
20 Set
Google torna a parlare di legge europea sul copyright in un post pubblicato sul blog ufficiale, in cui rimarca le conseguenze a cui si andrebbe in contro qualora gli Stati Membri approvassero la normativa comunitaria. Il primo “sì” da parte dell’UE era arrivato lo scorso settembre, generando dissenso non solo tra i big della rete, ma anche tra i piccoli editori, i consumatori e i “creator”: 4,5 milioni di questi hanno già firmato una petizione contro la direttiva, con l’auspicio che l’Europa riveda il documento.
L’iter per l’approvazione definitiva è ancora lungo, visto e considerato il mancato accordo per un testo condiviso tra i Paesi, i cui rappresentanti hanno deciso di rimandare il voto dopo le elezioni che si terranno a fine maggio. Dopo le minacce di chiusura di Google News e la provocazione della pagina vuota - diretta conseguenza della legge sul copyright - l’azienda di Mountain View torna nuovamente sull’argomento cercando di condividere il proprio pensiero e - soprattutto - le proprie preoccupazioni.
“Ribadiamo il nostro impegno a sostenere il giornalismo di alta qualità”, dice Google. Con l’approvazione dell’art. 11, tuttavia, il pagamento di una tassa per i link a notizie e articoli porterebbe esattamente al contrario: i consumatori troveranno maggiori difficoltà nell’accedere ai contenuti se gli snippet saranno ridotti, magari senza immagini e con un testo risicato. Il rischio concreto è che le persone decidano di virare su fonti alternative di informazione, come ad esempio le piattaforme social.
Uno studio condotto da Google ha dimostrato come l’attuazione di un simile scenario possa portare a una riduzione fino al 45% del traffico verso gli editori delle notizie online. Davanti a tale situazione, i consumatori si sono messi alla ricerca di altre fonti (lo dimostra l’incremento delle query sul motore) con il rischio di finire su siti sponsorizzati e/o di scarsa qualità.
Poter utilizzare immagini, parole o singoli estratti senza un contratto con l’editore non sarà più consentito, ma Google ribadisce ancora una volta come risulti pressoché impossibile stipulare accordi con ciascuno di questi - grandi o piccoli che siano.
Se è solo il pagamento, e non la qualità, a decidere quali titoli gli utenti possono vedere, i risultati potrebbero essere negativi sia per gli utenti stessi che per gli editori più piccoli ed emergenti.
Ancora peggio - forse - è la situazione legata all’art. 13, che prevede che le piattaforme che ospitano contenuti dagli utenti debbano mettere in atto strumenti adeguati per bloccare il caricamento di materiale protetto dal copyright. Più volte Google si è espressa in passato contro questo argomento | Copyright UE, YouTube informa i suoi utenti sui rischi dell’Articolo 13 | ed ora rincara la dose, ritenendo le bozze del regolamento “non attentamente bilanciate”, potenzialmente in grado di “danneggiare la fiorente economia creativa in Europa, inclusa la comunità dei creativi di YouTube”.
Ciò che chiede Google in tal senso è una forma di collaborazione con i “titolari dei diritti”, visto che la piattaforma che pubblica i contenuti non può essere l'unica responsabile. Dovrebbero ad esempio essere gli stessi utenti ad inserire nei contenuti caricati alcune informazioni chiave come l’URL e tutto ciò che è necessario per identificare la fonte. In caso di violazione, sarà più semplice per Google (e per le altre piattaforme) rimuovere prontamente il contenuto stesso.
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Commenti
Sono così dei geni quelli di Repubblica che il testo degli articoli a pagamento è inserito nella pagina HTML ma semplicemente con un attributo hidden! C'è un estensione banalissima di 10 righe di codice per Firefox che aggira il blocco, giusto per dire. E non la considero neanche pirateria questa, di fatto il blocco è del tutto inesistente, sono loro che hanno deciso di implementare il sistema in quel modo.
Uguale anche per il corriere e il limite dei 10 articoli al mese del Corriere anche quello molto facilmente aggirabile con una finestra in incognito, va beh.
È appunto questo il punto contestato, l'articolo 13 imporrebbe alle piattaforme di implementare dei filtri che controllino ogni singolo contenuto caricato dall'utente per vedere se è o meno una violazione di copyright, e nel caso non lo facciano sono ritenute responsabili in prima persona per quella violazione.
È una cosa chiaramente assurda ed insensata, che non sta in piedi sotto tutti i punti di vista, primo perché sappiamo che a livello tecnico i filtri non sono infallibili e sbagliano, andando a rimuovere materiale dove non c'è nessuna violazione di copyright, secondo perché implementare i filtri è una cosa complessa e costosa, soprattutto per le piattaforme più piccole che non hanno il potere di Google.
in fondo, è pro-fondo
Art.13, ma se i detentori di copyright chiedono alla piattaforma di rimuovere un loro contenuto non va bene? Che ne sà la piattaforma cosa è protetto da copyright e cosa no?
... è profondamente fondo.
Famiglia Cristiana RULEZ
Un fondo profondo quindi...
Mi è capitato qualche volta di leggere i tuoi commenti e anche il tuo profilo twitter. Fossi in te eviterei di parlare di propaganda ;) .
Consiglio da amico eh.
sisi avoja, qua dentro è pieno di piddini che subito offendono, poi gridano a lupo a lupo hahahaha
Secondo me qua dentro ce ne sono parecchi, in fondo è pieno di gente che difende quel pattume
io vorrei conoscere i geni che pagano per leggere i contenuti esclusivi di la repubblica HAHAHAHAHAH
Beh se iniziano a fare come l'unitá vanno avanti altri 20 anni di debiti e poi chiameranno fascisti chi pignora loro anche la casa lol
tranquillo che su la repubblica il fondo è sempre più profondo.
Che poi vorrei vedere in Italia senza i fondi pubblici ai giornali cosa accadrebbe, chiusi tutti subito. Ma ovviamente è colpa dell'italiano medio che non legge, mica che sono propaganda illeggibile, figuriamoci
Magari pagando non ci saranno pii tempi verbali sbagliati o errori grammaticali discutibili
Dubito che la qualità delle notizie possa peggiorare ulteriormente...