente migliorando riemergono i diversi punti di vista delle aziende. E i problemi.
A partire da Apple, che sin dal primo lockdown di marzo 2020 ha invitato i propri dipendenti a svolgere le loro mansioni da casa, sperimentando forme di lavoro in gran parte inedite (almeno in queste proporzioni) anche per una grande azienda come quella di Cupertino. Al primo allentamento della morsa del virus, però, Tim Cook ha gradualmente richiamato i dipendenti in ufficio, pur nel rispetto delle norme sulla sicurezza sanitaria e del buon senso (mentre altre realtà come Twitter invece giuravano amore eterno allo smart working). Situazione ibrida che è andata avanti fino a questo mese di giugno, così come previsto dall'azienda stessa, e ora che la deadline è arrivata i dipendenti hanno fatto sentire la loro voce, manifestando la volontà di continuare a lavorare da remoto anche in futuro, dunque oltre i tre giorni a settimana garantiti da Apple.
Malumori sedati immediatamente con la conferma di non voler andare oltre i tre giorni a settimana pattuiti: "Riteniamo che la collaborazione di persona sia essenziale per la nostra cultura e per il nostro futuro. Se ci prendiamo un momento per riflettere sui nostri incredibili lanci di prodotti dell'anno passato, i prodotti e il lancio stesso sono stati costruiti sulla base di anni di lavoro che abbiamo svolto quando eravamo tutti insieme di persona" - dice Deirdre O'Brien di Apple in un video visionato da The Verge.
La posizione dell'azienda sembra piuttosto ferma: solo a pochi sarà consentito di lavorare il 100% da remoto, e comunque sarà valutato "caso per caso" con necessaria approvazione del dirigente responsabile.
Commenti
Da 100 % in ufficio a 100 % a casa e vogliono rimanga tale. Bah
Questo è ovvio. Ma ci può perché no?
Già
Ma come qui su CHDBlogghe tuti vogliono lavorare da casa. Poveri ....
vuoi fare come piace a te, lavora in proprio
i falsi modesti sono i peggiori, so di valere
"Come fai a delocaizzare in asia, visto che hanno un fusoorario diverso?"
Cinesi e indiani non si spaventano certo per i turni di notte.
"Oppure ancora il manager fa turni di 16 ore, dove 8 per attenzionare i
dipendenti italiani e 8 per i dipendenti indiani, ad esempio?"
metti un manager in cina/india. semplice. con quello che costa.
"E poi c'è un altro problema che è la llingua.In italia si lavora in italiano. Perchè mai un indiano, ad esempio, dovrebbe imparare l'italiano"
perche' gli dicono "invece di stare in una fabbrica a una pressa o in fonderia, ti facciamo stare in un ufficio pulito e seduto comodo, ma devi imparare l'italiano". guarda che e' tutta gente che quando c'e' da lavorare si rimbocca le maniche, la' mica c'e' il reddito di cittadinanza.
che umilta', complimenti.
E ti hanno assunto come Computer Scientist?
che gran fortuna
Io sono assunto da un'azienda tedesca (con stipendio tedesco) che ha dovuto aprire una sede a Milano proprio per questo motivo.
quello che citi tu e outsourcing non delocalizzazione:)
Uno che ci e arrivato:)la prima parte hai detto bene,la seconda se dobbiam citare lo studio di una famoso studio di consulenza UK 1/5 dei posti di lavoro rischia di essere perso per colpa dello smartworking
Vero, ma costano più degli indiani.
Ma non sono quelli che ci rubano il lavoro. E comunque devo ancora conoscerli... me li presenti?
Ho studiato informatica ma autonomamente.
Hai studiato informatica o ingegneria informatica?
E senza condivisione il sapere alla fine scema parecchio.
Secondo me lo smartworking è sostenibile in alcune professioni, per periodi limitati di tempo, per venire incontro a delle esigenze specifiche del dipendente.
Se il dipendente ha necessità di spostarsi e viaggiare ogni tanto anche per una settimana e la professione consente di poter svolgere il lavoro da casa, mi sembra giusto concedergli la possibilità di farlo.
Posso capire, ma bisogna anche dire che ci sono degli indiani che a livello informatico ci distruggono.
Fingers crossed! Alla fine basterebbe che qualche big accettasse condizioni del genere per farle diventare uno standard de facto per le aziende del settore.
