
30 Agosto 2015
Il tema della sicurezza dei dati biometrici acquisiti dai sensori d'impronte integrati nei dispositivi Android è recentemente tornato sotto i riflettori in occasione della conferenza Black Hat, che si è tenuta la settimana scorsa a Los Angeles.
Se ad uscire sconfitto è il sistema operativo Android nel suo complesso, visto che la debolezza è insita nell'OS stesso che non supporta nativamente i sensori biometrici, alcuni smartphone Android sono stati presi come esempio per illustrare il meccanismo che consente agli hacker di entrare in possesso delle impronte digitali in forma non criptata. Tra i dispositivi incriminati figurava anche il phablet HTC One Max.
Il produttore taiwanese è intervenuto sulla vicenda, dopo la pubblicazione del rapporto di FireEye Labs che aveva evidenziato la grave falla nella sicurezza dei dati biometrici. L'azienda taiwanese ha infatti risolto la vulnerabilità, affermando, inoltre, che quanto riportato da FireEye Labs era limitato a One Max e non esteso ad altri device (si pensi a One M9+, anch'esso dotato di sensore d'impronte).
Un portavoce dell'azienda taiwanese ha commentato in questi termini la vicenda:
Come sempre, HTC prende molto seriamente i problemi di sicurezza e li pone al vertice delle priorità
Caso chiuso ed effetti molto limitati per l'utenza HTC, fermo restando che il supporto ai sensori biometrici che sarà introdotto con Android M dovrebbe migliorare la situazione in maniera ancor più marcata (per HTC e non solo).
Commenti
***** per One Max.