
27 Novembre 2014
ARM è tra le aziende maggiormente impegnate nello sviluppo di processori dedicati all'universo mobile, i suoi cores Cortex sono infatti utilizzati e personalizzati da alcuni dei principali chipmaker come Qualcomm, Samsung (Exynos), MediaTek, Huawei ed altri ancora. Il mercato si è tuttavia ramificato ulteriormente negli ultimi tempi, sempre più importanza è stata data infatti ai dispositivi indossabili, con chip a bassissimo consumo divenuti di cruciale importanza.
A lavoro su questo fronte abbiamo Intel, ma ARM è da sempre un passo avanti e a dimostrarlo abbiamo visto alcuni weareable proprio della casa di Santa Clara mostrati al pubblico nel corso del CES 2014; successivamente si scoprì infatti che i prototipi erano 'spinti' da ARM Cortex. L'ultima evoluzione nel campo sono gli ARM11, i Cortex A (applications processors), Cortex R (real-time processors) ed i Cortex M (embedded/microcontrollers).
Quest'ultimi sono forse i meno conosciuti, o meglio, nella blogosfera si è soliti parlare dei più comuni Cortex A dedicati ai dispositivi mobili, ma il futuro è nei weareble e nei bassi consumi.
Alcuni dei wearable attuali basati su Android Wear sono tuttavia affidati ai SoC Cortex A, nonostante la naturale collocazione li vorrebbe con hadware ARM Cortex M. Di questa famiglia fanno parte cinque membri: M0, MO+, M1, M3 ed M4. Per capire quali siano le proporzioni in gioco possiamo fare un semplice paragone, l'intero chip di un Cortex M è infatti delle dimensioni di un core Cortex A.
I Cortex M supportano le SRAM e le memorie NAND, niente da fa invece per le DRAM. Si tratta in ogni caso di processori a 32-bit che verranno ulteriormente sviluppati per equiparare grossomodo le performance con gli attuali Cortex A7 (quelli presenti negli attuali smartphone, per intenderci), mantenendo tuttavia consumi energetici decisamente più ridotti.
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