Sarebbe una win-win per tutti, a meno di progetti o condizioni particolari che possono sempre capitare
Passi troppo tempo su disqus, tempo che potresti usare per fare del pil.
eh sempre a fare i catastrofisti, sembra sempre che il mondo deve finire da un momento all'altro. Tranquillo, mi occupo di una cosa che servirà sempre, nella peggiore delle ipotesi continuerò ad avere un reddito molto alto solo in uno stato diverso, ma pur sempre del primo mondo con servizi di primo livello, tutto qua.
quindi invece di intavolare una discussione, imponiamo dall'alto la legge. WAGIE BACK IN THE CAGIE
Non ci sono controindicazioni allo smartworking, se non per i palazzinari, ristoratori ecc che inevitabilmente perderanno clienti. (Devo dire che per i palazzinari non mi dispiace più di tanto). Senza considerare poi tutti i benefici per la salute mentale e l'ambiente: meno stress da traffico meno inquinamento ecc.
Torniamo alla delocalizzazione.
Come fai a delocaizzare in asia, visto che hanno un fusoorario diverso?
Noi lavoriamo di giorno e loro di notte?
Oppure lavoriamo in modalità asincrona? E se dobbiamo confrontarci come facciamo?
Oppure ancora il manager fa turni di 16 ore, dove 8 per attenzionare i dipendenti italiani e 8 per i dipendenti indiani, ad esempio?
E poi c'è un altro problema che è la llingua.
In italia si lavora in italiano. Perchè mai un indiano, ad esempio, dovrebbe imparare l'italiano quando con l'inglese può lavorare negli usa, canada, australia, regno unito... Se proprio vuole lavorare con l'europa è meglio il tedesco visto che si parla in germania, austria, svizzera... L'italiano è proprio l'ultima delle lingua che conviene imparare, prima ci sono sicuramente francesce e spagnolo
ci vuole molto auto disciplina a non mischiare i due ambiti.
Il problema che è più difficile in quanto non vi è uno stacco netto (come lo spostamento che ti aiuta a scindere i due)
Sta solo a noi ;)
Al di la delle preferenze personali, penso che il problema principale sia il tipo di ufficio in cui si deve tornare. Se lavori in posti realmente a misura d'uomo allora puoi mantenere tutte le distanze e le precauzioni che vengono attualmente (ancora) richieste e/o consigliate. Ma se lavori nel classico ufficio, magari open space di praticamente il 99% delle aziende, dove tutti sono ammassati secondo dei termini di legge che hanno sempre fatto ridere (e che ora lo fanno ancora di più...), fissati (assai) probabilmente più per andare incontro alle esigenze imprenditoriali che al reale benessere psicofisico del lavoratore, allora non sarà facile.
Ovviamente parlo di uffici, perché i lavori "operativi", magari in produzione, hanno problemi anche più duri da risolvere.
solo gli incapaci? io direi piuttosto "tutti quelli con un lavoro non di alta specializzazione". tutti i restanti sono a rischio.
E quando il 30% (a voler rimanere bassi) degli impiegati perdera' il posto, l'intero paese ne risentira', tu incluso.
più ne parlo e più mi rendo conto che i sostenitori dello smartworking adorano kazzeggiare invece di lavorare, ora mi è tutto chiaro.
E che ti devo dire, se hai zero autocontrollo si, vai in ufficio, così se vedi uno che fa una pausa lo imiti e la fai pure tu :-)
tutte belle teorie, ma in pratica non stacchi mai dal pc quando lavori da casa, preferisco sempre mille volte meglio l'ufficio e i suoi ritmi.
Ah davvero?
Esattamente, anche io lavorando nel mondo Cloud IT mi rendo conto di fare le stesse cose in casa e in ufficio, ovvero mettere le cuffie, fare chiamate di lavoro o setup di macchine in remoto. Per alcuni lavori non c'è assoluta differenza anzi a casa ho anche la standing desk che mi aiuta a non atrofizzarmi sulla sedia della scrivania :D
ahaha, anche questo è vero :D
Ma cosa diavolo c'entra la delocalizzazione con lo smart working, mamma mia.
Solo gli incapaci. Io non ho paura di loro.
se non ti paice andare in uffucio, cambia lavoro; l'azienda ti paga e decide lei
Quando lavoravo in ufficio la .mia giornata di 8\10 ore lavorative era fatta da riunioni con più persone (massimo una decina), risposta ed invio e-mail, creazione report e grafici, creazione e invio via email di documenti e richieste s Diversi enti aziendali, telefonate a fornitori esterni e riunioni con colleghi per aggiornamenti sull avanzamento di progetti o lavori in corso. Tutte attività che potrebbero essere svolte tranquillamente anche da casa. Onestamente non ho mai capito perché, tecnologie permettendo, un lavoro di ufficio tipo quello che facevo io possa trarre beneficio dal lavoro in presenza invece che da remoto. Anzi sotto certi aspetti lavorando a casa propria e non in un ufficio con altra gente si può essere molto più concentrati e produttivi perché non hai a che fare con altri, ognuno con le sue cose da Fare, telefonate, richieste, fastidio per l'aria condizionata o per il caldo o per la luce etc
ehm... quanti studi, imprese o industrie conosci che fanno mezzo milione a dipendente? dai, un minimo di obiettivita', parliamo di aziende normali, non di facebook o google, che ce ne sono due su 100 milioni.
comatrix ha perfettamente ragione.
sviluppo, contabilita', helpdesk, progettazione cad, ufficio acquisti, marketing, social media marketing... tutta roba che al 90% puoi delocalizzare.
e molti di quelli che stanno esultando per il telelavoro saranno sostituiti da asiatici o africani, in qualche anno.
Si deve avere una presenza legale, il costo è ben troppo alto, almeno per un solo dipendente, tendenzialmente lo fanno quando iniziano ad essere 4 o 5. Spero che la UE ci metta una pezza altrimenti resteremo la brutta copia degli USA.
L'azienda in questione dovrebbe avere una sede legale italiana, credo, per fare quello che dici tu. Il problema è che nel nostro paese, dato il carico fiscale esagerato, soprattutto ai danni delle imprese, nessuna azienda straniera è incentivata ad aprire alcunché. Purtroppo non se ne esce.
In bocca al lupo comunque!
talmente figo il lavoro in Apple gli stessi dipendenti preferiscono stare a casa a lavorare invece che andare in un ambiente ai massimi livelli a lavorare su progetti informatici piu stimolanti che si siano al mondo ... come noi poveri sfigati con i capi che pensano di poterci rimpiazzare con chiunque.
pensa te.
circa un decimo di quelli che servono, ringrazierò sempre le facoltà di lettere per levarmi dai piedi tanta concorrenza :-)
Quindi nel mondo quanti Computer Scintist senior ci sono? 5 o 6?
ah parli di quei lavori dove perdi l'80% del tempo a fare riunioni che non servono a nulla se non a decidere come perdere altro tempo in altre riunioni... chiaro...classico stile italiano.
E visto che parliamo ci cifre che superano i 65k annuali nemmeno posso aderire al regime forfettario, quindi zero convenienza proprio.
Ma nessuno dice il contrario, solamente che mi piacerebbe pagare le tasse in Italia come lavoratore dipendente e non come partita iva visto che in Italia le partite iva (e lo dico appunto da dipendente) hanno zero tutele zero ammortizzatori sociali e zero wellfare.
Io la sto portando avanti con insistenza insieme alla richiesta di una foresteria (che a conti fatti l'azienda si scaricherebbe dalle tasse in gran parte portando però un enorme plus in termini di wellfare aziendale e attrattività nell'hiring). Vediamo, da una parte ho molto potere contrattuale essendo difficile da sostituire e avendo una ottima reputazione e considerazione, dall'altra essendo decisioni a livello corporate mi sto attrezzando facendo interview con aziende che danno simili benefits di modo da far scattare gli automatismi di retention aziendali. Le si prova tutte, vediamo come va.
Si ma tutti possono prendersi una pausa e tutti possono uscire di casa a fare una passeggiata, sempre che non ci si ritrovi in regime detentivo ovvio. Quanto alle case, mi ha fatto piacere vedere in molti realizzare finalmente che quei loculi da 50mq che vendono a caro prezzo in centro città non sono degni di essere chiamati case. Sarà che sono nato e cresciuto in campagna ma sotto i 100mq sono tutti garage e mi sale la claustrofobia.
Un luogo di aggregazione sarà sempre necessario ma qui credo nessuno credi davvero si possa lavorare al 100% in remoto. Semplicemente le occasioni di incontro fisico devono diventare circoscritte, ad esempio su base mensile o bimestrale, a seconda dei ruoli.